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Pensioni: uno schiaffo che risuona sulla stampa svizzera

Uno schiaffo, una sberla, un pugno: metafore riccorenti lunedì sull stampa svizzera. swissinfo.ch

Il secco "no" alla riforma del secondo pilastro rappresenta un vero e proprio smacco per governo e ambienti economici, sottolinea lunedì la stampa svizzera. Dopo questo rifiuto, commentano gli editorialisti, la questione della riforma delle assicurazioni sociali resta però aperta.

«Le nostre rendite non si toccano!»: è questo il chiaro messaggio che tre cittadini su quattro hanno lanciato domenica a governo e parlamento e che riecheggia lunedì sulle prime pagine dei giornali svizzeri. «È un voto che si schiera contro i continui tagli alle prestazioni sociali e a favore di un’espansione del Welfare», ricorda la Neue Zuercher Zeitung.

In un clima di piena crisi finanziaria, il popolo svizzero non ci sta e «rosso di rabbia» – come titola Le Temps – respinge con il 72,7% l’abbassamento del tasso di conversione del secondo pilastro. «Era dal 1986 che una proposta sostenuta da governo e parlamento non veniva affossata così chiaramente», ricordano Tages Anzeiger e Bund.

«Per mettere un sì nell’urna bisognava credere negli scenari degli assicuratori, del mondo economico, del Consiglio federale e della maggioranza borghese in parlamento, prosegue Le Temps. «Questa volta però questa alleanza – spesso vincente in Svizzera – non è proprio riuscita a convincere».

Lo spettro della crisi

All’unisono i giornali elvetici puntano il dito contro gli ambienti economici, ma anche contro il Consiglio federale, chiamato a riflettere su questo voto di «sfiducia» espresso dal popolo. Sul risultato di domenica, infatti, ha pesato molto lo spettro della crisi e le ripercussioni sul mondo del lavoro.

«La credibilità del settore finanziario e assicurativo, così come del mondo politico, è stata seriamente minata dalla crisi finanziaria», rilevano il Bund e il Tages Anzeiger in un editoriale comune. Dal canto suo, il quotidiano friburghese La Liberté evoca una diffidenza del popolo nei confronti degli assicuratori privati, «accusati di avere una concezione della giustizia redistributiva che privilegia unicamente gli azionisti e le loro amministrazioni».

«C’è troppo marcio nel regno del profitto», sentenzia Le Matin, secondo cui dalle urne ermege una denuncia nei confronti del governo che non ci ha pensato due volte a «soccorrere la piazza finanziaria», e nei confronti degli assicuratori che «alimentano l’opacità di fronte ai rischi che si sono assunti».

Quanto al Blick, gli svizzeri hanno sicuramente espresso un voto di pancia, ma anche di testa, «contro le banche, gli assicuratori e i consulenti che sguazzano nel denaro del secondo pilastro» e contro gli «eccessi dei manager e della destra borghese» che li sostengono.

«In questo contesto, il popolo svizzero non era pronto ad accettare uno smantellamento dello stato sociale», sottolinea la Luzerner Zeitung. Soprattutto perché ancora una volta «a perderci sarebbero stati i cittadini comuni», gli fa eco la Aargauer Zeitung.

Un avvenire oscuro

Il risultato scaturito dalle urne evidenzia un altro aspetto fondamentale: le rendite pensionistiche sono ormai diventate intoccabili. Una situazione che in molti giudicano però piuttosto preoccupante. «Il risultato di domenica rappresenta molto di più di un monito. Mostra chiaramente quanto sarà difficile trovare un consenso su riforme future», scrivono Bund e Tages Anzeiger.

«La verità è che il voto di domenica riecheggia – leggermente amplificato – quello del 2004 sull’AVS: 68% di “no” alla riforma del primo pilastro, 72% di “no” alla riforma del secondo pilastro», scrive il Corriere del Ticino. «E se il sistema previdenziale non è più in grado di far fronte alle nuove sfide, allora si riformi il sistema anziché ritoccare verso il basso le rendite».

Ma se il messaggio del popolo appare chiaro, la sua traduzione è tutt’altro che facile. Diversi sono infatti i problemi ai quali sono confrontate le nostre pensioni, sottolinea ad esempio il 24 heures. «Pressione demografica, adattamento ai modi di vita moderni, flessibilità dell’età di pensionamento, solidarietà intergenerazionale: bisognerà affrontare questi cantieri con coraggio e buona fede».

E soprattutto non bisognerà accontentarsi di presentare proposte da «cattivi perdenti», per riprendere l’espressione della Basler Zeitung. Una critica rivolta principalmente alla destra che, appena resi noti i risultati, avanzava già l’idea di aumentare i contributi a carico delle persone attive o dei pensionati. Bisognerebbe finalmente garantire una migliore trasparenza in questo campo, sottolinea il quotidiano basilese.

Anche la Neue Zuercher Zeitung è sulla stessa lunghezza d’onda. «Il risultato di domenica complica il processo di risanamento delle assicurazioni sociali. In questo dossier, un certo senso della realtà e la capacità di agire sul lungo termine sono più che mai necessarie».

Per i quotidiani neocastellani Express/Impartial, infine, «l’avvenire della previdenza professionale passerà per un maggior dialogo tra i partner sociali». Ma, sottolinea il Journal du Jura, si tratterà soprattutto di vegliare affinché «rimanga un’assicurazione sociale dove i soldi risparmiati tornano sempre nelle mani degli assicurati e dei pensionati».

Stefania Summermatter, swissinfo.ch

I cittadini svizzeri erano chiamati alle urne per esprimersi su tre temi.

Con il 72,7% dei voti, e l’unanimità dei cantoni, il popolo ha bocciato chiaramente la modifica della Legge federale sulla previdenza professionale.

Sostenuta dalle autorità federali, dai partiti di destra e dagli ambienti economici e assicurativi, questa riforma avrebbe comportato un abbassamento graduale dell’aliquota minima di conversione, per farla scendere fino al 6,4% nel 2016.

Aspramente controversa, la misura concerneva direttamente tutti i salariati affiliati alla previdenza obbligatoria, il cosiddetto secondo pilastro, che andranno in pensione dopo il 2014, ossia la stragrande maggioranza della popolazione.

Altro oggetto in votazione, l’iniziativa popolare “Contro il maltrattamento e per una migliore protezione giuridica degli animali” è stata respinta con il 70,5% dei voti.

L’iniziativa chiedeva di ancorare nella Costituzione federale l’obbligo per i cantoni di istituire la funzione di avvocato degli animali.

Infine, il nuovo articolo costituzionale sulla ricerca sugli esseri umani, elaborato dal governo e dal parlamento, è stato accolto con il 77,3% dei pareri positivi.

Il tasso di partecipazione è stato del 44,6%.

La previdenza professionale è obbligatoria per tutti i salariati che guadagnano almeno 20’520 franchi lordi all’anno.

Il salario annuo lordo assicurato è al massimo di 82’080. La parte che eccede questo limite, come pure i salari inferiori al minimo di 20’520 franchi, possono essere assicurati a titolo facoltativo.

La previdenza professionale è finanziata mediante un sistema di capitalizzazione, con i contributi degli assicurati. Almeno la metà dei contributi dei dipendenti è a carico del datore di lavoro.

Ogni assicurato costituisce così il proprio “avere di vecchiaia”, sul quale maturano gli interessi. Il tasso minimo d’interesse è fissato dal governo federale. Attualmente è del 2%.

Il tasso minimo, per la parte obbligatoria, è iscritto nella Legge federale sulla previdenza professionale (LPP).

Nel 2008 la previdenza professionale contava oltre 3,6 milioni di assicurati attivi e quasi 931mila beneficiari di rendite.

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