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Coronavirus: le buone relazioni franco-svizzere attivate per salvare delle vite

Un paziente affetto da Covid-19 è evacuato dall'ospedale di Mulhouse il 23 marzo. Copyright 2020 The Associated Press. All Rights Reserved

Di fronte al ricovero di un gran numero di malati di Covid-19 negli ospedali della regione francese di Grand Est, una politica locale si è rivolta ai cantoni svizzeri vicini per ottenere aiuto. La sua domanda è stata ben accolta e l'idea si è diffusa a macchia d'olio. Ormai una trentina di pazienti francesi è curata in Svizzera.

La solidarietà transfrontaliera si rivela particolarmente preziosa in questo periodo di pandemia. Vari cantoni svizzeri hanno accettato di accogliere pazienti francesi affetti da Covid-19, in modo da aiutare gli ospedali sovraffollati della regione Grand Est e Franche-Comté. Finora è stata trasferita una trentina di malati provenienti dalla Francia. Anche la Germania e il Lussemburgo si sono fatti carico di pazienti francesi.

Tutto è partito dall’iniziativa di una politica locale, Brigitte Klinkert, presidente del Consiglio dipartimentale dell’Alto Reno, decisa a mettere a frutto il clima di cooperazione che esiste tra le regioni alla frontiera tra Francia, Svizzera e Germania. Sabato 21 marzo ha scritto una mail ai governi di Basilea Città, Basilea Campagna e Giura e al primo ministro francese per lanciare un appello alla solidarietà transnazionale.

Tutti hanno ritenuto che si trattava di un’ottima idea e i cantoni svizzeri hanno accettato il giorno stesso di mettere a disposizione dei letti. La domenica mattina gli accordi sono stati approvati dal governo svizzero e i responsabili degli ospedali hanno iniziato a organizzare i trasporti. “La cooperazione è nata in modo molto spontaneo. Le nostre relazioni di amicizia e di solidarietà transfrontaliera hanno funzionato”, afferma Brigitte Klinkert.

Nessuna contropartita

Questo primo esempio si è diffuso a macchia d’olio: l’Agenzia regionale della sanità del Grand Est ha ripreso il testimone e ha contattato altri cantoni svizzeri, con l’aiuto del consolato generale di Francia a Ginevra e Zurigo. Altri letti sono stati messi a disposizione anche in cantoni come San Gallo e Turgovia, non necessariamente abituati a collaborare con l’Alsazia.

Nessun paziente italiano

La Svizzera non ha ricevuto nessuna richiesta di presa a carico di pazienti dall’Italia. Nessun malato italiano è attualmente curato negli ospedali svizzeri, hanno indicato a swissinfo.ch le autorità del canton Ticino e del Dipartimento federale degli affari esteri.

Giuliano Gallera, responsabile della cellula di crisi in Lombardia, conferma che non è stato intrapreso nessun passo in questo senso e che la Lombardia a preferito rivolgersi ad altre regioni italiane.

Vari pazienti italiani sono stati tuttavia trasferiti negli scorsi giorni in Germania. L’Italia, con oltre 12’000 morti, è il paese più duramente colpito in Europa dalla pandemia di Covid-19.

Le domande di trasferimento di pazienti provenienti dall’estero sono ormai gestite dall’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSPCollegamento esterno). Ma non è stato concluso nessun accordo specifico tra il governo svizzero e quello francese e non è stata negoziata nessuna contropartita, assicurano l’ambasciata di Francia in SvizzeraCollegamento esterno e il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).

“La Svizzera è in contato permanente con i paesi vicini, al fine di coordinare le misure di lotta contro il coronavirus e di risolvere rapidamente i problemi specifici, spiega il DFAE. Grazie all’approccio coordinato, la Svizzera ha potuto garantire tra l’altro che le frontiere rimanessero aperte per i frontalieri, cosa molto importante per gli ospedali di alcune regioni del nostro paese.”

La Rete ospedaliera del canton NeuchâtelCollegamento esterno indica che il 60% del personale curante nei reparti di cure intense è composto di frontalieri. Nell’ospedale del GiuraCollegamento esterno, il 30% del personale medico e curante risiede nelle aree limitrofe della Francia. In totale sono oltre 30’000 i frontalieri francesi che lavorano nel settore della sanità in Svizzera.

“Dal 19 marzo la situazione dei frontalieri è completamente regolata. L’operazione di accoglienza dei pazienti alsaziani in risposta all’urgenza sanitaria nella regione è scattata appena sette giorni dopo”, sottolinea Frédéric Journès, ambasciatore di Francia in Svizzera.

La solidarietà va nei due sensi

Una buona collaborazione va a vantaggio delle due parti: la Svizzera approfitta di una manodopera qualificata e la Francia di una buona infrastruttura in caso di emergenza. I due paesi hanno del resto concluso un accordo quadroCollegamento esterno sulla cooperazione sanitaria transfrontaliera, entrato in vigore il 1° ottobre scorso. Questo documento sottolinea che i costi delle cure sono assunti dal paese di provenienza del paziente.

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E se i letti dovessero scarseggiare anche in Svizzera? Durante la pandemia, i cantoni devono informare regolarmente la Confederazione sul tasso di occupazione dei loro ospedali. L’UFSP dice di basarsi su queste cifre per valutare le capacità di accoglienza di pazienti provenienti dall’estero. Dopo questa valutazione discute con le autorità cantonali le possibilità di un trasferimento.

Questo approccio centralizzato in Svizzera non è però ancora ottimale, osserva l’ospedale del Giura: “Per il momento manca una piattaforma nazionale per valutare le capacità nell’ambito delle cure intense. Tutto si basa sulle relazioni fra ospedali.”

Se la pandemia dovesse peggiorare in Svizzera e le strutture non fossero più in grado di rispondere alle urgenze, la Confederazione potrebbe a sua volta domandare aiuto ai suoi vicini. “Siamo convinti che di fronte alle pandemie la solidarietà europea sia indispensabile per far retrocedere il Covid-19”, conclude Frédéric Journés.

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Traduzione dal francese: Andrea Tognina

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