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Paul Grüninger e gli altri

Paul Grüninger, comandante della polizia di San Gallo è forse il più noto, ma ve ne furono altri.

Persone che, opponendosi alle norme restrittive sull’accoglienza di profughi, aiutarono i perseguitati dal nazismo a trovare rifugio in Svizzera.

Tra il 1938 e il 1939, il comandante della polizia sangallese Paul Grüninger permise a centinaia di profughi ebrei e perseguitati politici di sottrarsi alla minaccia nazista in Austria e di rifugiarsi in Svizzera.

Lo fece ignorando la chiusura della frontiera con l’Austria per i profughi, voluta dal Consiglio federale, e violando varie leggi.

Nel 1939 Grüninger fu licenziato e un anno dopo condannato dal tribunale di San Gallo per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico. Morì nel 1972, dimenticato da tutti.

Il “caso Grüninger”

La figura del comandante della polizia riaffiorò alla coscienza dell’opinione pubblica all’inizio degli anni Novanta, quando lo storico e giornalista Stefan Keller pubblicò un libro che ricostruiva la sua storia e quella dei profughi in fuga dall’Austria.

Paul Grüninger fu politicamente riabilitato dal Consiglio federale nel 1994, l’anno successivo il tribunale di San Gallo che l’aveva condannato annullò la sentenza. Nel 1998 il Gran Consiglio del canton San Gallo votò un risarcimento ai discendenti del comandante di polizia.

Il caso Grüninger ha avuto un ruolo importante nel dibattito degli anni Novanta sul ruolo della Svizzera durante il nazismo. Ma il comandante di polizia sangallese non fu l’unico a opporsi, pagandone le conseguenze, alle norme per l’accoglienza dei profughi.

Le condanne di “passatori”

Nel suo rapporto sui profughi la Commissione indipendente di esperti Svizzera-Seconda guerra mondiale (Commissione Bergier) ha ricostruito altre vicende analoghe, che riguardano sia cittadini svizzeri che cittadini stranieri.

È noto che almeno fin dal 1938 i tribunali elvetici comminarono delle condanne a “passatori” in base alla legge federale del 1931 sulla dimora e il domicilio di stranieri. Generalmente si trattava di multe, più raramente di pene detentive.

Durante la guerra, in seguito al decreto del dicembre 1940 sulla chiusura delle frontiere, le pene si inasprirono. Le condanne si fecero più frequenti dopo il 1942, in concomitanza con l’accresciuto afflusso di profughi in fuga dalle deportazioni verso i campi di concentramento e di sterminio.

Una stima del numero di “passatori” condannati all’epoca del nazismo appare difficile. Per questo motivo, la legge sulla riabilitazione votata dal Consiglio nazionale prevede un’amnistia generalizzata, combinata alla possibilità di far confermare la riabilitazione indivdualmente.

Andrea Tognina, swissinfo

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