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Passi avanti nella risoluzione del conflitto libico

due persone su un palco
Il ministro degli esteri tedesco Heiko Maas e la sua omologa libica Najla al-Mangoush nella conferenza stampa al termine della conferenza. Keystone / Michael Sohn

Riuniti a Berlino, i principali attori del conflitto che da anni lacera la Libia hanno discusso di elezioni e di partenza dei mercenari stranieri. Tra i Paesi in prima fila alla conferenza di pace c'era anche la Svizzera.

A sei mesi dalle elezioni del prossimo 24 dicembre, in un momento strategico importante per sostenere il processo politico di un Paese sulla via della pacificazione ma ancora gravemente frammentato, si è tenuta mercoledì a Berlino la seconda Conferenza sulla Libia.

Fra le varie questioni sul tavolo due erano particolarmente cruciali: il sostegno al percorso che porterà appunto al voto, sul quale ancora incombono ancora dei dubbi anche di natura giuridica, e il nodo ingombrante dei 20’000 mercenari stranieri, che non lasciano il Paese.

Intesa apparente sulle truppe straniere

“Abbiamo compiuto dei progressi per quanto concerne i mercenari e speriamo che nei prossimi giorni si ritireranno da entrambe le parti”, ha dichiarato la responsabile della diplomazia libica Najla al-Mangoush al termine dell’incontro.

“Tutte le forze straniere e i mercenari devono ritirarsi dalla Libia senza indugio”, si legge nel testo finale della conferenza. Nel documento si precisa però che la Turchia, uno dei Paesi presenti militarmente in Libia, ha inserito una riserva su questo argomento, senza però fornire ulteriori dettagli.

Per quanto concerne le elezioni, il Governo di transizione, diretto dal primo ministro Abdelhamid Dbeibah, ha ribadito il suo impegno a organizzare lo scrutinio. Prima della conferenza vi erano dei dubbi sulla sua reale volontà di indire delle elezioni.

“È necessario che la missione delle Nazioni Unite prenda tutte le misure in questa direzione e si assuma le sue responsabilità affinché le elezioni si tengano alla data prevista”, ha sottolineato Ahmad al-Misrari, portavoce dell’autoproclamato Esercito Nazionale Libico, guidato dal maresciallo Khalifa Haftar, l’uomo forte dell’est del paese.

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Il ruolo della Svizzera

A partecipare alla conferenza di Berlino vi era pure il ministro degli esteri elvetico Ignazio Cassis.

La Svizzera si è impegnata a promuovere l’affermarsi di condizioni favorevoli per una pace duratura in Libia, si legge in un comunicato odierno del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). Cassis ha ricordato i progressi compiuti, come l’accordo di cessate il fuoco firmato lo scorso ottobre a Ginevra.

Una delle priorità espresse dalla Confederazione è lo svolgimento di libere elezioni il prossimo dicembre. La situazione rimane però instabile, proprio per questo Berna continua a impegnarsi appieno a favore della stabilizzazione del Paese. Dal febbraio 2020, in qualità di stato ospite, la Svizzera ha promosso lo svolgimento di sette riunioni.

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