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Il razzismo politico alza la cresta

Il pubblico alza la mano in segno di vittoria in occasione di un concerto antirazzismo a Londra. Reuters

Tweet islamofobici, attacchi contro gli stranieri su Facebook, blog, manifesti e TV: recenti episodi che coinvolgono politici, nel momento in cui la Svizzera si appresta a sottoporsi all'esame del Consiglio dei diritti umani, fanno riflettere.

Negli ultimi mesi vari presunti casi di discriminazione di stranieri e musulmani nei quali sono coinvolti personaggi politici, principalmente dei membri dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), sono saliti alla ribalta delle cronache.

Tra questi figura il caso del deputato nazionale UDC Alfred Heer, nei cui confronti la Procura pubblica di Zurigo, alla fine di settembre, ha aperto un procedimento per violazione della norma antirazziale. Il parlamentare e presidente della sezione cantonale zurighese dell’UDC è stato querelato da due tunisini in relazione a dichiarazioni che ha rilasciato all’emittente locale “Tele Züri”.

Soprattutto i giovani nordafricani che arrivano dalla Tunisia e chiedono l’asilo, lo fanno con l’intenzione di diventare criminali”, aveva affermato Heer. Il Ministero pubblico zurighese ha chiesto la revoca dell’immunità parlamentare al deputato zurighese. La competente commissione della Camera del popolo se ne sta occupando e intende pronunciarsi entro la fine dell’anno.

La Procura sta indagando anche su Alexander Müller, un membro del comitato della sezione zurighese dell’UDC, che in giugno ha scritto su Twitter: “Forse abbiamo bisogno di una nuova Notte dei Cristalli… questa volta contro le moschee”. Müller è quindi stato licenziato dal suo datore di lavoro, si è pubblicamente scusato e si è dimesso dal partito.

Al vaglio della Procura di Berna c’è il caso dell’ex parlamentare UDC Ulrich Schlüer, per presunti commenti discriminatori fatti in un articolo internet in luglio. L’ex deputato nazionale zurighese è in particolare stato uno dei grandi animatori della discussa campagna del partito con il manifesto che raffigurava tre pecore bianche che ne espellevano a calci dalla Svizzera una nera.

Proteste a Berna sono giunte anche dal sud delle Alpi: sostenuta da personalità politiche quali l’ex senatore ed ex procuratore pubblico Dick Marty, l’associazione Belticino, con sede a Lugano, in settembre ha scritto una lettera al presidente della Camera del popolo, denunciando un fotomontaggio anti-musulmano sulla pagina Facebook di Lorenzo Quadri, un deputato nazionale della Lega dei Ticinesi. Il diretto interessato nega di aver pubblicato la foto, che da allora è scomparsa.

Mettere in riga i politici

Secondo la Commissione federale contro il razzismo (CFR), è ora che la Svizzera agisca con maggior severità nei confronti dei politici che fanno commenti discriminatori in pubblico.

Nel suo rapporto che sarà presentato al 2° Esame periodico universale della Svizzera presso il Consiglio dei diritti umani, il 29 ottobre a Ginevra, la Commissione federale osserva che migranti, turisti stranieri e richiedenti l’asilo “in alcuni settori non sono sufficientemente protetti contro il razzismo e la xenofobia”.

Nel documento si sottolinea inoltre che i politici svizzeri possono, “in ampia misura, fare delle dichiarazioni xenofobe senza esporsi a sanzioni penali”. Ciò può portare la Svizzera ad essere accusata di tollerare idee razziste.

La CFR raccomanda un’applicazione più rigorosa della norma penale antirazzista – articolo 261bis del codice penale svizzero – nei casi di discriminazione che coinvolgono attori politici. Caldeggia anche un’estensione di questa norma per garantire una miglior protezione contro l’estremismo di destra, ma governo e parlamento sono contrari.

“Il codice penale è ben formulato, ma come viene applicato è un’altra questione. Il razzismo come strumento di propaganda politica non è trattato in modo adeguato dai tribunali”, osserva la direttrice della commissione Doris Angst.

Il problema con i casi politici è che i tribunali svizzeri tendono sempre a far prevalere il diritto alla libertà di espressione sulla discriminazione razziale, spiega.

Un parere condiviso da Michele Galizia, responsabile del Servizio per la lotta al razzismo (SLR), che fa parte del Ministero dell’interno, il quale giudica che questo riflette la democrazia diretta della Svizzera e del sistema politico federalista.

“È vero che c’è il rischio di passi falsi verbali, ma è meglio discutere apertamente anche le questioni più sensibili, piuttosto che lasciarle covare sotto la cenere”, commenta.

Come al bar

È chiaro che l’uso sempre più diffuso dei social media e di Internet da parte di esponenti politici ha amplificato i problemi e ha dato maggior risalto alle opinioni. Ciò ha costretto i partiti a inasprire le regole.

“Con i social media la gente a volte si sente come se fosse al bar dell’angolo e parla apertamente, senza pensare troppo alle implicazioni politiche”, rileva Galizia.

Secondo Hans Stutz, giornalista lucernese specialista di questioni razziali e di discriminazione, l’UDC, che è il più grande partito politico della Svizzera, ha un problema di controllo della sua ala destra, che si è maggiormente fatta conoscere pubblicamente attraverso i social media.

“Le parole e le espressioni usate non sono cambiate, ma ora sono più pubbliche. Credo che siccome nessuno si è opposto a questo tipo di affermazioni razziste, sono diventate sempre più radicali”, aggiunge.

Correre ai ripari

Dopo l’infelice tweet di Müller in giugno e commenti contro i richiedenti l’asilo su Facebook del membro dell’UDC solettese Beat Mosimann, il partito ha pubblicato sul suo sito web e ampiamente diffuso un editoriale che condanna “intollerabili” atteggiamenti razzisti e mette in guardia sui rischi dei social media.

Il deputato UDC Oskar Freysinger è andato ancora oltre in dichiarazioni all’edizione online del giornale gratuito 20 Minuten: “I membri del partito dovrebbero smettere di usare i social media, perché è troppo pericoloso”, ha affermato il parlamentare.

La presidente della CFR Martine Brunschwig Graf, ha spezzato una lancia in favore dell’UDC, dicendo che questi casi “chiaramente non rappresentano la posizione ufficiale del partito”.

“L’UDC non è l’unico partito che ha nei suoi ranghi gente che fa commenti discriminatori o razzisti”, ha osservato. L’ex deputata liberale radicale ha spiegato di aver contattato l’UDC per fissare un incontro in dicembre per discutere dei limiti e delle misure di prevenzione contro il razzismo. Incontri con gli altri partiti politici seguiranno nel 2013.

Tra il 1995 e il 2011, sono stati aperti 547 casi di violazioni della norma antirazziale, ossia dell’articolo 261bis del codice penale, (in media 32 all’anno) e 259 (15 all’anno) si sono conclusi con un verdetto di colpevolezza.

Le statistiche sui nuovi casi di razzismo variano molto a seconda dei diversi movimenti anti-razzismo, a causa dei diversi metodi applicati. L’ultimo rapporto della Commissione federale contro il razzismo e l’organizzazione non governativa humanrights.ch, che riunisce i dati provenienti da dieci movimenti contro il razzismo a livello nazionale, indica che i nuovi casi segnalati di razzismo contro i neri e i musulmani nel 2011 erano 156. Ciò significa che erano in leggero calo rispetto ai 178 del 2010, ma in netto aumento in confronto con gli 87 del 2008.

Ma degli esperti ritengono che queste cifre siano solo la punta dell’iceberg. Nella maggior parte dei casi le vittime non sono disposte a lanciarsi in lunghi e costosi procedimenti, che li espongono e possono mettere in pericolo il loro lavoro, permesso di soggiorno o la loro famiglia.

La Confederazione si impegna a garantire che il lavoro di prevenzione e di sensibilizzazione per combattere il razzismo e la xenofobia sia effettuato in permanenza e con una prospettiva a lungo termine.

Il Servizio del Ministero dell’interno per la lotta al razzismo (SLR) promuove, sostiene e coordina le varie attività. Finanzia progetti di migrazione, di integrazione e di educazione ai diritti umani, così come i progetti nelle scuole e per la lotta contro la discriminazione (budget: 900mila franchi).

Nel 2009, il servizio ha pubblicato una guida giuridica sulla discriminazione razziale. Dal 2010 al 2012, ha proposto 40 corsi di formazione basati su questa guida (per 500-600 funzionari cantonali e rappresentanti di Ong). Nel 2010, ha anche pubblicato uno studio sulle strategie per la lotta contro l’estremismo di destra.

Il servizio specializzato contro l’estremismo in seno all’esercito, istituito nel 2002, coordina i provvedimenti per contrastare l’estremismo nelle forze armate e fornisce consulenza, formazione e informazioni ai membri dell’esercito e ai loro familiari.

La Commissione federale contro il razzismo ha il compito di analizzare, studiare e monitorare il razzismo in Svizzera, per consigliare le autorità su come combatterlo. Promuove la comprensione reciproca, combatte ogni forma di discriminazione razziale e incentiva la prevenzione.

(Traduzione dall’inglese: Sonia Fenazzi)

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