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Parlamentari “voltamarsina”, di corsa verso il record assoluto

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di Aldo Sofia

Si sa, come canta Paolo Conte celebrando le imprese di Gino Bartali in Francia, che “ai francesi ancor gli girano….”. Ma è davvero difficile giudicare come semplice frutto dello spirito di ripicca della stampa transalpina questa battuta di un giornale parigino: “se esistesse fra le discipline delle Olimpiadi, nessuno potrebbe togliere all’Italia la medaglia d’oro del numero dei parlamentari voltamarsina”.

Il Parlamento della Penisola si sta infatti avviando di gran carriera verso il record, sempre che non si vada ad elezioni anticipate. In effetti, a metà di questa XVI legislatura, inaugurata nel febbraio del 2013, ben 196 deputati e senatori (su un totale di 945) hanno abbandonato il partito con cui erano stati eletti, per accasarsi in un altro schieramento. Ma non basta. Se si tien conto che alcuni di loro hanno cambiato “casacca” più volte, il numero dei “trasferimenti” sale a 250 (quasi altrettanti del periodo 2008-2013). Statisticamente, 10,17 al mese. Si, stavolta i primati del passato possono essere bruciati.

Gli esempi degli “Scilipoti d’Italia” sono dunque tanti. Prendiamo quello della signora Barbara Saltamartini (nomen omen), siciliana, appena 43enne, ma un percorso a tappe degno di un veterano. Ex militante di una formazione post-fascista (Azione giovane), eletta in parlamento nel 2008 col partito di Silvio Berlusconi, rieletta nel Pdl 5 anni dopo, trasferitasi nel Nuovo centro-destra di Angelino Alfano nel novembre dello stesso 2013, poi breve passaggio al Gruppo misto, e definitivo approdo nella Lega Nord. E’ tutto, per ora.

Certo, secondo la Costituzione italiana, i parlamentari devono rispondere al popolo e non al partito. Ma il fenomeno dei voltamarsina rischia di raggiungere vette patologiche. Dovute alla forte instabilità e alla ricomposizione del quadro politico nazionale, commenta il sito internet “Openpolis”, che tiene aggiornata questa vivace contabilità. Stavolta, il gruppo più “generoso” nella perdita dei propri rappresentati é quello dei Cinque Stelle: fra partenze volontarie ed espulsioni, sono già una quarantina. Gli ex berlusconiani che hanno fiutato il declino dell’ex cav e infilato la porta di uscita sono ormai una trentina (ultimi in ordine di tempo i “fedelissimi” Sandro Bondi e la compagna Manuela Repetti) e ancora si aspettano le mosse dei dissidenti conclamati (da Fitto a Verdini) ; una decina quelli della sinistra radicale SEL trasferitisi sui banchi del PD; mentre rimane aperta la questione dei dissidenti dello stesso Partito Democratico che a ogni pié sospinto minacciano scissioni e secessioni. Ma comunque, proprio grazie ai fuoriusciti per nulla desiderosi di perdere il seggio, dopo Berlusconi anche Renzi può contare sui “responsabili” pronti a gettargli un salvagente. Regola d’oro: cambiare scranno sì, dimettersi da deputato o senatore mai.

Arduo aggrapparsi all’immancabile “solo gli stupidi non cambiamo mai idea”. Quantomeno, sarebbe un po’ troppo consolatorio, e da tempo c’é chi invoca il cambiamento delle regole per porre fine a quello che “Le Monde” ha per esempio definito “lo sport preferito dei parlamentari italiani”. E che futuro hanno i voltamarsina? “Openpolis” ha indagato anche su che fine abbiano fatto i voltagabbana del passato, concludendo che “il tradimento non paga molto”. In effetti, solo il 12,7% dei voltamarsina ricandidati dai partiti di ultimi approdo sono riusciti a tornare a Roma. Piccola consolazione.

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