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Pandemia H1N1: panico ancora una volta inutile

In Svizzera solo poche persone hanno voluto utilizzare i vaccini anti-influenza da H1N1 Keystone

Dopo la Sars e l'influenza aviaria, anche la pandemia di influenza H1N1 ha suscitato inutilmente grandi timori e reazioni isteriche in tutto il mondo. Il virus si è rivelato perfino più innocuo di quello delle influenze stagionali. Per esperti, autorità sanitarie e media è giunto il momento di un ripensamento.

L’allarme era scattato nell’aprile scorso in Messico: un nuovo virus H1N1 si sta rapidamente propagando in alcune regioni del paese con un altissimo tasso di mortalità tra le persone contagiate, soprattutto giovani e bambini. L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) aveva immediatamente dichiarato lo stato di massima allerta.

Nel giro di pochi giorni la notizia rimbalzava in tutto il mondo. Per i media vi era una nuova minaccia planetaria da riproporre per settimane in prima pagina. Bombardate di domande da parte degli organi d’informazione e della popolazione, le autorità sanitarie di tutti i paesi moltiplicavano le conferenze stampa per fare il punto sulla situazione.

Come per la Sars e l’influenza aviaria, ancora una volta falso allarme. La pandemia di H1N1 ha fatto sì il giro del mondo, ma fortunatamente con conseguenze ben più blande rispetto a quelle ventilate per mesi dagli esperti. In Svizzera, il virus ha provocato la morte di 18 malati. Le influenze stagionali, che colpiscono soprattutto le persone anziane, mietono invece ogni anno da 400 a 1’000 vittime.

Montagna di vaccini

L’H1N1 avrebbe addirittura contribuito ad impedire il propagarsi delle classiche influenze stagionali. Un meccanismo che gli stessi specialisti stentano a capire: ogni virus metterebbe in moto difese immunitarie efficaci anche contro gli altri attacchi virali. Sta di fatto che in Svizzera, quest’inverno, le influenze stagionali non si sono quasi viste, risparmiando la vita a centinaia di persone.

Mentre l’emergenza sta volgendo al termine, le autorità sanitarie elvetiche si ritrovano con una montagna di vaccini inutilizzati. Di 13 milioni di dosi acquistate dalla Confederazione solo 3 milioni sono state distribuite ai Cantoni. E di queste solo una parte impiegate. La spesa è stata di 84 milioni di franchi, senza contare i costi di tutto il programma di prevenzione. Non si è un po’ esagerato?

“Al momento dell’ordinazione, nel giugno scorso, siamo partiti dall’idea che erano necessari vaccini per almeno l’80% della popolazione e che occorrevano due iniezioni per persona per assicurare una protezione sufficiente. Oggi agiremmo chiaramente in modo diverso, ma allora sapevamo ancora pochissimo sull’evoluzione del virus e non potevamo correre il rischio di non garantire una copertura adeguata”, spiega Patrick Mathys, responsabile della sezione pandemie presso l’Ufficio federale della sanità (Ufsp).

Marea di informazioni

Ma come mai l’H1N1, che si è rivelato relativamente inoffensivo, era stato presentato per mesi come un nuovo flagello planetario? “Da parte nostra”, risponde Patrick Mathys, “abbiamo fornito previsioni che corrispondono in buona parte alla realtà attuale. Da agosto abbiamo continuamente parlato, ad esempio, di 1 a 1,2 milioni di ammalati e di 10 a 100 casi mortali. Credo che la risposta vada piuttosto cercata nella complessità di questo tema e nella marea di informazioni riportate dai media”.

Una risposta non condivisa da Beda Stadler, responsabile dell’Istituto di immunologia dell’Università di Berna, che già nell’estate scorsa aveva ridimensionato la minaccia da H1N1. “Credo che questa volta l’isteria non possa essere attribuita soltanto ai media, ma in buona parte all’OMS e alle autorità sanitarie. Già poche settimane dopo i primi casi di contagio era evidente che il virus non si propagava in modo esponenziale e che non era così pericoloso come appariva inizialmente”.

“L’OMS ha invece alimentato le paure, presentando una serie di scenari catastrofici con una prima, una seconda e una terza ondata di pandemia. E, perlomeno dopo alcuni mesi, anche le autorità sanitarie avrebbero dovuto riconoscere chiaramente che gli esperti si erano sbagliati e che l’allarme era ormai rientrato”.

Minaccia reale?

Ad ogni nuovo virus gli esperti rievocano scenari da influenza spagnola, che nel 1918 aveva sterminato milioni di persone. Ma dobbiamo ancora temere simili scenari con le infrastrutture sanitarie di cui disponiamo oggi? “Simili scenari non possono essere esclusi. Anche oggi incontreremmo gravi difficoltà, se un virus molto pericoloso dovesse propagarsi prima della messa a punto di un vaccino. Perfino il sistema sanitario svizzero sarebbe rapidamente confrontato a dei limiti in caso di ospedalizzazioni contemporanee di decine di migliaia di persone”, sostiene Patrick Mathys.

“Non dimentichiamo che il virus dell’influenza aviaria continua a circolare nel mondo e a provocare la morte di una persona contagiata su due. Se un virus come questo dovesse mutare e trasmettersi da uomo ad uomo, una grave pandemia potrebbe propagarsi nel mondo. Anche con un tasso di mortalità più basso, ad esempio di una persona su dieci, sarebbe comunque un’enorme catastrofe”.

Una visione non molto condivisa da Beda Stadler: “Sono convinto che uno scenario da 1918 non sarebbe più possibile. Il mondo non è più lo stesso: disponiamo di apparati sanitari molto migliori, antibiotici, conoscenze, sistemi di allarme. Bisogna quindi smetterla di seminare panico. È vero che non possiamo escludere di ritrovarci, un giorno, di fronte ad un nuovo virus estremamente letale. Ma continuare a vivere nell’angoscia significa fare come Obelix e Asterix, che temevano che il cielo potesse cadere loro sulla testa”.

Armando Mombelli, swissinfo.ch

Si parla di pandemia quando un’epidemia si diffonde in più aree geografiche del pianeta, infettando una vasta fetta della popolazione mondiale.

Negli ultimi 100 anni si sono verificate quattro grandi pandemie influenzali.

1918-1919: Influenza spagnola, causata dal ceppo H1N1. Da 50 a 100 milioni di morti, soprattutto in India.

1957-1958: Influenza asiatica, ceppo H2N2. Da 1 a 2 milioni di decessi.

1968-1969: Influenza di Hong Kong, ceppo H3N2. Meno di 1 milione di morti.

2009 – : Influenza suina A, ceppo H1N1. Circa 15’300 vittime dall’aprile dell’anno scorso.

La pandemia da virus A H1N1, che ha preso inizio nell’aprile 2009 in Messico, si è estesa negli ultimi mesi in oltre 210 paesi e territori d’oltremare.

In Svizzera, il primo caso di contagio è stato identificato già a fine aprile. Il virus si è però diffuso su larga scala soltanto dall’autunno scorso, colpendo oltre 1 milione di persone.

Finora circa 300’000 malati hanno consultato un medico, di cui un centinaio hanno dovuto ricorrere a cure intense in ospedale, e si sono contati 18 casi mortali.

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