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Covid, aumentano i senza dimora a Roma

persona dorme per strada
A Roma si stima che la pandemia abbia gettato per strada altre 2'000 persone. Copyright 2017 The Associated Press. All Rights Reserved.

La crisi causata dal coronavirus ha dato il colpo di grazia a molte persone già fragili, che in questi mesi si sono ritrovate per strada. Il reportage dalla capitale.

Già prima dello scoppio della pandemia, a Roma, vivevano in strada circa 8’000 persone, ridotte a vagare per la città, passando le notti in costruzioni abbandonate quando non direttamente sul marciapiede, negli anfratti cittadini, a ridosso delle stazioni del treno e della metropolitana. La Comunità di Sant’Egidio attiva nel contrasto della povertà e dell’esclusione sociale, stima che in quest’anno di emergenza sanitaria la popolazione costretta a vivere in strada è cresciuta di altre 2’000 persone. Al popolo dei senza dimora si sono aggiunte molte persone che hanno perso il lavoro recentemente, soprattutto nei settori della ristorazione e del turismo, precipitando rapidamente in povertà.

Prima di Natale la Comunità di Sant’Egidio ha chiesto di mettere a disposizione tutte le risorse disponibili per aiutare i senza dimora a superare l’inverno, proponendo un tavolo congiunto di intervento alle istituzioni. Appello caduto nel vuoto.

Nella sola città di Roma, negli ultimi tre mesi, dieci persone sono morte in strada per il freddo. Tragedie annunciate secondo la Comunità di Sant’Egidio, sullo sfondo di un problema che sta degenerando per gli effetti della pandemia.

Il dormitorio dei volontari della Comunità di Sant’Egidio

Nel quartiere San Paolo, nei locali della Comunità cristiana di base, Sant’Egidio ha allestito un dormitorio per decine di senza dimora, per proteggerli dal freddo fino al mese di marzo. Un servizio realizzato dai volontari e finanziato dalle donazioni.

Molti ospiti sono cittadini romani. Persone cui la pandemia ha inferto il colpo di grazia, sommando i suoi effetti ad altre, esistenti, fragilità. In altri casi si tratta di emigrati in cerca di lavoro, provenienti da zone economicamente depresse del Sud del Paese che si aggiungono ai molti immigrati non integrati.

Francesco è uno dei molti italiani ospitati nel dormitorio di Sant’Egidio, ha lavorato nel settore dei traslochi e delle consegne di mobili per trent’anni. La separazione dalla moglie l’ha costretto a dividersi tra il lavoro e l’accudimento dei figli, costringendolo a impieghi saltuari. L’arrivo della pandemia ha interrotto la sua attività. Il caso di Francesco non prevede alcun genere di ammortizzatore sociale, nessun sussidio. Nel giro di pochi mesi ha perso l’alloggio e per un breve periodo ha tentato di tamponare il problema trascorrendo alcune notti a casa di amici, altre dalla figlia. Presto, stanco di sentirsi di peso, si è rassegnato a dormire in strada, quando è stato intercettato dai volontari della Comunità di Sant’Egidio.


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