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In Svizzera si è potuto sciare, ma il turismo ha comunque sofferto

Persone sulla Seggiovia
Keystone / Marcel Bieri

Benché le stazioni sciistiche elvetiche abbiano potuto aprire quest'inverno, a differenza di quanto è successo ad esempio in Italia. Gli operatori del settore hanno sofferto molto a causa delle restrizioni legate alla pandemia.

Se la clientela locale ha aiutato a limitare le perdite economiche delle le piccole stazioni sciistiche durante l’inverno appena trascorso, le località che dipendono molto dalla clientela straniera hanno subito un crollo delle entrate.

Lo si vede sulle piste (le funivie svizzere stimano che la perdita di fatturato di questo inverno sarà di oltre il 30%) ma anche nel settore alberghiero.

A Interlaken, meta dell’Oberland bernese gettonatissima dai visitatori da tutto il mondo, è stato registrato un calo dei pernottamenti dell’80% (per un totale di 25’500 soggiorni singoli) tra dicembre e febbraio, secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica.

Anche nel resto della regione le difficoltà non sono mancate, con un -47% a Engelberg, mentre Grindelwald, non lontano dalle celebri vette della Jungfrau e dell’Eiger, è riuscita a limitare un po’ di più le perdite (-27%). L’entrata in servizio dell’Eiger Express ha attirato gli sciatori.

Nel Cantone Vaud, la stazione di Leysin ha registrato un calo del 70% dei pernottamenti (a 23’000). Il fatto di trovarsi a pochi chilometri dal confine con la Francia non ha aiutato. Gli appelli lanciati da Parigi affinché i francesi non si recassero in Svizzera per andare a sciare sembrano essere stati ascoltati.

Le stazioni di sci elvetiche più famose a livello internazionale, le grigionesi St.Moritz e Davos  e la vallesana Zermatt hanno registrato un calo tra il 40 e il 50% dei pernottamenti. A St. Moritz, ha influito anche il fatto che alcuni dei suoi alberghi a 5 stelle abbiano dovuto essere messi i quarantena a causa della presenza della variante sudafricana del coronavirus.

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tvsvizzera.it/Zz/ats con RSI (TG del 06.04.2020)

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