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Malati “non Covid”, è emergenza

ambulanze incolonnate davanti a un ospedale
In molti ospedali la situazione sta diventando critica. Keystone / Ciro Fusco

Di fronte all'afflusso di persone malate di Covid-19, gli ospedali devono rinviare visite specialistiche, esami o interventi chirurgici previsti per molti pazienti, anche gravi. Una situazione che inquieta il corpo medico italiano. E intanto, alla luce dei nuovi dati su ricoveri e terapie intensive, l'Ordine dei medici chiede un nuovo confinamento totale in tutto il Paese.

Il tempo a disposizione per i malati cronici e oncologici sta fondendo come neve al sole. Durante la prima ondata del virus, con le conseguenti chiusure, milioni di persone hanno sospeso per quasi tre mesi la cura delle loro patologie. Per i molti pazienti gravi che hanno vissuto un peggioramento dell’assistenza sanitaria durante le chiusure del primo picco pandemico, nuove defezioni potrebbero essere fatali. Tuttavia, tornano a registrarsi i primi disservizi nelle strutture dedicate alla cura di queste persone.

Si allunga la lista d’attesa per visite specialistiche, esami diagnostici e interventi chirurgici. I ritardi sono provocati dalle nuove ospedalizzazioni, mille ogni giorno, provocate dall’accelerazione della pandemia, ma anche dalle molte prestazioni saltate nel primo lockdown che sono ancora in coda.

Un nutrito gruppo di medici tra cui ematologi, oncologi e cardiologi, si è riunito in un appello congiunto in difesa dei loro assistiti per tentare di evitare una nuova interruzione delle cure. Oltre al rischio di ricadere nella mancanza di medici, infermieri e strutture, perché dirottati a fronteggiare la pandemia, l’altro pericolo è che i reparti e gli ambulatori si svuotino per la paura dei malati di contagiarsi come già successo in primavera, quando nonostante i ripetuti richiami dell’amministrazione sanitaria molti pazienti non si sono presentati.

Vari specialisti registrano un peggioramento generale dello stato di salute dei loro pazienti e nel caso delle patologie cardiologiche si è già manifestato un aumento della mortalità. Nel lungo periodo del confinamento in casa, metà delle persone colpite da arresto cardiaco non ha raggiunto in tempo l’ospedale.

Nel servizio l’intervista a Vincenzo Portelli, malato di una patologia cronica del colon, al professore Pierluigi Marini, chirurgo dell’ospedale San Camillo di Roma e presidente dell’Associazione chirurghi ospedalieri italiani (Acoi), e al segretario generale del Sindacato degli specialisti ambulatoriali italiani (Sumai) Antonio Magi.

Intanto, di fronte alla crisi che stanno vivendo gli ospedali, l’Ordine dei medici ha chiesto che venga instaurato un ‘lockdown’ generalizzato in tutto il paese.

“Considerando i dati di questa settimana come andamento-tipo e se li proiettiamo senza prevedere ulteriori incrementi, la situazione fra un mese sarà drammatica e quindi bisogna ricorrere subito ad una chiusura totale. O blocchiamo il virus o sarà lui a bloccarci perché i segnali ci dicono che il sistema non tiene ed anche le regioni ora gialle presto si troveranno nelle stesse condizioni delle aree più colpite”, ha dichiarato il presidente della federazione Filippo Anelli, intervistato dall’Ansa.

“Il ministro della Salute Roberto Speranza condivide le nostre preoccupazioni. Credo ne parlerà con il premier Conte e si farà quindi nell’ambito del governo una valutazione politica”, ha proseguito Anelli.

Nel servizio della RSI, gli ultimi dati mondiali e le considerazioni del segretario generale dell’Ordine dei medici Roberto Monaco:

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