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Come evitare un ‘tutti contro tutti’ nella corsa ai trattamenti contro la Covid-19

Man holds tablet for patient to talk to his relatives from hospital
In un ospedale di Brescia, il dottor Matteo Flippini aiuta un paziente affetto dal coronavirus a comunicare con i suoi familiari attraverso un tablet, 19 marzo 2020. Keystone / Sergio Cattaneo

Gli Stati devono mettere in comune le loro risorse e accordarsi su come condividere equamente l'informazione e la tecnologia nella lotta globale contro il coronavirus. Altrimenti, la pandemia rischia di diventare incontrollabile, avverte Suerie Moon, codirettrice del Centro per la salute globale a Ginevra.

Attualmente, quasi un milione di persone è stato contagiato dal coronavirus in 180 Paesi e i decessi sono oltre 47’000, secondo i datiCollegamento esterno raccolti dall’Università Johns Hopkins, negli Stati Uniti.

La dottoressa Suerie MoonCollegamento esterno è codirettrice del Centro per la salute globale presso l’Istituto di alti studi internazionali e dello sviluppo di Ginevra.

swissinfo.ch: Come giudica la reazione dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) alla propagazione nel mondo della Covid-19?

Suerie Moon: Nel complesso, l’OMS ha svolto un lavoro eccellente, soprattutto se si considerano gli strumenti limitati di cui dispone, siano essi giuridici, finanziari o di altro tipo. Se si confronta la situazione attuale con l’epidemia di Ebola in Africa occidentale del 2014-2016 o con la pandemia di H1N1 [influenza suina] del 2009, è davvero il giorno e la notte.

L’OMS ha dimostrato di aver assunto un solido ruolo guida ed è stata costantemente di fronte alle telecamere, esortando i governi a fare di più e fornendo molto rapidamente delle direttive concernenti una serie di argomenti importanti per il personale sanitario e i datori di lavoro. Ha lavorato senza tregua. Anche il suo lavoro di coordinamento della ricerca scientifica è stato essenziale.

Sappiamo che le indicazioni dell’OMS sono ritenute particolarmente affidabili nei Paesi in via di sviluppo, dove sono considerate una Bibbia. I suoi consigli e la sua leadership politica saranno ancora più essenziali nelle settimane e nei mesi a venire, quando l’epidemia diventerà veramente globale.

Dr Suerie Moon is co-director of the Global Health Centre at the Geneva Graduate Institute
Suerie Moon è codirettrice del Centro per la salute globale presso l’Istituto di alti studi internazionali e dello sviluppo di Ginevra. Graduate Institute

L’OMS è però stata criticata per non aver reagito in modo sufficientemente rapido e forte al nuovo coronavirus emerso a Wuhan, in Cina. Che cosa avrebbe dovuto fare di diverso?

L’OMS ha svolto diverse cose molto bene, in circostanze estremamente difficili e in un contesto di enorme incertezza.  Tuttavia, alcune delle sue indicazioni sono state sconcertanti. La missione di base dell’OMS è di fornire linee guida ai professionisti della salute. Ma in questo caso, all’OMS è chiesto di fare qualcosa di molto diverso di quanto è abituata a fare: emanare delle direttive sulle misure di confinamento che hanno enormi conseguenze economiche e sociali.

Una delle critiche rivolte all’OMS in passato, e che regge ancora oggi, è che si tratta di un’organizzazione molto medica. I suoi punti di forza sono nel settore sanitario, ma quando le crisi vanno fuori controllo e non riguardano solo la salute – come nel caso del coronavirus – la domanda è: “A chi ci rivolgiamo?”.

Il 26 marzo, i leader del G20 si sono impegnati a iniettare oltre 5’000 miliardi di dollari nell’economia mondiale e a “fare tutto il necessario per superare la pandemia”. Per quanto riguarda la salute, si sono impegnati a colmare il deficit di finanziamento del piano di risposta dell’OMS e a rafforzare il suo mandato, nonché ad accrescere la capacità di produzione di forniture mediche, a rafforzare le capacità di lotta contro le malattie infettive e a condividere i dati clinici. I leader mondiali si sono finalmente svegliati e si sono resi conto della necessità di una cooperazione globale per combattere il virus?

La dichiarazione del G20Collegamento esterno della settimana scorsa è un segnale molto incoraggiante per il futuro poiché finora la cooperazione internazionale è stata praticamente assente.

Spero che i Paesi smettano di considerare soltanto la loro situazione interna e realizzino che la cooperazione internazionale è indispensabile per tenere sotto controllo la pandemia.

La dichiarazione del G20 ha davvero colpito nel segno riguardo ai molteplici ambiti in cui abbiamo bisogno di una cooperazione più solida e affidabile di quella che abbiamo avuto finora. A livello molto umano, capisco perché i governi si siano ripiegati su loro stessi, in un periodo in cui tutti i principali Paesi su cui contiamo per svolgere un ruolo di primo piano su scala mondiale hanno anche dovuto far fronte a situazioni d’emergenza nazionale. Quindi è comprensibile, ma non possiamo permetterci di ignorare il livello internazionale. Abbiamo bisogno di una cooperazione internazionale per spegnere questo incendio.

Penso che l’intenzione e l’ampiezza delle questioni trattate dalla dichiarazione del G20 siano molto incoraggianti. Ma quando si parlerà di denaro, di informazioni, di reali risorse e di potere, vedremo che cosa rimarrà di questa dichiarazione.

“Se non raggiungeremo un accordo internazionale su come condividere informazioni e tecnologia, allora sarà il caos”

Lei ha espresso la preoccupazione sulla possibilità che i Paesi concludano degli accordi globali per garantire che, quando saranno disponibili, i farmaci efficaci, le diagnosi e i vaccini vengano distribuiti a chi ne ha più bisogno.

Ancora prima di sapere di quali farmaci abbiamo bisogno, i Paesi che hanno delle capacità di produzione hanno bloccato le esportazioni e accumulato le riserve di medicinali. È successo lo stesso con mascherine e i materiali protettivi.

Pensiamo ai Paesi poveri che non hanno la forza diplomatica o finanziaria di uno Stato europeo: saranno gli ultimi a essere serviti.

Avremo dei vaccini tra 12-18 mesi, ma i farmaci saranno disponibili a breve. Ci sono già piccole sperimentazioni che hanno dato dei risultati e presto avremo un’idea più chiara di quali sono i farmaci, i trattamenti e le terapie efficaci e di quando saranno disponibili. Nelle prossime settimane ci saranno più dati e i governi sapranno con maggiore certezza ciò di cui hanno bisogno.

La corsa per ottenere questi prodotti sarà senza precedenti. Sarà un ‘tutti contro tutti’, a meno che non riusciremo a trovare un accordo di base affinché i prodotti siano innanzitutto destinati ai Paesi più colpiti. Ciò mi sembra abbastanza logico, ma non credo che succederà.

Se non raggiungeremo un accordo internazionale su come condividere informazioni e tecnologia e su come mettere in comune le risorse in tempi brevi, allora sarà il caos. 

Traduzione dall’inglese: Luigi Jorio

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