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Malgrado i record di audience, il coronavirus indebolisce i media svizzeri

giornalisti intervistano il ministro svizzero della sanità.
I giornalisti lavorano senza sosta durante la pandemia di coronavirus, ma adesso, con le misure igienico-sanitarie per evitare i contagi, non possono più avvicinarsi fisicamente ai loro interlocutori, come qui, il 6 marzo 2020, con il ministro svizzero della sanità Alain Berset. Keystone / Peter Klaunzer

Il bisogno di informazioni di qualità è enorme in questo periodo di pandemia. Ma gli introiti pubblicitari stanno crollando e i media svizzeri sono in grande difficoltà. La maggior parte ricorre già al lavoro a orario ridotto.

Il mandato di servizio pubblico della Società Svizzera di Radiotelevisione (SSR), di cui fa parte anche swissinfo.ch, è ancor più importante in questi tempi difficili. “Dobbiamo più che mai accompagnare il nostro pubblico e aiutarlo a superare questa crisi senza precedenti, adempiendo alla nostra triplice missione di informare, consigliare e accompagnare”, sottolinea Pascal Crittin, direttore dela Radiotelevisione svizzera di lingua francese RTS.

I palinsesti delle emittenti radiotelevisive della SSR in tutte le lingue nazionali sono stati modificati per rafforzare l’attualità e i programmi di servizio e proporre al tempo stesso intrattenimento e offerte educative per gli allievi costretti a rimanere a casa.

Sembrerebbe quasi paradossale, eppure i media svizzeri sono duramente colpiti dalla crisi del coronavirus. Gli introiti pubblicitari sono in vertiginosa discesa, mentre l’attualità sportiva, associativa e locale è a un punto morto. Le stazioni radio private e i gruppi mediatici ricorrono al lavoro a tempo ridotto e riorganizzano in profondità i loro contenuti.

Ciò significa che per molti dipendenti il grado occupazionale diminuisce e che il numero di pagine dei giornali si assottiglia, così come il numero di programmi radiofonici e televisivi.

Nella Svizzera francese, ad esempio, il quotidiano friburghese La Liberté è stato ridotto da quattro a due sezioni. Anche le stazioni radio della regione del Giura hanno diminuito il numero di programmi, come durante le vacanze estive, ma hanno mantenuto gli appuntamenti informativi.

Persino il gruppo Tamedia, detentore di numerose testate in tutto il Paese, ha introdotto il lavoro a orario ridotto. Un provvedimento contestato dai giornalisti, secondo i quali, non sussisterebbero le condizioni per tale misura, in quanto non vi è alcuna riduzione del volume di lavoro. Tuttavia, l’editore è rimasto irremovibile sulla sua posizione: ciò che non può essere finanziato non deve essere pubblicato.

Dibattito sull’informazione gratuita

Ma molti giornalisti e politici chiedono agli editori di imboccare la strada opposta e di offrire gratuitamente notizie relative al coronavirus a tutta la popolazione. A loro avviso, si tratta di una questione di sanità pubblica: per combattere efficacemente la pandemia, ogni abitante dovrebbe avere accesso a informazioni affidabili, indipendenti e di qualità.

Alcuni editori hanno reagito molto negativamente a questa richiesta, in particolare quelli dei quotidiani zurighesi Neue Zürcher Zeitung (NZZ) e Tages-Anzeiger, che ritengono che sia in gioco la loro esistenza e che non sia possibile offrire informazione gratuita in questo periodo di drastico calo dei ricavi pubblicitari. Altri media, invece, come il settimanale di sinistra WOZ, il quotidiano ginevrino Le Temps, il sito web di notizie Heidi.news e i giornali francofoni del gruppo ESH hanno optato per un libero accesso online ai loro articoli dedicati al coronavirus.

Benché i media svizzeri siano finanziariamente con l’acqua alla gola, in questa crisi di coronavirus registrano primati di utenza senza precedenti. Il traffico sui siti web e le richieste di abbonamento sono in aumento.

Ciò nonostante, molte testate potrebbero non riuscire a riprendersi da questa crisi. “Lavoriamo 18 ore su 24 ogni giorno, inventiamo formati, il traffico sul nostro sito è enorme, ma la nostra pubblicità è scomparsa. Posso garantire gli stipendi dei miei dieci dipendenti per marzo ma non più per aprile”, ha dichiarato amareggiato Cédric Jotterand, direttore del Journal de Morges, al quotidiano Le Temps.

Una speranza è ora riposta nello Stato: sindacati e datori di lavoro sono uniti nel chiedere con forza alle autorità federali e cantonali di sostenere finanziariamente i media in tutto il Paese.

Disoccupazione parziale per aiutare il giornalismo?

In tempi di crisi del coronavirus, i mezzi della disoccupazione parziale dovrebbero essere usati per mantenere i giornalisti al lavoro, non per forzarli a smettere. Il sindacato Impressum chiede venerdì al governo federale di emanare una nuova ordinanza in tal senso.

“Il pubblico e le autorità dipendono più che mai dal lavoro giornalistico. Chiediamo quindi che il denaro non vada alle indennità di disoccupazione parziale, ma al finanziamento delle informazioni giornalistiche. Questo non costa un solo centesimo in più”, afferma il direttore di Impressum, Urs Thalmann, citato in una notaCollegamento esterno.

Il sindacato ritiene che la nuova “Legge sulla lotta contro le malattie trasmissibili degli essere umanoCollegamento esterno” gli dia spazio, in particolare l’articolo 7Collegamento esterno sulla situazione straordinaria. Impressum chiede inoltre che le società editrici siano tenute a fornire le motivazioni per la richiesta di disoccupazione parziale. Per il sindacato, i licenziamenti dovrebbero essere esclusi nei media che beneficiano di questo finanziamento

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(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)

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SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

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