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Un giornalista turco impressionato dal parlamento svizzero

Sabato 16 luglio 2016, un giorno dopo il fallito colpo di Stato, diverse centinaia di persone hanno manifestato davanti al consolato generale di Turchia a Zurigo in favore del presidente Erdogan. Keystone

Mehmet Göcekli è uno dei pochi giornalisti turchi a criticare il governo e ad essere (ancora) in libertà.  In visita in Svizzera, a metà marzo ha potuto assistere alla sessione del parlamento, grazie all’amicizia che lo lega con la deputata di origine turca Sibel Arslan. Incontro.  

“Bello!”, risponde Mehmet Göcekli quando gli chiediamo che impressione ha avuto del parlamento svizzero. “Autentico, accessibile, vicino al popolo”. Del contenuto dei dibattiti non ha capito molto, ma è rimasto particolarmente colpito dalla cerimonia di addio a un dipendente dei Servizi del parlamento, andato in pensione dopo molti anni di servizio. Fiori e applausi da parte dell’Assemblea federale per un “usciere” – il giornalista turco non ha mai visto una cosa simile nel suo paese. Al contrario. Si è dovuto abituare al fatto che in Turchia sono solo i potenti ad essere applauditi.

Mehmet Göcekli (a destra) visita Palazzo federale con due amici turchi. swissinfo.ch

Mehmet Göcekli ha paura di essere arrestato di nuovo al suo ritorno in Turchia. A causa della sue attività politiche è rimasto in prigione per dieci anni. Ma la lotta per la democrazia e la libertà d’espressione è troppo importante ai suoi occhi, come a quelli di molti colleghi, perché si lasci intimidire. I suoi articoli sono pubblicati da Demokrat HaberCollegamento esterno, una piattaforma online che riesce ancora a diffondere i propri contenuti in Turchia, malgrado i continui tentativi di blocco da parte delle autorità.

Concentrazione dei media, vicini al governo

Se Mehmet Göcekli ha potuto accedere al Palazzo federale e assistere ai dibattiti parlamentari è grazie alla deputata svizzero-turca Sibel Arslan. Quando nel 2015 è stata eletta alla Camera bassa per il partito dei Verdi, la notizia è rimbalzata su tutti i giornali turchi, afferma Göcekli. Ma quando le autorità hanno scoperto che Sibel Arslan è un’immigrata di seconda generazione, con origini curde, i media vicini al governo non si sono più interessati a lei.

Sibel Arslan non si è fatta un nome solo tra i giornalisti più critici, ma tra tutti i turchi che si interessano alla democrazia, afferma Mehmet Göcekli. “Queste persone sono fiere della sua carriera politica in Svizzera”. Si tratta però di una minoranza. “La maggior parte della gente nel mio paese non conosce Sibel Arslan”, perché non si informa oppure si informa unicamente attraverso i media vicini al potere.

Göcekli non ha radici curde. Se il giornalista teme per la sua libertà è perché ha denunciato le “politiche antidemocratiche del governo Erdogan”. Ad esempio il fatto che molte persone contrarie al governo turco sono state arrestate per sospetto terrorismo.

Il conflitto tra sostenitori e detrattori del regime trova terreno fertile anche nei paesi europei. Alcune settimane prima della votazione sulla riforma costituzionale, che potrebbe conferire maggiori poteri al capo di Stato, la campagna si è intensificata anche in Svizzera, dove vivono circa 120mila cittadini turchi. Simpatizzanti di Erdogan, così come cittadini curdi, hanno pianificato diverse manifestazioni politiche, che preoccupano le autorità svizzere responsabili della sicurezza.

Göcekli non parteciperà a nessuno di questi eventi. Il rischio di provocazioni e scontri è troppo grande. È questo l’obiettivo degli organizzatori, afferma il giornalista, e ad approfittarne sarebbe solo il partito al potere, l’AKP.

Buoni voti per il ministro degli esteri svizzero

Il giornalista riconosce un buon talento diplomatico al capo della diplomazia elvetica, Didier Burkhalter. Senza scatenare l’ira di Ankara, è riuscito a far desistere il suo omologo turco Mevlüt Cavusoglu dal venire in Svizzera e ad evitare così un aumento delle tensioni su territorio elvetico.

Nei confronti dei governi europei, invece, Göcekli non ha solo parole di elogio. Il lungo braccio del governo turco ha abusato del principio della libertà d’espressione, denuncia il giornalista. Le ambasciate sono state strumentalizzate ai fini della campagna referendaria e questo è vietato anche dal diritto interno turco. “L’AKP ha violato le leggi turche ed europee, ma i governi europei hanno reagito troppo tardi a questo abuso”. Per quale ragione? Il giornalista turco non ha dubbi: A causa dell’accordo migratorio con la Turchia, per troppo tempo i paesi europei non hanno avuto il coraggio di limitare le attività del presidente turco sul loro territorio. 

Stando a diversi media, l’Unione dei democratici turchi europei (UETD) sarebbe vicina al partito conservatore AKP del presidente Recep Tayyip Erdogan. La sezione svizzera dell’associazione voleva organizzare diverse manifestazioni politiche in vista del referendum presidenziale, in programma il 16 aprile. Questi eventi sono stati in parte vietati o annullati.

I turchi che vivono all’estero hanno tempo fino al 9 aprile per votare. In Svizzera possono farlo presso l’ambasciata turca a Berna o ai consolati di Ginevra e Zurigo. Alcuni, però, non osano recarsi alla rappresentanza diplomatica per paura di ritorsioni. Dopo il fallito colpo di Stato di Turchia, nel luglio 2016, l’ambasciata di Turchia a Berna aveva affermato che i sostenitori del movimento di Fethullah Gülen, considerato terrorista da Akara, dovevano attendersi conseguenze giudiziarie.

Murat Sahin, presidente della sezione svizzera dell’UETD, non ha voluto rispondere alle domande di swissinfo.ch. 

Traduzione dal tedesco di Stefania Summermatter

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