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Ospedali: la qualità è un segreto

Gli ospedali non amano l'intrusione nella loro autonomia di gestione Keystone

La salute costa troppo, eppure le misure di risparmio sono contestate. Si teme soprattutto un calo della qualità.

Ma proprio la qualità delle prestazioni sanitarie è la grande sconosciuta. I dati esistono, ma rimangono sotto chiave.

La salute degli svizzeri costa molto: nel 2002 si è arrivati all’11% del prodotto interno lordo.

Che delle misure di contenimento dei costi siano urgenti, è ormai fatto indiscusso. Ma non si conoscono le conseguenze dei tagli sulla qualità delle prestazioni. Per questo da alcuni anni si misura la qualità del lavoro prestato negli ospedali, per permettere un confronto, ma i dati rimangono segreti.

Qualità sotto controllo

Dal 1996 la Legge sull’assicurazione malattia (Lamal) esige un controllo della qualità. Si tratta di eliminare doppioni, giri a vuoto, ma anche di offrire le prestazioni più adeguate. Ma per farlo ci vogliono i dati per un confronto fra gli operatori.

All’avanguardia in questo campo c’è il canton Zurigo. Tutti gli ospedali che ricevono soldi pubblici sono tenuti a misurare le proprie prestazioni secondo uno schema standardizzato.

Dal gennaio 2000 i dati raccolti vengono analizzati dall’organizzazione Outcome. Membri fondatori di questo organismo sono la Direzione della sanità zurighese, gli assicuratori malattia e tutti gli ospedali della regione.

Interessi opposti

Gli interessi che si cumulano in Outcome sono però diametralmente opposti. Gli assicuratori vogliono risparmiare e vogliono controllare le prestazioni offerte dagli ospedali. Le loro statistiche affermano senza scrupoli che il 30% delle cure sono perfettamente inutili.

La politica ha invece bisogno di cifre sicure su cui basare i propri bilanci, sempre più ristretti. È importante che i tagli avvengano al posto giusto per evitare un calo della qualità dell’assistenza medica nazionale.

Gli ospedali invece temono di venir messi in una classifica discriminante. Le pecore nere (o, secondo il caso, spendaccione) dovrebbero poi rinunciare ad una parte dei soldi pubblici, dovendo tagliare l’offerta.

Anonimità assicurata

Così il modello zurighese è di compromesso: ogni ospedale misura indipendentemente le proprie prestazioni secondo uno schema comune. I dati vengono poi anonimizzati e invitati agli altri istituti.

Gli ospedali riconoscono la propria valutazione e possono confrontare direttamente i risultati dei concorrenti, senza riconoscerli. Le correzioni possono avvenire attraverso l’analisi delle cartelle della concorrenza.

I proprietari delle informazioni rimangono gli ospedali. Le casse malati e il cantone non hanno accesso alle informazioni. Per quanto il sistema rimanga dunque parziale, ha già avuto un suo successo e numerosi cantoni lo hanno adottato.

I risultati sono già visibili: a Interlaken, per esempio, il pronto soccorso è stato riorganizzato dopo l’analisi dei dati. Lo conferma il primario, il dottor Heinz Schaad: «Il sistema ci ha permesso di confrontare il nostro servizio a 12 altri ospedali svizzeri e di migliorare notevolmente l’organizzazione del pronto soccorso».

Trasparenza richiesta

Benché i risultati siano positivi, la trasparenza è un tema ricorrente. «Per il momento accettiamo l’anonimità dei dati – afferma Peter Marbet, portavoce di santésuisse, l’associazione nazionale degli assicuratori privati – altrimenti non saremmo riusciti ad avere nemmeno questo primo passo».

Gli assicuratori vogliono far capire alle direzioni degli ospedali che la concorrenza fa bene anche nel settore sanitario e che la verifica delle prestazioni, a lungo termine, andrebbe affidata ad organismi indipendenti e esterni. Il traguardo è un sistema che coinvolga tutto il paese con uno standard parificato per le analisi. «Ma bruciare le tappe non è possibile, per ora continuiamo su questa strada», afferma conciliante Marbet.

Anche la Direzione della sanità zurighese si aspetta più trasparenza: «Outcome ha permesso di costruire la necessaria cultura fra i partner della sanità. Ma adesso almeno lo Stato e gli assicuratori dovrebbero avere accesso ai risultati», afferma la portavoce Marianne Delfosse. Probabilmente ci si arriverà nel 2004, ma vanno chiarite ancora le modalità.

La fine dell’autocertificazione

Il problema più grosso è l’onestà e l’unitarietà con cui gli ospedali compilano i dati. Al momento nessuno può mettere in questione quanto esce da un istituto. Chiaro è che se qualcuno bara, distrugge il sistema e, presto o tardi, pagherà con l’introduzione di un sistema ancora più rigido.

Inoltre c’è chi dubita della comparabilità dei dati rilevati da persone e con sistemi diversi. «Proprio per attuare solo misure di risparmio giuste, dobbiamo veramente conoscere il sistema ospedaliero. Dobbiamo evitare una perdita di qualità nell’offerta sanitaria», sottolinea Delfosse. I soldi non bastano già più, dunque bisogna vedere dove veramente si può risparmiare.

swissinfo, Hansjörg Bolliger
(adattamento: Daniele Papacella)

La statistica 2001 contava:
364 ospedali
1,39 milioni di pazienti
13,8 milioni di giorni di ricovero
14,6 miliardi di costi
152’200 impiegati

I costi della salute aumentano costantemente.

Nel 2001 si è arrivati al 10,9% del Prodotto interno lordo. Nel 1960 si era ancora al 5%.

Dopo gli Stati Uniti (13,9%), la Svizzera ha il sistema sanitario più caro al mondo.

Come termine di paragone: la Germania spende il 10,7%, la Francia il 9,5%, l’Italia il 8,4% e l’Austria il 7,7%.

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