La televisione svizzera per l’Italia

Orologio a cucù, svizzero d’adozione

Non è stato inventato qui, come Orson Welles lasciava intendere in una celebre battuta; però se ne vendono ancora, anche a clienti italiani

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Tratto da: Conti cifrati e altri (falsi) miti svizzeri

“In Italia, per trent’anni, sotto i Borgia ci furono guerre, terrore, omicidi e carneficine ma ne vennero fuori Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera, hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di democrazia e pace, e cos’hanno prodotto? Gli orologi a cucù.”

La battuta è di Orson Welles, brillante e prolifico attore, sceneggiatore e regista statunitense. La pronuncia nel film ‘Il terzo uomo’, Palma d’oro a Cannes nel 1949. È talmente memorabile che Welles, talvolta, è accreditato anche come sceneggiatore della pellicola per quanto vi abbia aggiunto quella sola battuta: il resto è frutto del soggetto e dei dialoghi del britannico Graham Greene.

Welles non ha del tutto torto: gli svizzeri di orologi a cucù ne hanno prodotti, e molti. Però non li hanno inventati, come -volontariamente o no- lascia intendere. L’orologio a pendolo con la caratteristica finestrella e il cuculo è un’invenzione tedesca: nasce nel Settecento nella Foresta nera.

Forse anche i connazionali di Welles, i maggiori acquirenti di cucù, sanno ormai che non è svizzero. Ma, come scrive Oliver Scharpf nel suo “Lo chalet e altri miti svizzeri” (Capelli editore), per gli americani continua a costituire un perfetto souvenir del nostro Paese, poiché racchiude alcuni simboli: gli orologi, lo chalet, e “la specialità tipica svizzera della miniaturizzazione, quella del meccanismo di un orologio da polso, ma anche”, prosegue Scharpf, “la Svizzera stessa messa in scena a Melide con la Swissminiatur”.

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