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Democrazia digitale al centro della battaglia politica

Pokemon GO oder die Jagd nach digitalen Monstern mitten in der Stadt Bern.
Pokemon GO! Folle di giovani hanno dato la caccia ai mostriciattoli digitali nell'estate 2016. La realtà aumentata potrebbe mobitarli nell'esercizio dei diritti civici? Keystone

Uscito dal letargo, il tema della democrazia digitale in Svizzera sta prendendo slancio. Non senza discussioni. Due schieramenti si affrontano: da un lato i fautori dell'adeguamento degli strumenti democratici alla realtà del XXI secolo, dall'altro un'alleanza di tradizionalisti e di esperti di sicurezza. Appello per una maggiore apertura alla sperimentazione.


Questo articolo fa parte di #DearDemocracy, la piattaforma di swissinfo.ch sulla democrazia diretta. Qui, oltre a giornalisti interni della redazione, si esprimono anche autori esterni. Le loro posizioni non corrispondono necessariamente a quelle di swissinfo.ch.

Nell’Indice della democraziaCollegamento esterno della rivista inglese The Economist, la Svizzera si colloca tra i paesi più democratici del mondo. È inoltre ai vertici anche nell’infrastruttura informatica. Nel corrispettivo indice WEFCollegamento esterno (Forum economico mondiale) è classificata al 7° posto.

Tuttavia la Svizzera fatica a combinare la tecnologia con l’esercizio della democrazia, ha già sottolineato nelle colonne di swissinfo.ch anche Adrienne Fichter, esperta di democrazia digitale.

Le ragioni sono molteplici. Tra di esse vi è la questione della sicurezza. Tuttavia, può sorprendere che, come ha recentemente riferito swissinfo.ch, questo argomento faccia breccia proprio tra le sezioni giovanili dei partiti svizzeri. Con i progressi tecnologici, i processi di democrazia online sicuri sono ormai a portata di mano.

Mito della democrazia nella piazza del villaggio

I sostenitori della tradizione, il che si trovano in tutti i campi politici, temono che la qualità della discussione online non sia equivalente a quella delle persone che si incontrano in carne e ossa. Ritengono che la procedura sia troppo anonima, troppo fugace, troppo semplice, se si può decidere con un solo clic.

Per esempio – come ha recentemente affermato il cancelliere della Confederazione, Walter Thurnherr, in occasione del Dialogo digitale a Bienne –una raccolta di firme sulla piazza del villaggio darebbe luogo a discussioni diverse rispetto alla compilazione di un formulario online.

Ciò che trascurano i tradizionalisti è che le giovani generazioni si stanno già formando la propria opinione politica prevalentemente su Internet. Nelle elezioni presidenziali americane del 2016, il Pew Research Center ha evidenziato che oltre il 50% dei giovani tra i 18 e i 29 anni riceve informazioni politiche da siti web, app e social media. Segue la televisione via cavo con il 12%.

Da uno studio nell’Unione europea è d’altra parte emerso che le persone che entrano in contatto con informazioni politiche online partecipano maggiormente al processo politico. Soprattutto quando sono disponibili anche opportunità di partecipazione online. In questo contesto, l’imperativo che il processo democratico debba continuare ad essere condotto in modo tradizionale, appare un po’ nostalgico.

La sicurezza contestata

D’altro canto, la sicurezza nel processo elettorale e di voto è imprescindibile. Grandi esperti di hacking mettono quindi in guardia contro il voto elettronico. Tra costoro vi sono ad esempio Gunnar Porada e Volker Birk, che lo hanno fatto nella trasmissione “RundschauCollegamento esterno” della televisione pubblica svizzera tedesca SRF.

Tecnologia blockchain

Permette a diversi utenti di una piattaforma di avere accesso alle stesse informazioni. Quando un utente aggiorna le informazioni, le nuove informazioni sono visibili a tutti.

Al contempo, i dati non vengono memorizzati centralmente in nessun luogo. Ciò impedisce a un hacker di accedere ai dati memorizzati centralmente. La blockchain rappresenta quindi un’infrastruttura su cui possono essere costruite le applicazioni. Un esempio è la rete Ethereum, la cui fondazione ha sede a Zugo.

Tuttavia, così si trascurano due aspetti. In primo luogo, non vi è mai una protezione al cento per cento contro le frodi elettorali. Nemmeno nelle operazioni di voto tradizionali, con schede cartacee.

Uno studioCollegamento esterno condotto in Germania nel 2011 ha rivelato che le frodi elettorali non sono rare. Anche in Svizzera si registrano frequentemente irregolarità nelle elezioni e nelle votazioni, soprattutto nel conteggio dei voti e nella trasmissione dei risultati.

In secondo luogo, oggi c’è la possibilità di garantire la sicurezza del voto online tramite la tecnologia blockchain (cfr. riquadro). Prove sono già in corso in diversi paesi, come l’Irlanda, l’Australia e gli Stati Uniti.

I sostenitori della digitalizzazione attualmente hanno il vento in loro favore. Il senatore Damian Müller, ad esempio, ha presentato alla Camera dei Cantoni un postulatoCollegamento esterno che incarica il governo federale di esaminare i possibili passi verso la digitalizzazione dell’intero processo democratico.

Non si tratta solo di consentire il voto online, bensì di sensibilizzare i cittadini online e tramite smartphone sulle questioni politiche, di promuovere dibattiti, di ricevere un rapido feedback dal popolo su temi politici e di semplificare la raccolta delle firme. Anche Abraham Bernstein, professore di informatica presso l’università di Zurigo, è di questo parere.

Intelligenza artificiale e chatterbot

Una piattaforma online sicura, sostanziale e ludica per votazioni, elezioni e discussioni dovrebbe combinare alcuni punti, in modo che i dibattiti possano essere significativi e contrastare la tendenza alla radicalizzazione. Il professore del Politecnico federale di Zurigo Dirk HelbingCollegamento esterno ha riassunto queste caratteristiche in un articolo per la pubblicazione online statunitense Huffington Post. A suo avviso, i cosiddetti forum di deliberazione online dovrebbero avere le seguenti caratteristiche:

·       Essere organizzati in modo trasparente e decentralizzato, per impedire manipolazioni e censure.

·       Essere moderati da coordinatori eletti collettivamente per consentire discussioni eque e costruttive.

·       L’intelligenza artificiale può essere utilizzata per rilevare attività anomale, quali chat bot e ghostwriter o troll. Potrebbe anche smistare e organizzare argomenti, contribuendo così a una discussione equilibrata e chiara.

·       Sistemi di reputazione potrebbero promuovere comportamenti responsabile e contributi di alta qualità e di autori di alto valore.

Pokémon GO per la politica?

Ma la cosa più importante è che tali piattaforme siano facili da usare e attraenti. Immagini di non notare un terreno incolto nel suo quartiere. La città vuole rivalutare questo spazio vuoto. Il suo smartphone la rende attenta che la sua opinione sarebbe richiesta.

Tramite la cosiddetta “realtà aumentata”, un’estensione digitale della realtà visibile, ora può vedere quali idee di progetto sono già state presentate sulla piattaforma e come appaiono. Poi con un mop o un clic può votare per il suo progetto preferito.

In un modo ancora più giocoso, si potrebbe sperimentare con ricompense sotto forma di punti, ad esempio per un concorso in una città oppure tra amici. Gli utenti decidono quali dati possono essere visualizzati dalla cerchia di amici. Tutto il resto rimane anonimo.

Chi si ricorda del successo del gioco online Pokémon GO, basato sulla realtà aumentata, capirà facilmente che opportunità offrirebbe un’implementazione ludica della democrazia digitale. Soprattutto quando si tratta di coinvolgere le giovani generazioni. Vale la pena di provare. Perché avere piacere nella democrazia non è un’utopia.


L’autore

Politologo ed esperto di tecnologia finanziaria, Stefan Klauser è capo progetto per la “Società digitale” al Politecnico federale di Zurigo.

Su #DearDemocracy, la piattaforma sulla democrazia di swissinfo.ch, scrive articoli riguardanti innovazioni, opportunità e rischi della digitalizzazione per la democrazia diretta in Svizzera.

L’accento è posto soprattutto sull’influenza dei social media sulle elezioni e sulle votazioni, sulla partecipazione digitale dei cittadini, sulla tecnologia civica e sugli Open Data.

In tempi di autori professionisti di false notizie (troll), di bots e di eccessi di “politica Twitter” di Donald Trumps, il dibattito politico sulla digitalizzazione della politica diventa sempre più importante.

(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

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