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ONU: per un ruolo attivo nel Consiglio di sicurezza

Il Consiglio di sicurezza: l'organo dell'ONU che dispone di maggiori poteri Reuters

Il governo elvetico ha deciso di inoltrare la candidatura della Svizzera ad un seggio non permanente del Consiglio di sicurezza dell'ONU. Una decisione positiva, secondo l'ambasciatore austriaco alle Nazioni unite Thomas Mayr-Harting, che illustra a swissinfo.ch le esperienze raccolte dal suo paese.

Dalla sua adesione all’ONU nel 1955, l’Austria ha già occupato per tre volte un seggio di membro non permanente nel Consiglio di sicurezza, l’ultima volta nel 2009-2010. Assumendo questo mandato, a detta dell’ambasciatore austriaco a New York, ogni paese può svolgere un ruolo importante per promuovere la pace e la sicurezza nel mondo. E la Svizzera potrà farlo, facendo leva in particolare sulla sua grande tradizione nel diritto umanitario e nella mediazione di conflitti.

swissinfo: Cosa ne pensa della decisione del governo elvetico di inoltrare la candidatura della Svizzera al Consiglio di sicurezza dell’ONU per il periodo 2023-24?

Thomas Mayr-Harting: Ci rallegriamo per questa decisione. Abbiamo seguito il percorso della Svizzera nell’ONU sin dalla sua adesione e con grande simpatia.

Durante il suo breve periodo di appartenenza all’ONU, la Svizzera ha svolto un ruolo attivo in molti settori di grande importanza per i nostri due paesi. Potrei menzionare ad esempio l’impegno elvetico per il rispetto del diritto umanitario internazionale e dello stato di diritto.

La Svizzera è per noi un partner naturale. Saremmo quindi lieti, se potesse entrare a far parte per due anni del Consiglio di sicurezza dell’ONU.

swissinfo: L’Austria ha già assunto per tre volte un seggio di membro non permanente del Consiglio di sicurezza. Quale bilancio può fare di questi tre mandati?

T.M.-H.: Innanzitutto vorrei dire che l’impegno nel Consiglio di sicurezza rappresenta in primo luogo un servizio in favore dell’ONU e della comunità internazionale. È importante che questo compito venga assunto da paesi come l’Austria e la Svizzera, che svolgono un ruolo sostanziale in favore dei rapporti multilaterali e dello stato di diritto.

Le nostre esperienze hanno inoltre dimostrato che questo mandato permette di dare degli impulsi significativi. Tra i temi importanti degli ultimi due anni, in cui l’Austria ha fatto parte del Consiglio di sicurezza, vi sono stati il conflitto di Gaza e la non proliferazione nucleare in Iran e Corea del nord. Nelle ultime settimane prima della fine del 2010 vi è stata inoltre la situazione in Costa d’Avorio.

Il Consiglio di sicurezza si è pure occupato intensamente negli ultimi anni del rispetto del diritto umanitario internazionale. Nessun paese può contribuire al dibattito su questo tema meglio della Svizzera, patria del fondatore della Croce rossa e depositaria delle Convenzioni di Ginevra.

Un altro tema di cui ci siamo occupati, e che interessa sicuramente la Svizzera, riguarda la questione dello stato di diritto, ad esempio in relazione all’intervento contro Al Qaeda e i Talebani o le sanzioni internazionali. Su questo tema abbiamo tra l’altro già lavorato in stretta collaborazione con la Svizzera e siamo riusciti a smuovere qualcosa.

swissinfo.ch: Cosa può apportare l’appartenenza al Consiglio di sicurezza dell’ONU?

T.M.-H.: Durante un mandato di due anni ogni paese può portare avanti dei temi che considera importanti. La Svizzera si è candidata per il periodo 2023-24: è quindi ancora troppo presto per dire che cosa apporterà il suo mandato. Ma è in ogni caso sicuro che ogni paese può porre un suo accento e lasciare delle impronte.

I rappresentanti dell’Austria hanno avuto diverse occasioni negli ultimi anni per illustrare ai rappresentanti del governo e del parlamento svizzero le loro esperienze in seno al Consiglio di sicurezza.

Abbiamo spiegato in particolare che, quale membro non permanente del Consiglio di sicurezza, vale la pena impegnarsi per sostenere la pace e la sicurezza nel mondo e per promuovere i propri valori e le proprie visioni. Forse anche questi contatti hanno contribuito a motivare le autorità svizzere ad inoltrare la loro candidatura.

swissinfo.ch: In che ambiti la Svizzera potrà essere attiva quale membro del Consiglio di sicurezza?

T.M.-H.: Un tema di cui il Consiglio di sicurezza dovrà occuparsi ancora di più nei prossimi anni sarà la protezione delle persone civili in situazioni di conflitto. Pensiamo ad esempio al Darfur, al Congo, allo Sri Lanka o a Gaza. Direi che la Svizzera è predestinata a svolgere un ruolo attivo in questi ambiti.

La Svizzera potrà inoltre attingere alle sue grandi esperienze nel quadro dei “buoni uffici”, allo scopo di trovare soluzioni di compromesso per risolvere i conflitti. Non tutti i membri del Consiglio di sicurezza dispongono di esperienze così grandi in questo ambito quanto la Svizzera, che ha alle spalle una notevole tradizione nella mediazione e nel management delle crisi.

Tra i compiti più importanti del Consiglio di sicurezza vi è pure la sorveglianza delle missioni di promozione della pace nelle zone di crisi. Sarebbe utile, se la Svizzera potesse raccogliere maggiori esperienze in questo settore.

swissinfo.ch: In Svizzera alcuni sostengono che un seggio nel Consiglio di sicurezza non è compatibile con lo statuto di neutralità? Come valuta questa obiezione, tenendo conto del fatto che anche l’Austria è un paese neutrale, seppure con uno statuto un po’ diverso da quello elvetico?

T.M.-H.: Già dal suo ingresso nell’ONU nel 1995 l’Austria ha avuto un approccio su questo tema molto diverso rispetto alla Svizzera. Da parte austriaca, l’appartenenza all’ONU è sempre stata vista come una logica componente della sua politica di neutralità.

Nel corso degli anni anche in Austria vi sono stati molti dibattiti e sviluppi su questo aspetto. Ad esempio in occasione dei nostri primi due mandati nel Consiglio di sicurezza, nel 1973-74 durante la Guerra fredda o nel 1991-92 dopo la caduta del Muro di Berlino.

Ad ogni volta gli specialisti di diritto internazionale sono giunti alla conclusione che il sistema sicurezza collettivo, ancorato nell’articolo 103 della Carta dell’ONU, è prioritario rispetto ad ogni altro impegno, senza violare il principio di neutralità. Sono convinto che anche gli esperti svizzeri di diritto internazionale sostengono questa visione.

Il Consiglio di sicurezza dell’ONU costituisce l’organo delle Nazioni unite che dispone di maggiori poteri.

Secondo l’articolo 24 della Carta delle Nazioni unite, è “responsabile per il mantenimento della pace mondiale e della sicurezza internazionale“.

È inoltre l’unico organo dell’ONU autorizzato ad imporre sanzioni economiche o militari a qualsiasi paese.

Il Consiglio è formato da 15 membri, di cui 5 permanenti (Stati uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia) e 10 eletti per un periodo di due anni dall’Assemblea generale delle Nazioni unite.

L’Assemblea generale è il plenum dell’organizzazione dove i 192 Stati membri dispongono del medesimo diritto di voto, indipendentemente dalla loro dimensione o potenza.

La presidenza cambia ogni anno secondo il principio di rotazione tra i cinque gruppi regionali dell’organizzazione.

Nel 2010/11 la presidenza è assunta dallo svizzero Joseph Deiss, ex ministro degli affari esteri della Confederazione.

Tra i compiti del presidente dell’Assemblea generale vi è l’organizzazione dell’agenda annuale, in seguito concretizzata in collaborazione con l’ufficio presidenziale.

Il presidente conduce il dibattito generale durante le due settimane della sessione annuale e delle sessioni straordinarie. In caso di impedimento, può essere sostituito da uno dei suoi 21 vicepresidenti.

Assieme agli Stati membri, il Segretario generale e i presidenti delle sei commissioni dell’Assemblea generale, partecipa inoltre all’elaborazione di progetti di risoluzione consensuali, che saranno poi presentati all’Assemblea.

Traduzione Armando Mombelli

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