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Onu, “Bisogna dialogare con i talebani”

Miliziani talebani a Kabul.
Per l'Onu bisogna scendere a patti con i gli studenti coranici divenuti padroni del paese. Keystone / Stringer

Con i talebani bisogna parlare se si vuole aiutare il resto degli afghani a sopravvivere.

Lo ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres alla conferenza dei donatori organizzata dall’Onu che si è tenuta a Ginevra, con l’obiettivo di raccogliere almeno 600 milioni di dollari da destinare agli aiuti umanitari.

Una cifra che dovrebbe consentire di aiutare 11 milioni di persone fino alle fine dell’anno tramite le forniture di cibo del Programma alimentare e l’assistenza dell’Organizzazione della sanità che tenta di mantenere aperte centinaia di strutture sanitarie a rischio di chiusura dopo che i talebani hanno conquistato il controllo del paese.

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Alla Conferenza, tra gli altri, partecipano alti funzionari dell’ONU, decine di rappresentanti di governi, tra cui i ministri degli esteri svizzero Ignazio Cassis e tedesco Heiko Maas, nonché il presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa, l’elvetico Peter Maurer che ha già fatto sapere che la somma non sarà sufficiente a garantire gli aiuti umanitari necessari (servirebbero almeno 150 milioni in più).

Come spiegato negli scorsi giorni al Consiglio di sicurezza dalla rappresentante speciale per l’Afghanistan Deborah Lyons: “lo scopo comprensibile è negare questi fondi all’amministrazione talebana”. Molti paesi temono però che le proprie donazioni possano in qualche modo aiutare i talebani.

I nuovi uomini forti afghani lunedì mattina, poco prima dell’inizio della Conferenza, sono stati al centro delle critiche di Michelle Bachelet che, parlando al Consiglio dei diritti umani, ha affermato che il suo ufficio ha ricevuto accuse credibili di rappresaglie, intimidazioni, incursioni e limitazioni delle libertà delle donne, criticando i talebani per la disconnessione tra le loro parole e azioni.

In coincidenza con la conferenza a Ginevra, lunedì il direttore dell’agenzia ONU per i rifugiati Filippo Grandi è arrivato a Kabul per una visita non annunciata che, ha reso noto via Twitter, dovrà permettere di valutare gli umanitari e la situazione di 3,5 milioni di afghani sfollati.

Un numero che negli ultimi mesi si è ingrossato notevolmente a causa dell’avanzata talebana, ma già prima della presa di Kabul, il 15 agosto, milioni di persone fuggite all’estero o restate in patria dipendevano dal supporto umanitario. Gli ultimi sviluppi della situazione avrebbero solo aumentato la vulnerabilità della popolazione civile confrontata anche con una grave siccità che mette in pericolo il prossimo raccolto.

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