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OMC: nuove speranze per il commercio internazionale

Luzius Wasescha, responsabile dal 2007 della missione permanente della Svizzera presso l'OMC Keystone

Il 2011 potrebbe essere la "volta buona" per i negoziati del ciclo di Doha sulla liberalizzazione del commercio internazionale. Quest'anno le trattative non dovrebbero infatti essere frenate da scadenze politiche o elettorali importanti, rileva il capo della delegazione svizzera Luzius Wasescha. Intervista.

Avviato nel 2001 a Doha, nel Qatar, il ciclo di negoziati dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) sulla liberalizzazione degli scambi internazionali mira tra l’altro ad aprire maggiormente i mercati ai prodotti agricoli e industriali, eliminare diversi ostacoli non tariffari e regolare le divergenze sulla protezione della proprietà intellettuale, in particolare per quanto riguarda i medicinali.

Il ciclo di trattative di Doha, come è stato chiamato, si è però arenato ben quattro volte in questo decennio, soprattutto in seguito alle vertenze sull’agricoltura e la proprietà intellettuale che hanno opposto paesi industrializzati, da una parte, e paesi emergenti o in via di sviluppo, dall’altra.

Nel 2011, in assenza di grandi appuntamenti elettorali, i governi dei paesi membri potrebbero giungere più facilmente a concessioni e, per finire, ad un accordo. Secondo Luzius Wasescha, proprio in questi giorni i lavori delle delegazioni sono entrati in una fase importante: “Si affrontano dei dettagli, in modo da poter elaborare nuove basi di negoziazione entro marzo-aprile”, indica il capo della delegazione elvetica presso l’OMC a Ginevra.

swissinfo.ch: Per il G20, il 2011 offrirebbe una “finestra di opportunità” in vista di un accordo all’OMC. Come mai?

Luzius Wasescha: L’agenda delle trattative ha ormai già raggiunto 10 anni: i temi di divergenza erano più importanti allora che non oggi. Il 2011 è inoltre un anno di calma dal profilo politico negli Stati uniti, come pure in Brasile, India, Cina o nei principali paesi dell’Unione europea. Non vi sono scadenze elettorali che potrebbero rallentare di nuovo il processo negoziale.

swissinfo.ch: Quali temi apparivano più importanti alcuni anni fa, rispetto ad oggi?

L.W.: Con il rafforzamento della ripartizione internazionale del lavoro e certi automatismi nella produzione industriale internazionale, i diritti doganali non svolgono più un ruolo molto importante oggigiorno. Se non un ruolo negativo. Da un lato perché occorre molto lavoro amministrativo per importi esegui, dall’altro perché alcuni diritti doganali più elevati esistono in teoria, ma non vengono applicati in pratica. E questo a detrimento della sicurezza giuridica.

swissinfo.ch: Ciò significa che si stanno tuttora negoziando delle regole per il mondo di ieri?

L.W.: Stiamo compiendo un passo verso la modernizzazione del sistema multilaterale. Anche se, per molti specialisti, si tratta di un passo troppo modesto.

Sarebbe invece più urgente affrontare altre questioni. Ad esempio, la liberalizzazione degli investimenti, le questioni della concorrenza, in particolare nel settore energetico, l’accesso alle materie prime o le restrizioni alle esportazioni. Oppure ancora la concretizzazione dello sviluppo durevole nel commercio mondiale. Ma, prima di tutto ciò, bisogna concludere i negoziati attuali.

swissinfo.ch: Quali probabilità vi sono di concludere il ciclo di Doha nel corso di quest’anno?

L.W.: Una conclusione è possibile, a condizione che vi sia una volontà politica effettiva da parte di alcuni grandi attori, come gli Stati uniti, la Cina, il Brasile e l’India. La volontà esiste, ma va concretizzata nel dettaglio dei negoziati. È il test che stiamo cercando di superare attualmente: ne sapremo di più tra due mesi.

swissinfo.ch: Quali potrebbero essere le conseguenze di un nuovo insuccesso?

L.W.: Sul piano puramente istituzionale, i negoziati non avranno esito, ma il sistema continuerà a funzionare. Sul piano psicologico, si tratterebbe invece di un rovescio per il sistema, dal momento che sarà in seguito molto più difficile riunire in un girone di trattative multilaterali alcuni grandi attori, come gli Stati uniti.

swissinfo.ch: Negli ultimi anni è progredito quasi soltanto il dossier agricolo. Quali sono stati i passi avanti?

L.W.: È praticamente concluso il negoziato sulle sovvenzioni alle esportazioni. In quest’ambito rimane un solo punto aperto, che concerne la data prevista per l’eliminazione delle sovvenzioni. A Hong Kong, cinque anni fa, si era fissato il 2013. Suppongo che bisognerà rivedere questa scadenza.

Sono pure terminate le trattative sugli aiuti interni all’agricoltura, ad eccezione di una questione essenziale che concerne gli Stati uniti. Rimangono inoltre alcune questioni aperte per quanto riguarda la riduzione dei diritti doganali. Si tratta di questioni molto sensibili per la Svizzera, come la fissazione o meno di un limite superiore delle tariffe.

Determinati dossier avanzano e altri rimangono invece bloccati da alcuni membri molto esigenti, penso in particolare all’ambiente e alle indicazioni di origine geografica dei prodotti. È chiaro che le trattative non potranno essere concluse in assenza di un accordo su questi due settori essenziali per la Svizzera.

swissinfo.ch: Per alcuni, tra cui l’enciclopedia online Wikipedia, il ciclo di Doha si è concluso nel 2006 con un insuccesso. La mancanza di sostegno da parte dell’opinione pubblica non è problematica per i lavori dell’OMC?

L.W.: Le trattative dell’OMC attirano l’attenzione solo quando si riuniscono i ministri. L’impressione di un fallimento del ciclo di Doha è quindi legata al fatto che non vi sono più state trattative ministeriali dal 2008.

La maggior parte dei negoziati si svolgono però a Ginevra, nei gruppi di lavoro che riuniscono i tecnici. E, come dice il direttore generale dell’OMC Pascal Lamy, nessuno ha tolto la presa: la macchina continua quindi a funzionare.

L’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) è stata fondata nel 1995, in sostituzione dell’Accordo generale sulle tariffe doganali e il commercio (GATT), per regolare ed estendere le basi multilaterali del commercio internazionale.

Scopo di questo organismo, che raggruppa oltre 150 paesi membri, è di sopprimere gli ostacoli doganali ed aprire maggiormente i mercati, per rafforzare gli scambi economici a livello mondiale.

I lavori dell’OMC, la cui sede è a Ginevra, hanno permesso di includere diversi nuovi settori nei negoziati e di allargare il numero dei paesi partecipanti, ma non hanno portato finora a nessun accordo generale sulla liberalizzazione del commercio mondiale.

Lanciato nel 2001 nella capitale del Qatar, il ciclo di trattative di Doha mira ad una maggiore apertura dei mercati internazionali e una migliore integrazione dei paesi in via di sviluppo nel commercio mondiale.

I negoziati comprendono una ventina di dossier, che riguardano in particolare i prodotti agricoli e industriali, la riduzione delle tariffe doganali, la soppressione di ostacoli tecnici, la regolamentazione della proprietà intellettuale per la produzione e la vendita di medicinali.

Al centro delle divergenze vi è stato negli ultimi anni soprattutto il settore agricolo. Tra i punti chiave di questo dossier vi sono le riduzioni tariffarie, la diminuzione dei sostegni interni e il trattamento dei cosiddetti prodotti sensibili, i quali beneficeranno di esenzioni rispetto alla regola generale di abbassamento dei diritti di dogana.

Traduzione Armando Mombelli

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