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Oltre il tabù: prime strutture per uomini picchiati

Tra gli uomini picchiati, è la vergogna a prendere il sopravvento. imagepoint

In Svizzera tedesca sono state aperte due “case per uomini”. Nell’intento dei responsabili dell’iniziativa, la violenza delle donne sugli uomini non deve più essere un tabù. Ma le donne, ricordano gli esperti, restano le principali vittime.

“Zwüschehalt”, “tappa intermediaria”: questo il nome della prima casa per uomini picchiati in Svizzera che, in occasione della giornata internazionale dei diritti dell’essere umano, ha aperto i battenti vicino ad Aarau. “Non è stato un caso” afferma il presidente dell’associazione Olivier Hunziker “Padri e madri per un’educazione responsabile” (VeV) che finanzia il progetto.

La casa vicina ad Aarau (il nome del paese resta volutamente anonimo) può ospitare fino a dieci persone, uomini e bambini compresi, per una durata variabile che non oltrepassi, di principio, i due mesi. Consigli e aiuti pratici saranno dispensati agli interessati nell’attesa di trovare una soluzione.

Intrappolati nei conflitti

Oggi, sabato, un’altra casa per uomini apre le porte a Erlenbach, sulle rive del lago di Zurigo. Le due iniziative sono tuttavia totalmente indipendenti. La struttura zurighese, un vecchio ristorante non lontano dal porto, è principalmente destinata agli uomini che, dall’oggi al domani, perdono casa e famiglia dopo una separazione.

“In realtà – spiega Olivier Hunziker, lui stesso divorziato, ma con la custodia congiunta dei figli – non facciamo nessuna distinzione tra i casi di separazione difficile e i casi di violenza. Tutte le vittime hanno il diritto di fare capo al rifugio, perché sappiamo bene che i conflitti possono degenerare”. “Molti uomini – aggiunge – si trovano spesso completamente intrappolati tra il desiderio di tornare a casa per i figli e la rinuncia”.

Il direttore della struttura, André Müller, ha subito violenza da parte della ex compagna: “A parte degli schiaffi, non sono stato vittima di altre forme di violenza. Ho però subito una violenza psichica estrema”.

Il fatto che questo cuoco non consideri una schiaffo come un atto di violenza è un atteggiamento tipico da parte del genere maschile. “Gli uomini percepiscono la violenza in modo diverso”, sottolinea Olivier Hunziker.

Il peso della vergogna

Elsbeth Aeschlimann dirige l’Ufficio di consigli alle vittime di Zurigo, struttura che tratta i dossier degli uomini vittime di violenza (e non solo domestica). In base alla sua esperienza gli uomini sono socialmente più isolati rispetto alle donne: “Nel caso di violenza domestica, un uomo che osa parlare del proprio problema è spesso incompreso. Quando gli altri gli dicono che deve poter assumere, l’uomo si sente ulteriormente scoraggiato e avvilito”.

Secondo Olivier Hunziker si mostra comprensione solo in casi di violenza fisica. Quando poi la polizia è chiamata ad intervenire in caso di litigi e non riescono immediatamente ad inquadrare la situazione, è spesso l’uomo ad essere allontanato.

Cornelia Kranich, co-responsabile dell’Ufficio cantonale zurighese d’intervento contro la violenza domestica (IST), non è d’accordo: “Il principio è lo stesso per tutti i casi: colui che picchia, deve andarsene. E siamo conseguenti, anche se a volte la presenza dei bambini rende particolarmente sensibile e complessa l’operazione”.

Kranich è piuttosto perplessa anche sulle cifre diffuse dall’associazione VeV sulla violenza esercitata dalle donne contro gli uomini (39% dei casi di violenza domestica a San Gallo, 25% a Zurigo, 20% a Basilea e 19% a Friburgo).

“In base alle cifre del 2008 del canton Zurigo, su 1625 interventi di polizia per violenze domestiche, gli uomini che hanno denunciato le proprie compagne rappresentano il 25% dei casi. Ma su 1065 misure di protezione attuate dalla polizia – come il divieto di contatto o di visita a domicilio per 14 giorni – 67 hanno riguardato le donne, ovvero il 6% dei casi”.

Casa per le donne, mancano posti

Sia Cornelia Kranich, sia Elsbeth Aeschlimann, si esprimono positivamente sulle due strutture per uomini. “Mettere a loro disposizione un luogo per parlare e chiedere consigli, è un’eccellente iniziativa. Ciò permette – sottolinea Aeschlimann – di allentare la pressione subita, che spesso è foriera di violenza”.

“La presenza di simili strutture – aggiunge Kranich – è senza dubbio un fatto positivo, ma su base privata. Non bisogna scordare che in Svizzera le 17 case destinate ad accogliere le donne, mancano drammaticamente di posti liberi e che i casi che vengono trattati sono sempre più gravi. Ho visto un uomo gravemente ferito una volta soltanto, mentre le donne sono spesso pesantemente picchiate”.

Per Elsbeth Aeschlimann quello che conta è di uscire dallo stereotipo “donna gentili, uomo cattivo” senza tuttavia cadere nell’esatto opposto. “Oggi gli uomini vittime di violenza sono nella situazione che le donne hanno vissuto 20 anni fa: devono lottare per fare conoscere la propria sofferenza”.

Ariane Gigon, swissinfo.ch, Zurigo
(traduzione dal francese Françoise Gehring)

La prima struttura per uomini picchiati ha aperto i battenti il 10 dicembre 2009, nei dintorni di Aarau. Si chiama “Zwüschehalt”, “tappa intermediaria”.

L’Associazione “Padri e madri per un’educazione responsabile” (VeV) finanzia il progetto. La struttura costa circa 10 mila franchi al mese e può contare sulla collaborazione della polizia. La casa può ospitare fino a dieci persone, uomini e bambini.

Una struttura simile è stata inaugurata sabato 12 dicembre 2009, sulle rive del lago di Zurigo, grazie all’iniziativa di un pastore.

Chi ricorre alla violenza, in pubblico come nel privato, è punibile. Il Codice penale svizzero (CP) contiene diversi articoli che sanzionano le azioni violente, ad esempio l’articolo 123 (lesioni corporali), l’articolo 180 (minaccia), l’articolo 181 (coazione), l’articolo 126 (vie di fatto reiterate), l’articolo 189 (coazione sessuale) e l’articolo 190 (violenza carnale).

Dal 1° aprile 2004 la violenza all’interno del matrimonio e della relazione di coppia è un reato perseguibile d’ufficio, ossia senza querela di parte. Il fatto che non sia più necessaria la denuncia da parte della vittima per perseguire questi reati è frutto di un lungo dibattito pubblico e rispecchia un cambiamento di mentalità nella società.

Il 1° luglio 2007 è entrato in vigore l’articolo 28b del Codice civile che prevede la protezione delle vittime da violenze, minacce, insidie. Si trovano disposizioni contro il ricorso alla violenza anche in altri ambiti del diritto federale (ad es. legge concernente l’aiuto alle vittime di reati).

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