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Occorrono misure contro la povertà infantile

Per vivere, in Svizzera molti giovani sono costretti a varcare la soglia dei servizi sociali Keystone

In Svizzera dai 200'000 ai 250'000 giovani vivono in condizioni di povertà. Quasi la metà di coloro che ricorrono all'aiuto sociale hanno meno di 25 anni.

La Commissione federale per l’infanzia e la gioventù (CFIG) chiede misure per disinnescare quella che considera una vera e propria “bomba sociale”.

La povertà e l’esclusione sociale dei bambini e dei giovani è un tema che in Svizzera rimane ancora oggi un tabù, ha indicato martedì in una conferenza stampa a Berna la CFIG.

Eppure, le statistiche parlano chiaro: il 45% dei beneficiari dell’aiuto sociale hanno meno di 25 anni, contro l’1,5% di coloro che ha superato i 65 anni.

Giovani maggiormente esposti

Ad essere esposti al rischio d’indigenza sono soprattutto i figli di genitori disoccupati, quelli che vivono in una famiglia monoparentale, i figli di migranti e quelli che hanno più di due fratelli.

La situazione è particolarmente grave nei centri urbani, dove fino a un giovane (18-25 anni) su dieci dipende dall’aiuto sociale, ha precisato Chantal Ostorero, membro della CFIG e collaboratrice per le questioni giovanili e della formazione presso il Consiglio di Stato vodese. Inoltre, il 70 % dei giovani adulti che ricevono l’aiuto sociale non ha concluso una formazione professionale.

In un rapporto contenente fatti, analisi e una serie di richieste politiche, la commissione afferma quindi che la lotta contro la povertà dei bambini e dei giovani deve quindi diventare la “priorità nazionale numero 1”.

Misure concrete

La Commissione considera l’integrazione sociale ed economica dei giovani estremamente importante. Per raggiungere questo scopo chiede cambiamenti politici in vari settori: prima infanzia, formazione, sanità e politica famigliare.

Occorre innanzitutto riconoscere che la povertà giovanile non è un fatto puramente congiunturale, sostiene la Ostorero. Se una vita inizia nell’indigenza, tendenzialmente vi rimane: “Bisogna eliminare questo abbonamento alla povertà”, ha dal canto suo affermato Pierre Maudet, presidente della CIFG.

Invece di rispondere a problemi puntuali come finora (giovani al termine della scolarità obbligatoria piuttosto che i 18-24enni) in ordine sparso nei vari cantoni, la Commissione propone una strategia globale basata su 55 misure valida per tutta la Svizzera.

“Tutte le misure proposte sono importanti. Bisogna infatti dotarsi di una strategia globale per combattere il problema e prevenire la povertà e l’esclusione sociale”, ha detto Ostorero a swissinfo. “Alcune iniziative sono però forse un po’ più urgenti, come l’aiuto all’educazione e la promozione dell’integrazione linguistica o sociale”.

Fra le altre misure si annoverano il potenziamento delle offerte di accoglienza extrafamigliare, l’abbassamento dell’età della scolarità obbligatoria a quattro anni, l’accrescimento della responsabilità dello Stato in materia di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, l’offerta di pari opportunità nella concessione di prestiti e borse di studio e gli aiuti per evitare la contrazione di debiti.

Agire contro l’indebitamento

La piaga dell’indebitamento, che colpisce “un buon terzo” dei giovani tra i 18 e i 24 anni nella Svizzera tedesca preoccupa particolarmente la Commissione. In questo ambito propone di potenziare il ruolo educativo della scuola ma anche di vietare la pubblicità di crediti al consumo.

Gli istituti attivi in questo settore, che realizzano un fatturato di 5-6 miliardi di franchi all’anno, dovrebbero versarne l’1% per realizzare dei programmi volti a consigliare su prestiti e budget famigliare.

Lo stesso potrebbe valere per gli operatori telefonici, visto che i cellulari sono una tra le maggiori cause di indebitamento giovanile, ha aggiunto Maudet.

Postulato

Nel mese di dicembre del 2003, la deputata ecologista Franziska Teuscher aveva espresso la propria preoccupazione riguardo l’influenza negativa che i diversi programmi di risparmio federali rischiano di avere sulla povertà delle famiglie con figli.

Ha quindi presentato un postulato alla Camera bassa del parlamento (Consiglio nazionale) nel quale chiede al governo di elaborare un rapporto in tal senso.

Il Consiglio federale ha chiesto di respingere il postulato, affermando che non “bisogna trascurare l’aspetto della finanziabilità di eventuali misure, onde evitare che l’indebitamento della Confederazione aumenti di anno in anno e che i problemi vengano scaricati sulle generazioni future”. Il Consiglio nazionale deve ancora pronunciarsi in merito.

swissinfo e agenzie

Percentuale di bambini che vivono in condizioni di povertà secondo il rapporto dell’Unicef del 2005:

Danimarca: 2,4%
Finnlandia: 2,8%
Norvegia: 4,2%
Svezia: 4,2%
Svizzera: 6,8%
Repubblica ceca: 6,8%
Francia: 7,5%
Belgio: 7,7%
Ungheria: 8,8%
Lussemburgo: 9,1%

Seguono:
Germania: 10,2%
Austria: 10,2%
Gran Bretagna: 15,4%
Italia: 16,6%
Stati Uniti: 21,9%
Messico: 27,7%

Spesso la povertà dei bambini e dei giovani risulta dalla situazione economica precaria in cui versa la loro famiglia.

Il concetto di “povertà” deve però tenere conto non solo di aspetti materiali, bensì anche immateriali, in modo da potere capire come vivono questi bambini e ciò di cui concretamente hanno bisogno.

Recenti studi sottolineano infatti l’importanza di considerare nel concetto di povertà anche i fattori culturali, sociali, psichici e fisici.

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