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Obama, un piano per chiudere Guantanamo

Il presidente ha presentato il progetto elaborato dal Dipartimento della difesa per smantellare entro fine anno il controverso luogo di detenzione

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Obama vuole mantenere la promessa fatta al momento della sua elezione nel 2009: chiudere Guantanamo. Il presidente statunitense ha presentato martedì il piano elaborato dal Dipartimento della difesa per smantellare entro fine anno la controversa base dove sono tuttora tenuti prigionieri 91 presunti terroristi.

A Barack Obama rimangono pochi mesi prima di lasciare la Casa Bianca. Ma non per questo il presidente si rassegna. Vuole chiudere Guantanamo. O almeno riprovarci. “È evidente da parecchio tempo”, ha detto, “che Guantanamo mina i valori americani e non aiuta la nostra sicurezza nazionale. La sua esistenza è controproducente nella lotta al terrorismo. Non è un parere mio, ma degli esperti”.

Guantanamo, sull’isola di Cuba. Dopo l’11 settembre, un nome diventato il poco glorioso sinonimo di lotta al terrorismo. Di detenzioni senza processo. Di tecniche di interrogatorio rafforzate. Obama voleva chiudere la prigione già nel suo primo anno alla presidenza. È riuscito soltanto a ridurre il numero dei detenuti, passati da 242 agli attuali 91. Per il presidente, chiudere Guantanamo è una questione di principio. Ma anche un modo per risparmiare soldi. Ogni detenuto costa infatti quasi 5 milioni di dollari all’anno.

Il piano elaborato dal Pentagono prevede il trasferimento di circa 30-60 detenuti in prigioni di massima sicurezza sul suolo americano, nonché il rimpatrio dei restanti prigionieri -considerati meno pericolosi- verso i paesi d’origine. Ma i repubblicani sono pronti a dare battaglia. “Non dobbiamo chiudere Guantanamo”, tuona il candidato repubblicano alla presidenza Marco Rubio. “Al contrario, dobbiamo riempirla con tutti i terroristi che minacciano la nostra sicurezza nazionale”. Convincere il Congresso, per Obama, non sarà una passeggiata.

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