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Nuovo profilo per l’impegno umanitario svizzero

Martin Dahinden: l'esperienza diplomatica al servizio della cooperazione e dello sviluppo Keystone

La Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) è al centro di un'ampia riorganizzazione: il nuovo direttore Martin Dahinden ha presentato questa settimana a Berna il nuovo profilo dell'aiuto umanitario e dalla solidarietà svizzeri.

Davanti ai media di Palazzo federale, Martin Dahinden non ha davvero fatto rivelazioni sconvolgenti. Del resto le grandi di linee della riorganizzazione all’interno della DSC erano già state rese note più di un mese fa.

Il nuovo direttore della DSC ha tuttavia colto l’occasione di una data simbolica – i suoi primi giorni di attività alla testa del servizio – per illustrare la tabella di marcia del suo lavoro di rilancio.

Un rilancio iniziato proprio dalla centrale stessa della DSC. La direzione sarà ridotta da nove a sette membri, mentre quattrocento collaboratori hanno dovuto ripresentare una domanda di assunzione per conservare il proprio lavoro.

swissinfo: Ci può spiegare in che cosa consiste la riorganizzazione interna?

Martin Dahinden: Il Parlamento, è utile ricordarlo, sta attualmente valutando un nuovo credito quadro destinato all’aiuto allo sviluppo. Nel presentare la richiesta di finanziamento alle Camere, il Consiglio federale ha pure definito una nuova strategia su cui si àncora la nuova organizzazione della DSC.

Il mio compito è dunque sostanzialmente quello di rendere operative le nuove linee strategiche che, per la prima volta, coinvolgono l’insieme delle attività della Confederazione nel campo dell’aiuto allo sviluppo. Concretamente significa che d’ora in poi, la DSC e la SECO (Segreteria di Stato dell’economia) seguiranno la medesima strategia.

swissinfo: A che punto si trova questa riorganizzazione?

M.D.: L’avvio è stato piuttosto difficile. Durante i miei primi giorni di lavoro, la ministra degli Affari esteri Micheline Calmy-Rey ha preteso da noi e in tempi brevissimi – un mese – una bozza che tracciasse il nuovo profilo della DSC.

In seno al gruppo di lavoro abbiamo davvero lavorato sodo, in modo tale da poter illustrare ai collaboratori e alle collaboratrici il nuovo concetto all’ inizio del mese di giugno. Sono poi stati coinvolti anche loro all’interno di altri gruppi di lavoro.

Per ora tutto si svolge secondo il programma stabilito. Ma la riorganizzazione vera e propria sarà operativa dal primo di ottobre.

swissinfo: All’orizzonte si delinea già una seconda tappa. È così?

M.D.: La seconda fase prenderà in considerazione altri aspetti, in particolare i rapporti tra la centrale di Berna e le persone che operano sul terreno. Del resto un primo seminario, che si è tenuto a Delémont, si è appena concluso. Si è trattato sostanzialmente di gettare le basi per avviare la riflessione.

swissinfo: C’è chi dice che questa riforma si stia consumando in tempi eccessivamente rapidi…

M.D.: È giusto che sia così. Ritengo che questo tipo di riorganizzazione debba essere portato a termine molto rapidamente per evitare l’insorgere di un clima di incertezza presso collaboratori e collaboratrici. L’incertezza prolungata è il male peggiore. Ecco perché abbiamo deciso di agire rapidamente.

swissinfo: Il personale come sta vivendo questi cambiamenti? Sembra che serpeggi anche parecchio malumore….

M.D.: In base ai miei riscontri, posso solo dire che le persone hanno un atteggiamento piuttosto positivo. Del resto quando ho avviato questo cantiere di riforme, ho avuto la sensazione che ci fosse tra il personale una certa attesa.

È comunque ovvio che in circostanze come questa ci sarà sempre qualcuno che non sarà contento. E, a ben cercare, troverà sicuramente qualcuno per contraddirmi.

swissinfo: Il finanziamento dell’aiuto allo sviluppo rimane una costante preoccupazione. Come analizza la situazione attuale?

M.D.: Intanto, in base al dibattito in corso alle Camere, posso solo dire di sentirmi incoraggiato. La Camera bassa ha accettato il credito quadro senza opposizione; le uniche divergenze riguardavano ulteriore aumenti .

La Commissione competente della Camera alta ha del resto accolto una mozione che chiede di fissare l’aiuto pubblico allo sviluppo allo 0,5% del Prodotto interno lordo. Certo, ora dobbiamo attendere la reazione dei senatori.

L’aspetto finanziario è e resterà al centro delle mie preoccupazioni oggi e negli anni a venire. Si tratta tuttavia di un capitolo sui cui ho meno voce rispetto alla riorganizzazione della DSC.

swissinfo: La riorganizzazione è stata chiesta dal Governo. A livello personale, quale impronta intendere dare in questo percorso di cambiamenti alla DSC?

M.D.: Essere confrontato con un nuovo quadro politico e una nuova organizzazione subito all’inizio delle mie nuove funzioni alla guida della DSC, rappresenta per me una fortunata coincidenza. Ma anche una grossa sfida, perché non conosco ancora perfettamente tutti i dossier e perché non vengono dal mondo dell’aiuto allo sviluppo.

swissinfo: Appunto. Ma allora che cosa l’ha spinta ad assumere queste funzioni?

M.D.: Da un lato si tratta di un lavoro a cui ci si può dedicare al 100% e senza riserve, poiché non è solo positivo per l’immagine della Svizzera, ma è anche utile alle persone più sfortunate. D’altro lato posso mettere a beneficio le esperienze acquisite precedentemente in altri settori.

Intervista swissinfo, Olivier Pauchard
(traduzione e adattamento dal francese Françoise Gehring)

Nato nel 1955, l’ambasciatore Martin Dahinden ha assunto la guida della Direzione dello sviluppo e della cooperazione il primo maggio 2008. Prima di accedere alla carriera diplomatica, Martin Dahinden ha studiato Scienze economiche (economia aziendale) all’Università di Zurigo.

Dal 2004 Martin Dahinden è stato responsabile della Direzione delle risorse e della rete esterna del DFAE e in precedenza direttore del Centro internazionale di sminamento umanitario di Ginevra (2000-2004).

Dalla sua entrata nel servizio diplomatico (nel 1987), è stato impiegato a Ginevra (Delegazione svizzera presso il GATT), all’ambasciata di Parigi, in Nigeria come supplente dell’ambasciatore svizzero e per un breve periodo alla missione svizzera presso l’ONU a New York.

Dal 2000 al 20004 ha diretto il Centro internazionale di sminamento a Ginevra e ha pure guidato la Direzione delle risorse e delle reti esterne del Dipartimento federale degli affari esteri.

La riorganizzazione della DSC è la risposta alle critiche formulate nel 2006 dalla Commissione di gestione del Parlamento.

Preso atto di una mancanza di direzione strategica, la Commissione aveva sollecitato una maggiore concentrazione geografica e tematica dell’aiuto umanitario. Aveva pure invitato a dar prova di maggiore efficienza modificando gli strumenti a disposizione della DSC.

Dal 2012 la DSC concentrerà i suoi aiuti in dodici fra i paesi più poveri del mondo: Benin, Burkina Faso, Mali, Niger, Ciad, Mozambico, Tanzania, Bangladesh, Nepal, regione del Mekong, Bolivia e America centrale.

L’agenzia si ritirerà invece da Buthan, Ecuador, India, Pakistan e Perù, mentre porterà avanti sei programmi speciali nell’Africa orientale e meridionale, in Afghanistan, in Mongolia, a Cuba e nei Territori palestinesi.

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