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Nuovo passo verso il riconoscimento del Kosovo

Il presidente e la vicepresidente della CPE Geri Müller e Christa Markwalder sostengono il riconoscimento dell'indipendenza Keystone

A 24 ore di distanza, le commissioni di politica estera delle due Camere del parlamento si sono espresse in favore del riconoscimento dell'indipendenza del Kosovo.

Secondo i parlamentari, questa decisione non intaccherebbe la neutralità della Svizzera. Sulla questione si pronuncerà prossimamente il governo elvetico.

Con 15 voti contro 10, la commissione di politica estera (CPE) della Camera del popolo si è pronunciata venerdì per il riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo, seguendo così l’omologa commissione della Camera alta, che il giorno prima aveva espresso il suo parere favorevole.

Secondo la maggioranza della commissione del Consiglio nazionale, il riconoscimento del Kosovo contribuirà a stabilizzare la regione, ha sostenuto la deputata del Partito liberale radicale Christa Markwalder, vicepresidente della CPE, nel corso di una conferenza stampa tenuta a Berna.

Agli occhi dei parlamentari favorevoli al riconoscimento, questa decisione non intaccherà la neutralità elvetica. Bisogna però rendere chiaro che “non si tratta di una decisione contro la Serbia”, ha sottolineato il consigliere nazionale dei Verdi Geri Müller, presidente della CPE, riferendosi ad eventuali tensioni tra kosovari e serbi in Svizzera o tra Berna e Belgrado.

Garanzie per i diritti umani

“Gli aspetti giuridici sono stati discussi profondamente”, ha spiegato Müller. Dopo aver ascoltato il parere di tre esperti – Thomas Fleiner, Marcelo Kohen e Laurent Goetschel – la maggioranza ha ritenuto che questo passo è “poco problematico” dal punto di vista del diritto internazionale.

La scelta del momento opportuno per il riconoscimento spetta però al governo, ha precisato Geri Müller. Il Consiglio federale dovrebbe pronunciarsi in una delle sue prossime sedute su questo tema.

Nella sua raccomandazione al governo, la commissione chiede che la Svizzera si impegni per garantire il rispetto dei diritti delle minoranze nel nuovo Stato. La CPE della Camera bassa ha inoltre interrogato il numero uno della diplomazia svizzera, la consigliera federale Micheline Calmy-Rey.

Conseguenze poco piacevoli

Consultata dal Consiglio federale, la CPE della Camera alta si era già pronunciata giovedì, con 7 voti contro e 4, in favore di un riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo.

A detta della maggioranza della commissione, l’indipendenza “contribuirà a rafforzare la stabilità nella regione” e sarà positiva anche dal punto di vista degli “interessi di politica migratoria e di sicurezza”.

La minoranza non si è opposta in linea di principio all’indipendenza del Kosovo, ma ha invitato il governo ad attendere prima di prendere una decisione in proposito. Il Consiglio federale dovrebbe in particolare poter constatare che lo Stato kosovaro è davvero in grado di sopravvivere e che i diritti delle minoranze sono protetti in modo adeguato.

Il presidente della CPE della Camera alta Dick Marty ha messo in guardia le autorità da un rapido riconoscimento del Kosovo anche in un’intervista pubblicata giovedì dal Tages Anzeiger. Secondo il senatore del Partito liberale radicale, uno sgarbo a Belgrado potrebbe avere conseguenze poco piacevoli per la Svizzera.

Centro della criminalità organizzata

“Il Kosovo non è per nulla pronto per l’indipendenza”, ha avvertito Dick Marty, tratteggiando un fosco ritratto della ex provincia serba. A suo avviso, la situazione economica è disastrosa e il tasso di disoccupazione enorme. Inoltre la regione figura tra i principali centri della criminalità organizzata.

“La situazione non è migliorata sotto l’amministrazione internazionale, che ha fallito la propria missione”, ha dichiarato Marty. “Mi chiedo, quali garanzie ci siano in realtà per le minoranze serba e rom”.

Un appello a non precipitare le decisioni è giunto anche da alcuni dei principali partiti svizzeri: il Partito liberale radicale, il Partito socialista e i Verdi si sono detti favorevoli a un riconoscimento in sintonia con la comunità internazionale. Per l’Unione democratica di centro, il tema dell’indipendenza del Kosovo resta un tabù.

swissinfo e agenzie

In Svizzera vivono da 170’000 a 190’000 espatriati kosovari, ossia quasi il 10% della popolazione residente in Kosovo. Si tratta della la più folta comunità di espatriati kosovari, dopo quella che si trova in Germania.

La Confederazione partecipa dal 1999 alla missione di pace delle truppe internazionali KFOR (Kosovo Force), guidate dalla Nato. Circa 200 soldati svizzeri della Swisscoy sono stazionati in Kosovo.

La Svizzera figura tra i principali paesi donatori del Kosovo. La Direzione della cooperazione e dello sviluppo (DSC) e la Segreteria di Stato dell’economia (SECO) hanno previsto di impiegare 13,9 milioni di franchi per i programmi in Kosovo nel 2008.

Diverse organizzazioni serbe hanno indetto delle manifestazioni per il fine settimana in alcune città svizzere. Le autorità hanno già accordato la loro autorizzazione a Ginevra e Zurigo.

Nella città sul Lemano è prevista domenica una manifestazione tra le 14.00 e le 17.00 sulla Piazza delle Nazioni. Le autorità cittadine hanno chiesto agli organizzatori di garantire la sicurezza per evitare ogni incidente.

A Zurigo una manifestazione dovrebbe aver luogo sabato dalle 13.30. Militanti serbi hanno inoltre invitato i loro connazionali a manifestare in altre città elvetiche, senza tuttavia presentare finora una domanda di autorizzazione.

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