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Nuova campagna contro il turismo sessuale minorile

Una spiaggia di Mombasa. Dal 2007 il turismo sessuale minorile si è sviluppato vertiginosamente. AFP

Il 2 novembre, la Svizzera ha lanciato una campagna trilaterale con la Germania e l'Austria per proteggere i bambini dallo sfruttamento sessuale turistico. La campagna intende sensibilizzare un ampio pubblico con un video e un modulo online per denunciare i casi sospetti.

«È possibile prevenire lo sfruttamento sessuale dei bambini solo se non si volge lo sguardo da un’altra parte». Questa frase è pronunciata più volte con insistenza; dietro sfilano immagini parlanti: una bambina in compagnia di un adulto in atteggiamenti che non lasciano spazio agli equivoci. Si tratta del nuovo video della campagna per la protezione dei minori dal turismo sessuale lanciata dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO) e da ECPAT Switzerland, il servizio specializzato contro la prostituzione infantile della Fondazione svizzera per la protezione dell’infanzia, in collaborazione con la Germania e l’Austria.

«Secondo i dati forniti dall’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), circa due milioni di bambini sono costantemente arruolati nella prostituzione o la pornografia. Senza contare i casi di cui non si è a conoscenza» ha sottolineato durante la conferenza stampa la parlamentare Jacqueline Fehr, presidente della Fondazione svizzera per la protezione dell’infanzia.

Per lottare contro lo sfruttamento sessuale dei bambini nel turismo, i tre paesi hanno deciso di creare un’alleanza tra governi, autorità, organizzazioni per la protezione dell’infanzia e agenzie viaggi. Solo così è possibile rendere attenti tutti gli interessati del settore turistico alle implicazioni criminali dello sfruttamento sessuale di minori.

«Al momento, siamo confrontati con una grande perdita di informazioni. Molti stanno facendo un ottimo lavoro, ma agiscono per conto proprio. Manca la possibilità di coordinare gli sforzi», afferma Ronja Tschümperlin, direttrice di ECPAT Switzerland.

La responsabilità della Svizzera

Dopo i macchinari, gli apparecchi elettronici e i prodotti chimici, il turismo è il terzo settore d’esportazione della Svizzera. Il piccolo paese non può ignorare il dramma che tocca questa industria. E non può nemmeno ignorare i suoi cittadini che si recano all’estero per abusare sessualmente di minori: un crimine purtroppo spesso impunito a causa della mancanza di mezzi per provare la colpevolezza di questi viaggiatori che approfittano della miseria altrui. Infatti, gli abusi sessuali di questo tipo sono particolarmente diffusi nei paesi in via di sviluppo dove mancano altri mezzi di sostentamento.

«Un esempio: secondo uno studio dell’UNICEF riguardante il Kenya, solo nel 2007 e unicamente nella zona costiera, 3000 minori hanno subito abusi sessuali quotidianamente. Il 70% dei colpevoli non sono kenyoti, ma 18% italiani, 14% tedeschi e 12% svizzeri», sottolinea Jacqueline Fehr.

Segnalare i casi sospetti via Internet

Nel 2008, l’Ufficio federale di polizia e ECPAT hanno sviluppato un modulo online che permette ai viaggiatori di notificare i presunti casi di turismo sessuale a danni di minori. La campagna intende promuovere nei tre paesi questo strumento finora poco conosciuto e utilizzato. Infatti, da quando è stato messo in linea, sono stati segnalati solamente 12 casi.

«Purtroppo il modulo non è abbastanza conosciuto, né in Svizzera, né all’estero. Tutti i turisti devono poterlo compilare se hanno visto qualcosa di sospetto. L’industria del turismo deve diffondere queste informazioni a larga scala tramite pubblicità, riviste, volantini affinché tutti i clienti siano al corrente di questa possibilità. Il turismo sessuale a danno dei bambini e degli adolescenti riguarda direttamente anche le agenzie di viaggio. Ma non sempre le agenzie sono in grado di individuare i potenziali colpevoli, chiunque può esserlo» spiega Matthias Leisinger, direttore dell’unità responsabilità dell’agenzia di viaggi svizzera Kuoni e presidente dell’ufficio dei direttori dell’organizzazione Child Protection Code.

Quest’ultima è un’organizzazione no profit intesa ad attuare un codice di protezione dell’infanzia a livello mondiale volto a proteggere i bambini dagli abusi sessuali nel settore turistico. Il codice è anche stato sottoscritto da diversi rappresentanti del settore turistico elvetico.

Solo in lingua tedesca

Unico neo della campagna lanciata dalla Svizzera è il potenziale di diffusione relativamente ridotto: il video è stato realizzato unicamente in tedesco. «La campagna è stata effettuata in collaborazione con l’Austria e la Germania. Per ora ci siamo limitati alla lingua tedesca. È anche una questione di costi. Speriamo comunque di poter tradurre presto lo spot per diffonderlo anche nelle altre regioni linguistiche svizzere», sottolinea Ronja Tschümperlin.

Il video è però stato presentato al pubblico in Svizzera romanda durante il Congresso del turismo che si è tenuto a Montreux il 3-4 novembre.

Il Codice per la protezione dell’infanzia è stato sviluppato dall’organizzazione internazionale «Tourism Child-Protection Code» con sede a Stoccolma.

In agosto 2010, il codice conta 971 firmatari di 40 paesi diversi.

Il codice può essere sottoscritto da associazioni per il turismo, agenzie di viaggi, compagnie aeree e navali, bar, discoteche, prestatori di servizi locali, agenzie, ristoranti e hotel.

Il codice comprende sei misure riguardanti la formazione del personale nei paesi d’origine e i luoghi turistici, l’informazione dei clienti, l’introduzione ufficiale di una filosofia aziendale contro il turismo sessuale minorile e la stesura di rapporti annuali.

I servizi di ECPAT (End Child Prostitution, Child Pornography and Trafficking of Children for Sexual Purposes) dei diversi paesi sono incaricati di vigilare sull’applicazione del codice e di monitorare i membri firmatari.

In Svizzera, il codice di comportamento internazionale per la protezione dell’infanzia è stato firmato da:

Hotelplan nel 2003

Kuoni nel 2006

Accor Hotels Switzerland nel 2007

Globetrotter Travel Services nel 2007

Federazione svizzera delle agenzie di viaggio nel 2008

(traduzione e adattamento, Michela Montalbetti)

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