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No agli scrutini popolari sulle naturalizzazioni

Ogni anno le assemblee comunali si esprimono su 30-40mila richieste di naturalizzazione Keystone

Le domande di naturalizzazione avanzate da cittadini stranieri non devono essere sottoposte al verdetto popolare. Solo i consigli comunali sono autorizzati a decidere in quest'ambito.

Mercoledì, accettando questa proposta, la Camera alta ha eliminato le ultime divergenze con la Camera del popolo nell’ambito della Legge sulla cittadinanza.

La possibilità di esprimersi sulla concessione della cittadinanza nel segreto delle urne è da considerarsi arbitraria, secondo le due Camere del parlamento. Solo le assemblee comunali potranno dunque esprimersi sulle naturalizzazioni.

Mercoledì anche il Consiglio degli Stati si è allineato su questa posizione, dopo aver sostenuto alcuni mesi fa una soluzione, che avrebbe permesso a cantoni e comuni di far votare i cittadini sulle richieste di naturalizzazione.

L’allineamento della Camera alta sulla formula adottata dal Consiglio nazionale è dovuto essenzialmente a ragioni tattiche. La revisione della legge sulla cittadinanza, adottata dal parlamento, va infatti vista come un progetto indiretto all’iniziativa popolare dell’Unione democratica di centro (UDC) “per naturalizzazioni democratiche”.

Decisione del Tribunale federale

L’iniziativa dell’UDC era stata lanciata in seguito al verdetto del Tribunale federale in merito ad alcune votazioni sulle naturalizzazioni, tenute nel comune lucernese di Emmen. Nel luglio 2003, la corte di Losanna aveva giudicato incostituzionale la pratica di concedere il passaporto elvetico attraverso scrutini popolari.

L’iniziativa dell’UDC chiede che i comuni possano scegliere, se le decisioni di naturalizzazione debbano esser di competenza dell’assemblea comunale, del legislativo, del municipio, di una commissione o del popolo attraverso il voto alle urne. Per i promotori dell’iniziativa non vi deve essere alcun diritto di ricorso contro le decisioni.

Il modello voluto inizialmente dalla Camera dei Cantoni era più vicino all’obiettivo dell’iniziativa dell’UDC. Insistere su questa via potrebbe far fallire tutta la legge, ha detto a nome della Commissione Hansheiri Inderkum, senatore urano del Partito popolare democratico.

I rifiuti vanno motivati

Secondo il controprogetto accolto mercoledì anche dal Consiglio degli Stati, taluni dati personali del naturalizzando saranno comunicati all’assemblea comunale. Si tratta della nazionalità, della durata di residenza in Svizzera e di informazioni relative alla sua integrazione.

La religione, considerata un aspetto della vita privata, non sarà pubblicata. La destra dura non è riuscita a estendere il catalogo a dati più dettagliati come la percezione dell’aiuto sociale, il pagamento delle imposte, il perseguimento per debiti o l’invalidità.

Ogni rifiuto di una domanda di naturalizzazione dovrà essere motivato, ma le spiegazioni potranno essere fornite oralmente. In caso di bocciatura, il candidato potrà inoltrare ricorso alle autorità giudiziarie cantonali. Il ricorso a livello federale è garantito solo per violazione dei diritti costituzionali. La proposta dell’UDC di istaurare pure un diritto di ricorso contro le naturalizzazioni accordate è stata rifiutata.

swissinfo e agenzie

In alcuni comuni della Svizzera tedesca – in particolare ad Emmen, nel canton Lucerna – per alcuni anni sono stati i cittadini ad esprimersi sulle domande di naturalizzazione.

Questa procedura ha suscitato numerose critiche, in particolare per il fatto che la maggior parte dei candidati alla naturalizzazione con un cognome di origine balcanica si vedeva sistematicamente rifiutare la richiesta.

Nel luglio del 2003, il Tribunale federale (la Corte suprema svizzera) ha stabilito che questa pratica è anticostituzionale, poiché viola il divieto di discriminazione e non rispetta l’obbligo di motivare un rifiuto.

Per opporsi a questa decisione, l’Unione democratica di centro ha lanciato un’iniziativa che chiede di lasciare la scelta della procedura ai comuni.

Chi vuole essere naturalizzato deve aver passato almeno 12 anni in Svizzera e deve dimostrarsi ben integrato. Gli anni trascorsi in Svizzera tra il 10° e il 20° anno di età contano doppio.

La procedura è di competenza cantonale e comunale. Esistono dunque importanti differenze da un comune all’altro.

Nel 2004, il popolo svizzero ha rifiutato la concessione semplificata della cittadinanza agli stranieri di seconda o terza generazione.

Nel 2006 in Svizzera sono state naturalizzate 47’607 persone.

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