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Niente di nuovo dal fronte del riciclaggio

Più di mille segnalazioni di sospetto nel 2010. Keystone

I casi di presunto riciclaggio segnalati sono di nuovo aumentati nel 2010, superando la soglia delle mille comunicazioni. Con il 71% delle segnalazioni, sono le banche a fare la parte del leone.

Per la prima volta dall’entrata in vigore della legge sul riciclaggio di denaro sporco, l’Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro (MROS) ha ricevuto 1159 segnalazioni, con un incremento pari al 29% rispetto al 2009.

Si tratta della cifra più alta in assoluto da quando nel 1998 è iniziato il rilevamento statistico delle comunicazioni. Con 847 milioni di franchi, la somma dei beni patrimoniali implicati si situa invece nella media calcolata sull’arco degli ultimi dieci anni.

Un aumento spiegabile

Per il MROS, la crescita del numero delle comunicazioni è dovuto principalmente a due fattori: «Le misure messe in atto per combattere il riciclaggio sono efficaci e il controllo è maggiormente efficiente», afferma Judith Voney, capo dell’ufficio.

«L’aumento può essere attribuito soprattutto a due casi complessi del settore bancario che hanno dato origine a numerose segnalazioni di sospetto a causa delle molteplici relazioni d’affari collegate a questi due casi», illustra Voney.

Stando al Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP), l’incremento delle segnalazioni è anche dovuto all’entrata in vigore nel 2009 della revisione della legge sul riciclaggio di denaro che ha introdotto misure maggiormente restrittive per quanto riguarda gli intermediari finanziari. Questi ultimi, infatti, non devono più attenersi al principio della “diligenza richiesta dalle circostanze”, ma possono basare il loro sospetto sul concetto di “buona fede”.

Le banche in testa

Come negli anni precedenti, la maggior parte dei casi sospetti – passati dal 67% al 71% – provengono dalle banche. Con un tasso del 16%, seguono le comunicazioni inviate da agenzie di trasferimento di fondi.

Fra tutte le segnalazioni, sette superano l’importo di 100 milioni di franchi. Sospettate di truffa e corruzione ci sono – per esempio – una grande banca e una banca estera.

La somma dei beni patrimoniali implicati nel 2010 è stata di 847 milioni, molto minore rispetto al 2008 e 2009, anni in cui le segnalazioni ammontavano a 1,8 e 2,2 miliardi di franchi e superavano nettamente la media degli ultimi dieci anni.

Terrorismo, il quadro rimane uguale

Con 13 casi, il numero di segnalazioni relative al presunto finanziamento del terrorismo è quasi raddoppiato rispetto all’anno precedente. Il dato viene tuttavia relativizzato dal MROS, visto che otto delle tredici comunicazioni riguardano diverse relazioni d’affari riconducibili a soli tre casi.

«Tenendo presente tale circostanza, nel 2010 si delinea un quadro simile a quello dell’anno precedente», indica il rapporto annuale.

Dieci segnalazioni sono state trasmesse al Ministero pubblico della Confederazione, che in sei casi non ha riscontrato tuttavia il sospetto finanziamento del terrorismo. Inoltre, nessuna delle comunicazioni era riconducibile alle liste ufficiali dei terroristi, si legge nella nota del DFGP.

Complessivamente, il MROS segnala che il tasso di trasmissione delle comunicazioni di sospetto all’autorità giudiziaria è rimasto pressoché uguale, attestandosi al 86,5% nel 2010.

Il sistema funziona

«Le quote dimostrano nuovamente la buona qualità delle segnalazioni inviate al MROS», scrive il DFGP, sottolineando anche che questa situazione è una conseguenza logica del sistema di comunicazione svizzero basato sulla comunicazione di sospetti fondati di riciclaggio di denaro, ossia sul cosidetto suspicious activity report (SAR).

Opinione condivisa anche dalla neodirettrice dell’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari. Anne Héritier Lachat ha affermato infatti un mese fa che il dispositivo attuale in materia di riciclaggio sembra funzionare in modo corretto, fintanto che gli intermediari finanziari, e non solo le banche, svolgono il loro lavoro.

Rispondendo alla domanda concernente i fondi dei dirigenti tunisini, egiziani e libici, ha ricordato che è ancora troppo presto per comunicare i risultati delle inchieste.

«Non abbiamo del resto ragione di pensare che in questi ultimi anni vi siano stati maggiori manchevolezze, al contrario. D’altronde i controlli delle autorità di sorveglianza tra i privati sono aumentati», ha indicato Héritier Lachat nell’intervista rilasciata a swissinfo.ch.

L’Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro (MROS) è una sezione dell’Ufficio federale di polizia e funge da tramite fra gli intermediari finanziari e le autorità di perseguimento penale.

Il MROS trasmette alle autorità di perseguimento penale le comunicazioni di sospetto degli intermediari finanziari concernenti il riciclaggio di denaro, il finanziamento del terrorismo, i valori patrimoniali di illecita provenienza e le organizzazioni criminali.

Nel contempo MROS pubblica un rapporto contenente statistiche anonimizzate sull’evoluzione della lotta contro il riciclaggio di denaro, la criminalità organizzata e il finanziamento del terrorismo in Svizzera.

La base legale dell’attività del MROS è costituita dalla Legge federale del 1997 – rivista nel 2009 –  relativa alla lotta contro il riciclaggio di denaro nel settore finanziario.

I compiti del MROS sono

–      assistere le autorità di perseguimento penale nella lotta contro il riciclaggio di denaro, la criminalità organizzata e il finanziamento del terrorismo;

–      fungere da ufficio di comunicazione nazionale per le informazioni finanziarie nella lotta contro il riciclaggio di denaro, la criminalità organizzata e il finanziamento del terrorismo;

–      sensibilizzare gli intermediari finanziari sui problemi di riciclaggio di denaro, di criminalità organizzata e di finanziamento del terrorismo; informare il pubblico sull’evoluzione della lotta contro il riciclaggio di denaro, la criminalità organizzata e il finanziamento del terrorismo in Svizzera mediante un rapporto annuale contenente dati statistici anonimizzati.

(fonte: Ufficio federale di polizia)

(traduzione dall’inglese, Luca Beti)

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