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Nessun accordo sull’espulsione degli stranieri criminali

Applicata secondo le proposte dell'UDC, l'iniziativa porterebbe in media all'espulsione di 16'000 stranieri all'anno Keystone

Il gruppo di lavoro istituito per attuare l’iniziativa “Per l’espulsione degli stranieri che commettono reati” non è riuscito a definire una posizione comune. Nel rapporto, pubblicato martedì, gli esperti propongono 4 varianti. L’Unione democratica di centro minaccia di lanciare una nuova iniziativa.

Un compito non facile quello del gruppo di lavoro incaricato di trovare una soluzione per applicare l’iniziativa popolare “Per l’espulsione degli stranieri che commettono reati”, approvata il 28 novembre scorso dal 52,9% degli svizzeri.

Secondo gli esperti, il testo viola obblighi di diritto internazionale assunti dalla Svizzera nell’ambito di accordi conclusi con altri paesi, tra cui l’Unione europea. Una vera quadratura del cerchio quindi, dal momento che le autorità sono tenute a concretizzare il verdetto popolare.

L’iniziativa esige che, in futuro, perderanno automaticamente il diritto di soggiorno e saranno rinviati nel loro paese di origine tutti i cittadini stranieri condannati per omicidio intenzionale, violenza carnale o un altro grave reato sessuale, reati violenti quale ad esempio la rapina, tratta di esseri umani, traffico di stupefacenti o effrazione. Dovranno pure lasciare la Svizzera coloro ai quali viene inflitta una condanna per aver abusato delle assicurazione sociali o dell’aiuto sociale.

Conflitto con accordi internazionali

La sinistra e diversi specialisti di diritto internazionale si erano opposti, ritenendo che le nuove disposizioni della Costituzione federale, volute dall’iniziativa, entrerebbero in conflitto con alcuni accordi e trattati internazionali ratificati dalla Svizzera.

In primo luogo la Convenzione europea dei diritti umani, in base alla quale un provvedimento di espulsione di cittadini immigrati è possibile solo per proteggere l’ordine pubblico ed evitare altri reati. In caso contrario, il divieto di soggiorno costituirebbe una discriminazione nei confronti degli stranieri. Allo stesso modo, l’Accordo sulla libera circolazione delle persone, concluso tra la Svizzera e l’Unione europea, prevede che un’espulsione è ammissibile solo se gli autori di un reato rappresentano effettivamente “un pericolo per l’ordine pubblico e la sicurezza di un paese”.

Dopo alcune esitazioni iniziali, il governo e le Camere federali avevano accolto l’iniziativa, rilevando che il testo non viola il diritto internazionale cogente, in particolare il principio di “non refoulement”, in base al quale nessun cittadino straniero può essere rinviato in uno Stato, in cui rischia la morte, la tortura o trattamenti crudeli e inumani. La maggioranza del parlamento aveva però deciso di contrapporre all’iniziativa un controprogetto diretto, bocciato nel novembre scorso dal 54,2% dei votanti.

Quattro varianti

Istituito nel gennaio scorso dalla responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga, il gruppo di lavoro non è riuscito a definire una posizione comune per applicare l’iniziativa. Ne sono uscite così quattro varianti di progetti di legge, la prima sostenuta dai due rappresentanti del comitato d’iniziativa e le altre tre dalla maggioranza del gruppo di lavoro.

La prima variante prevede di inserire nel Codice penale un nuovo capitolo, intitolato “Espulsione”, che ricalca fedelmente lo spirito dell’iniziativa. Solo dei motivi risultanti dal diritto internazionale cogente potrebbero portare ad una sospensione provvisoria dell’espulsione. Dal momento che questa proposta non tiene conto della gravità o meno del reato, in media sarebbero così pronunciate qualcosa come 16’000 espulsioni all’anno. E, tra queste, numerose anche per reati minori, quali effrazioni.

Le varianti sostenute dalla maggioranza del gruppo di lavoro mirano invece a distinguere tra i reati considerati più gravi e quelli di poca entità. Sarebbero così espulsi solo gli stranieri condannati ad una pena detentiva di almeno 6 mesi – in media tra 3’000 e 4’000 persone all’anno. Un divieto di soggiorno potrebbe però essere imposto anche per pene di una durata più breve, se sussiste una minaccia per l’ordine pubblico. Una norma destinata a lottare contro il cosiddetto “turismo della criminalità”.

Critiche dell’UDC

“Con queste tre varianti non verrebbe concretizzata l’iniziativa, ma il controprogetto voluto dalla maggioranza del parlamento”, ha dichiarato il rappresentante del comitato d’iniziativa Gregor Rutz. Il testo bocciato dal popolo prevedeva infatti l’espulsione degli stranieri condannati ad una pena detentiva di almeno un anno.

A detta del segretario generale dell’Unione democratica di centro (UDC), la prima variante non violerebbe la Convenzione europea dei diritti umani e l’Accordo sulla libera circolazione delle persone. “Si tratta di una questione d’interpretazione di queste norme. Inoltre, altri paesi europei, come la Danimarca, hanno adottato negli ultimi tempi disposizioni equivalenti a quelle contenute nella nostra iniziativa”.

“Lotteremo con tutti i mezzi disponibili per far applicare correttamente l’iniziativa”, ha dichiarato il presidente dell’UDC Toni Brunner, subito dopo la pubblicazione del rapporto del gruppo di lavoro. Il partito di destra non esclude di lanciare una nuova iniziativa per iscrivere anche il proprio progetto di legge nella Costituzione federale.

Gravi ripercussioni

Per il presidente del gruppo di lavoro Heinrich Koller, la prima variante avrebbe invece preoccupanti ripercussioni per la Svizzera. Decisioni di espulsione per reati non gravi potrebbero essere revocate dalla Corte europea. Da parte sua, l’Unione europea potrebbe adottare delle sanzioni contro la Svizzera e giungere fino a disdire gli Accordi bilaterali.

L’ex direttore dell’Ufficio federale di giustizia ha lanciato anche alcune critiche all’indirizzo di governo e parlamento. “Negli ultimi 25 anni le autorità hanno accolto 15 iniziative in contrasto con le norme di diritto, di cui 3 sono state approvate dal popolo. Secondo me, in casi simili i politici dovrebbero sforzarsi di spiegare meglio al popolo le conseguenze di tali iniziative”.

La patata bollente passa però ora di nuovo nelle mani dei politici. Il Consiglio federale dovrà dapprima avviare una procedura di consultazione, sulla base del rapporto del gruppo di lavoro, e poi presentare un messaggio con un progetto di legge al parlamento. La diatriba dovrebbe trascinarsi ancora per alcuni anni; l’iniziativa impone però un limite massimo di 5 anni per la sua applicazione. 

Consegnata nel febbraio 2008, l’iniziativa « Per l’espulsione degli stranieri che commettono reati » aveva raccolto oltre 210’000 firme nel giro di soli 6 mesi.

L’iniziativa, lanciata dall’Unione democratica di centro, era stata accolta dal 52,9% dei votanti durante la votazione federale del 28 novembre 2010.

In seguito alla sua accettazione saranno introdotti quattro nuovi capoversi nell’articolo 121 della Costituzione federale. Queste le modifiche principali:

In futuro perdono automaticamente il diritto di soggiorno in Svizzera gli stranieri condannati per omicidio intenzionale, violenza carnale o altri gravi reati sessuali, reati violenti quali la rapina, tratta di esseri umani, traffico di stupefacenti o effrazione.

Viene pure pronunciato un divieto di soggiorno per coloro che hanno percepito abusivamente prestazioni delle assicurazioni sociali o dell’aiuto sociale.

Il legislatore può completare l’elenco della fattispecie penale. L’autorità competente espelle gli stranieri che perdono il diritto di dimora e pronuncia un divieto di entrata di durata compresa tra 5 e 15 anni. In caso di recidiva, la durata viene aumentata a 20 anni.

Il governo e la maggioranza del parlamento avevano sostenuto un controprogetto all’iniziativa. La proposta è stata però bocciata dal 54,2% dei votanti.

In base al controprogetto, determinante per l’espulsione sarebbe stata la gravità dell’atto. In tal senso, il diritto di soggiorno sarebbe stato revocato per gli stranieri condannati ad una pena detentiva di almeno un anno – in caso di truffa di 18 mesi.

Il controprogetto mirava inoltre a rafforzare la coesione tra gli svizzeri e gli stranieri tramite misure destinate a migliorare l’integrazione degli immigrati.

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