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Nelle stelle la soluzione ai cambiamenti climatici

I ricercatori del Cern utilizzano questo rilevatore per capire come i raggi cosmici influiscono sulla creazione di nubi. Cern

I ricercatori dell'Organizzazione europea per la ricerca nucleare di Ginevra (Cern) stanno analizzando gli effetti sull'ambiente delle radiazioni provenienti dallo spazio.

Con queste sperimentazioni intendono scoprire in che misura i raggi cosmici e il sole influenzano la formazione di nuvole basse e provocano cambiamenti climatici.

Oltre due secoli fa, l’astronomo reale inglese William Herschel fu il primo a collegare le attività periodiche delle macchie solari (che indicano l’attività del sole) e il prezzo del grano. Si accorse infatti che meno vi erano macchie solari più il costo del grano aumentava.

Finora, pochi elementi hanno confermato questa teoria. L’esperimento condotto in un vecchio edificio del Cern e denominato CLOUD (Cosmic Leaving Outdoor Droplets) potrebbe tuttavia rivelarsi molto importante per spiegare in che modo i raggi cosmici incidono sulla formazione delle nuvole e sul clima.

Esplosioni stellari

Nel 1997, dei ricercatori del Danish National Space Center, l’istituto danese che si occupa di ricerca spaziale, sono stati i primi ad ipotizzare che i flussi elevati di raggi cosmici possano determinare una maggiore comparsa di nubi, nonché un raffreddamento del clima e viceversa.

Dai loro studi risulta infatti che i raggi cosmici generati dall’esplosione di una stella – un fenomeno denominato «supernova» – provocano la formazione di nuvole a bassa altitudine.

Siccome queste nuvole basse, formate da una moltitudine di goccioline, hanno un effetto di raffreddamento generale della superficie del pianeta, gli scienziati sostengono che modificarne il numero anche solo del 10% implicherebbe un notevole cambiamento del clima.

«Vogliamo riprodurre ciò che accade nell’atmosfera», afferma Jasper Kirkby, capo del team CLOUD del Cern. «In tal modo cercheremo di capire come da un raggio cosmico si possa passare a goccioline di nubi e in che zona dell’atmosfera ciò accade».

Atmosfera terrestre

Gli scienziati del Cern invieranno un fascio di particelle – i «raggi cosmici» – generate grazie a un acceleratore ad elevata energia da un apposito rilevatore all’interno della camera di un reattore e in una camera a nebbia avanzata.

Queste camere, dotate di un’ampia gamma di strumentazioni esterne, sono state progettate per ricreare, monitorare e analizzare le condizioni di temperatura e di pressione in qualsiasi punto dell’atmosfera terrestre. In tal modo i ricercatori sperano di riuscire a determinare a quali condizioni è collegata la formazione di aerosol.

Pionierismo

Il progetto CLOUD riunisce 18 istituti di ricerca di nove paesi europei, compreso l’istituto elvetico Paul Scherer. Si tratta del primo progetto in cui un acceleratore di particelle è utilizzato per capire i fenomeni che condizionano i cambiamenti climatici.

Jasper Kirkby confida a swissinfo che ci sono voluti diversi anni per superare alcuni preconcetti. «Un esperimento interdisciplinare come il nostro è alquanto pionieristico. È quindi stato difficile trovare i fondi per finanziarlo perché non rientra negli schemi normali», sottolinea.

I primi risultati del prototipo di CLOUD sono attesi per l’estate del prossimo anno. I dati completi del progetto dovrebbero dal canto loro essere disponibili entro il 2010.

swissinfo

Al progetto interdisciplinare CLOUD del Cern partecipano 18 istituti di 9 paesi europei in Europa e negli Stati Uniti.
Fra loro anche l’Istituto elvetico Paul Scherrer, l’Institute of Technology della California e l’Istituto tedesco Max Planck.
L’esperimento riunisce fisici dell’atmosfera, fisici solari e fisici dei raggi cosmici e delle particelle.
Per la prima volta un acceleratore di particelle è utilizzato per l’analisi dei cambiamenti atmosferici.

Il Centro Europeo per la Ricerca Nucleare (CERN) è stato fondato nel 1954 da 12 Paesi, tra cui la Svizzera. Oggi raggruppa 20 Stati membri.

Circa 6’500 ricercatori (la metà del numero totale di fisici delle particelle al mondo) provenienti da 500 istituti hanno accesso al CERN.

Il CERN si sta ora concentrando nella costruzione del Large Hadron Collider, il quale dovrebbe essere operativo nel 2007.

L’immenso acceleratore di particelle costerà circa tre miliardi di franchi e sarà il più potente del mondo: molto probabilmente, contribuirà a migliorare le nostre conoscenze sull’universo.

Al CERN è nato il World Wide Web (rete internet), quale risultato dell’esperimento Enquire condotto dall’esperto di computer britannico Sir Tim Berners-Lee nel 1989.

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