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Il parlamento preso d’assalto… dai visitatori

Dalle tribune i visitatori seguono i dibattiti parlamentari forse con maggior attenzione di molti deputati parlament.ch

Le sessioni del parlamento svizzero incontrano un successo di pubblico strepitoso. L'afflusso è tale che i gruppi di visitatori devono iscriversi almeno sei mesi prima per riuscire a trovare posto. Percorso con una comitiva di apprendisti.

Dalla sua riapertura al pubblico dopo i lavori di risanamento dal 2006 al 2008, il Palazzo federale a Berna, sede del parlamento e del governo svizzeri, registra un boom inarrestabile di visitatori. Nel 2011 hanno quasi raggiunto quota 95mila.

Benché vi siano tutto l’anno visite individuali e di gruppo, la più alta affluenza quotidiana di gruppi si registra durante le sessioni parlamentari. Secondo le cifre fornite dai Servizi del parlamento a swissinfo.ch, durante questi periodi la media giornaliera è di 19 gruppi di visitatori, contro 4 fuori dalle sessioni.

Ed è proprio durante una sessione parlamentare che ci siamo accodati a un gruppo di 33 apprendisti e i loro accompagnatori. Provenienti dal Ticino e dal Moesano, nei Grigioni, i giovani dell’ultimo anno di tirocinio di impiegati di commercio nelle amministrazioni pubbliche comunali e cantonale sono stati accolti dalla guida Catherine Ochsenbein.

Un simbolo della pluralità elvetica

Prima tappa della visita guidata è l’imponente atrio del Palazzo del parlamento, denso di simboli della storia e della cultura della Confederazione elvetica. La guida illustra nei dettagli quest’opera architettonica che è l’emblema della Svizzera con le sue quattro culture e il suo federalismo.

Ai piedi della possente opera scultorea “I tre confederati”, un’allegoria del giuramento dei padri fondatori della Confederazione, Catherine Ochsenbein spiega con dinamismo e vivacità miti, storia e arte. La guida stimola l’interesse dei visitatori, che partecipano attivamente, rivolgendole domande e rispondendo alle sue.

“È una vera professionista”, ci dirà un ragazzo al termine della visita. Anche il responsabile degli apprendisti dell’Amministrazione cantonale ticinese Gerry Giudici e la responsabile dei corsi interaziendali dell’amministrazione pubblica Nadia Fioroni elogeranno le competenze della guida.

Nelle stanze dei bottoni

Dopo il preambolo storico-culturale, i visitatori sono introdotti nelle tribune del Consiglio degli Stati, la Camera alta del parlamento. I senatori hanno già terminato la seduta alle 13:00, ma un paio si sono fermati in aula e stanno lavorando sui propri banchi.

La guida fornisce dapprima ragguagli architettonici e artistici sulla sala, poi addentra i visitatori nel processo istituzionale. Iter parlamentare delle leggi, rapporti tra le due Camere e tra queste e il governo: gli argomenti sono molteplici e i ragazzi pienamente coinvolti.

Dalla teoria si passa alla pratica: per un’ora i visitatori seguono dalla tribuna i lavori del Consiglio nazionale. Non è semplice arrivare nel mezzo di una seduta della Camera bassa e capire il funzionamento dei dibattiti. Eppure l’attenzione degli apprendisti resta desta. Al punto che un ragazzo osserva: “La traduzione simultanea dal tedesco all’italiano non è sempre completa ed esatta”.

A tu per tu coi deputati

La ciliegina sulla torta arriva con l’incontro con alcuni membri della deputazione della Svizzera italiana. I parlamentari espongono il loro lavoro ai giovani, esortandoli a prender parte alla vita politica del paese.

“Uno dei grandi problemi della Svizzera è l’assenza dei giovani al momento delle decisioni politiche importanti”, rileva il liberale radicale Fulvio Pelli, avvertendo che “una democrazia gerontologica non è una buona democrazia”.

“Il parlamento dev’essere lo specchio della società. Dunque è importante che siano rappresentate equamente sia tutte le fasce d’età, sia i sessi”, aggiunge la socialista Marina Carobbio, lanciando un appello alla partecipazione delle donne.

Ai chiarimenti generali, segue una discussione su temi precisi dibattuti nella sessione in corso. “Oggi vi parlo delle canne”, esordisce il liberale radicale Ignazio Cassis, attirandosi uno sguardo perplesso dal collega di partito Fulvio Pelli e molti sorrisi dagli apprendisti.

Se l’approccio è provocatorio, il confronto di opinioni tra deputati e apprendisti circa la revisione della Legge sugli stupefacenti all’esame del parlamento è molto serio. Lo stesso Cassis è palesemente stupito quando un ragazzo gli chiede lumi legislativi sull’uso terapeutico della canapa.

Gli argomenti affrontati si moltiplicano e all’ora del commiato i ragazzi sono entusiasti. Tutti coloro che abbiamo interpellato raccomandano vivamente questa visita.

Qualcuno formula persino consigli. Sarebbe bello passare un po’ meno tempo nelle tribune e un po’ di più con i parlamentari, ci dicono all’unisono Alan e Luca. Mentre Giorgia suggerisce di incontrare anche parlamentari di altre regioni linguistiche per approfondire lo scambio di opinioni e la conoscenza reciproca.

Componente della democrazia diretta

Le idee sono lanciate. Anche se forse non sarà facile realizzarle, di certo sono indicative dell’interesse suscitato dalla visita nei giovani. E tutti i deputati che hanno partecipato all’incontro ci confermano da parte loro la volontà di promuovere questi contatti.

Sono infatti “un elemento fondamentale della democrazia diretta svizzera”, sottolinea la socialista grigionese Silva Semadeni. Questi scambi consentono anche ai parlamentari di approfondire preoccupazioni e attese della popolazione.

I Servizi del parlamento non tengono statistiche sulla provenienza e sull’età dei visitatori, ma in base alla propria esperienza di guida, Catherine Ochsenbein ritiene che la loro composizione corrisponda più o meno proporzionalmente a quella della popolazione elvetica.

Ci sono inoltre parecchi turisti che visitano il Palazzo federale, ma piuttosto fuori dalle sessioni parlamentari. In queste ultime sono maggiormente approfonditi gli aspetti architettonici, storici e culturali. Non è inusuale che partecipanti a queste visite tornino durante le sessioni e viceversa, ci confida Catherine Ochsenbein.

Il Palazzo federale è la sede del governo e del parlamento della Confederazione svizzera Il primo edificio del complesso fu costruito negli anni 1852-57. Fu progettato dall’architetto Friedrich Studer e costituisce l’attuale ala ovest del Palazzo federale.

Le dimensioni dell’edificio si rivelarono presto insufficienti. Cosicché, su progetto di Hans Auer, furono eretti l’ala est (1888-92), speculare a quella ovest, e il Palazzo del parlamento (1894-1902). Quest’ultimo fu inaugurato il 1° aprile 1902. Per la prima volta, negli anni 2006-08 è stato completamente ristrutturato.

Il Palazzo del parlamento è un edificio di rappresentanza, con un portico sulla facciata nord e un atrio centrale con scalone. Coronato da una cupola visibile da lontano, per la ricca ornamentazione l’edificio ha acquisito lo statuto di monumento nazionale.

Le decorazioni (sculture architettoniche e a tutto tondo, dipinti murali e su soffitto, vetrate, mosaici, arte applicata) furono eseguite da 38 artisti provenienti da tutte le regioni del Paese. Il programma iconografico sviluppa tre temi: la storia nazionale, le basi costituzionali della Confederazione e il multiculturalismo e la diversità della Svizzera sul piano politico, geografico e professionale.

L’intento di dare un’immagine rappresentativa della Confederazione attraverso l’architettura e le decorazioni si manifesta pure nella varietà dei materiali e dei manufatti artigianali impiegati nella costruzione dell’edificio. Il 95% dei materiali utilizzati proviene dalla Svizzera.

Fonte: Dizionario storico della Svizzera

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