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Nei retrobottega il poker è più vivo che mai

Malgrado il divieto, in Svizzera si gioca a Texas Hold'em un po' dappertutto Keystone

Da ormai tre mesi i tornei di poker sono proibiti al di fuori dei casinò e ad inizio settembre il governo svizzero ha indicato di non voler far marcia indietro modificando la legge sulle case da gioco. Intanto, però, le partite continuano.

«Sì, stasera giochiamo. Tra amici, naturalmente», puntualizza Giovanni*, comproprietario di un club di poker in una città romanda, uno dei tanti sorti negli ultimi anni in Svizzera, sulla scia del successo crescente del Texas Hold’em.

Un’evoluzione che ha però subito una brusca battuta d’arresto ad inizio giugno, ossia quando il Tribunale federale, la più alta istanza giudiziaria del paese, ha sentenziato che i tornei di poker si apparentano al gioco d’azzardo e che quindi sono proibiti al di fuori delle case da gioco in possesso di una concessione. Le sole eccezioni sono le partite organizzate tra familiari o amici, che continuano ad essere autorizzate. Una situazione che il governo svizzero ha confermato ad inizio settembre rispondendo a una mozione parlamentare che chiedeva di riconoscere il Texas Hold’em come gioco di destrezza.

Sul campanello all’entrata dell’edificio figura sempre il nome del club. Contrariamente a qualche mese fa, però, la porta è chiusa. Suoniamo. Al citofono risponde Paolo*, il secondo comproprietario del club. «Sì, ciao, ho parlato qualche ora fa con il tuo collega, mi ha detto che stasera si gioca». «Chi sei? Sì, entra».

Ufficialmente senza soldi

Sono le otto e mezzo. Per ora il locale è ancora vuoto. A Paolo spiego che vorrei fare un reportage sul poker dopo il divieto pronunciato dal Tribunale federale. Dapprima è riluttante, meglio non fare troppa pubblicità.

«Sai, se giochiamo senza soldi non c’è nulla di illegale», dice con un mezzo sorriso sulle labbra. «Inoltre giochiamo tra amici, quindi non c’è problema».

In effetti tutte le partite di poker organizzate in Svizzera sono ormai «tra amici». Basta dare uno sguardo a uno dei principali siti di pubblicità per i tornei: «Special Friends Only Tuesday», «Pokern unter Freunde», «Friends Berner Double Stack»… Ufficialmente sono tutti tornei freeroll, ovvero gratuiti. Ma naturalmente le quote d’iscrizione e le vincite sono ben reali. Basta non gridarlo ai quattro venti.

Davanti a un tribunale la giustificazione probabilmente cadrebbe come un castello di carte. Sul suo sito internet, del resto, la Commissione federale delle case da gioco è più che esplicita: «Sono fondamentalmente punibili offerte di giochi d’azzardo per comunità d’interesse in associazioni o club privati, associazioni di membri o gruppi simili. Il fatto che un gioco d’azzardo ha luogo in un locale non accessibile a chiunque, non significa che il gioco venga organizzato nell’ambito di una cerchia famigliare, ovvero ‘non in pubblico’». Le pene possono essere pesanti, con multe fino a 500’000 franchi.

«Si gioca dappertutto»

«Non so quali possano essere le conseguenze, comunque sia si gioca un po’ dappertutto. Una settimana fa abbiamo organizzato un torneo, c’erano 40 persone, non c’era più un posto libero», spiega Paolo, che ancora non si dà pace per la sentenza del Tribunale federale. «I casinò si sono resi conto di aver perso negli ultimi anni parte della clientela, che ha preferito deviare verso i tornei di poker piuttosto che perder denaro nelle macchinette mangiasoldi o in altri giochi. Quindi hanno reagito e visto che le autorità ricevono molti soldi dai casinò…».

«Il Texas Hold’em un gioco d’azzardo? Bisogna proprio non aver mai giocato a poker per affermare qualcosa di simile». In effetti, basta partecipare a qualche torneo per rendersi conto che il fattore fortuna ha un’influenza tutto sommato marginale. Un principiante può sicuramente battere un asso del tavolo verde. Sull’arco di più partite, però, quest’ultimo statisticamente risulterà vincente. Del resto, basta dare uno sguardo a qualunque grande torneo: al tavolo finale spesso si ritrovano i soliti volti noti.

Questa sera, nel poker club di Paolo non è in programma però un torneo, bensì un cash game senza limiti (vedi riquadro). Questo tipo di partite sono ben diverse dai normali tornei. La componente di ‘azzardo’ è più alta e il rischio di perdere molti soldi più elevato. Per questa ragione, i cash game sono sempre stati autorizzati solo nei casinò e ciò anche prima della sentenza del Tribunale federale.

Attorno al tavolo per ora vi sono sei persone. «Ufficialmente» si gioca senza soldi. In realtà ognuno cambia cento franchi in gettoni, più altri venti che finiscono nelle casse del club. La tariffa d’iscrizione è senz’altro modesta rispetto a quello che si paga nelle case da gioco. Ma Paolo lo fa più che altro per passione. «Quando va bene riusciamo al massimo a guadagnare mille franchi in una serata. Dedotti l’affitto e l’ammortamento dei circa 30’000 franchi che abbiamo investito non resta quasi nulla». Stasera gli introiti saranno ben più modesti. Complessivamente in tutta la serata i giocatori sedutisi ai tavoli non saranno più di 15.

Sin dalle prime battute, chiamate, rilanci e contro-rilanci si succedono. I cento franchi iniziali passano velocemente di mano in mano. Dopo dieci minuti un giocatore deve riacquistare delle chip. Un altro invece ha ammonticchiato un discreto numero di gettoni davanti a sé. Dopo un paio d’ore, un giocatore decide di cambiare 1’000 franchi. Il gioco comincia a farsi pesante, con rilanci spesso superiori ai 100 franchi. Questa sera, le perdite e le vincite peseranno nei portafogli.

Un divieto controproducente?

Il divieto di fatto rischia di essere controproducente. Innanzitutto per quanto concerne la prevenzione. Prima della sentenza del Tribunale federale, il Gruppo romando per lo studio delle dipendenze (Groupement romand d’études des addictions, GREA) stava avviando un progetto nel quadro dei tornei. Oggi, in un regime di semiclandestinità è però praticamente impossibile entrare in contatto coi giocatori.

Inoltre, molti club potrebbero essere spinti sulla strada dei cash game, più facili da organizzare, anche perché bastano cinque o sei giocatori. Come detto, in questo genere di partite le perdite rischiano di essere ben superiori rispetto a quelle di un normale torneo, dove al massimo si scialacqua la somma d’iscrizione (buy-in). Una somma che prima del divieto era compresa grosso modo tra 30 e 300 franchi e che nessun casinò è in grado di proporre. In uno dei rari tornei organizzati negli ultimi mesi in una casa da gioco, bisognava sborsare 700 franchi, più 100 franchi per il banco.

Non va poi dimenticato che giocare a poker a qualunque ora del giorno e della notte senza entrare in un casinò è comunque possibile. Basta accendere il proprio computer e collegarsi ad uno dei tanti siti internet esteri. «Non abbiamo il diritto di fare una partita di poker, ma ognuno può giocare online. Proprio non capisco», scuote la testa Paolo, riassumendo un parere condiviso probabilmente dalle decine di migliaia di appassionati in Svizzera.

*nomi fittizi

In Svizzera, così come nella maggior parte del mondo, nel Texas Hold’em la variante cash game (gioco in denaro) è autorizzata solo nei casinò.

Si gioca al massimo in dieci giocatori e ogni fiche rappresenta un valore reale in denaro. In un cash game ogni giocatore può entrare in gioco quando vuole con la somma che desidera (buy in) e lasciare il tavolo quando lo desidera. Generalmente esiste una quota minima per il buy in. Se si perde tutto è possibile riacquistare gettoni.

I bui (blind e big blind, ossia la puntata obbligatoria per i due giocatori che stanno alla sinistra di chi distribuisce le carte) rimangono invariati per tutta la durata della partita.

Contrariamente ai tornei, nei cash game non esiste una vera e propria strategia di fondo. L’unico obiettivo è di massimizzare le vincite in una singola mano.

I tornei di Texas Hold’em possono riunire anche migliaia di giocatori. Ogni partecipante paga un buy in fisso e riceve uno stack (numero di gettoni) di partenza uguale agli altri. I gettoni hanno un valore puramente nominale.

Lo scopo è di riuscire ad accumulare tutti i gettoni in gioco. Il giocatore che li perde tutti è automaticamente eliminato e generalmente non può rientrare in gioco riacquistandone altri. In altre parole la perdita massima nei tornei è pari al buy in pagato all’inizio.

Durante il torneo bui e piccoli bui aumentano ad ogni livello di gioco (solitamente 15-20 minuti). Questo sistema è utilizzato per assicurarsi che il torneo abbia una durata ragionevole e per aumentare la pressione nei confronti dei partecipanti ancora in gioco, specialmente se dispongono di uno stack ridotto.

La somma raccolta con i buy in viene spartita tra i giocatori che riescono a raggiungere la fase finale del torneo. Ad esempio in un torneo di 10 giocatori, il 50% del montepremi va al primo, il 30% al secondo e il 20% al terzo.

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