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Come cambia il clima in Ticino

Il lago di Lugano con sullo sfondo il San Salvatore.
La foto è stata scattata nel mese di dicembre a Lugano, quando normalmente si vive una stagione secca e soleggiata mentre al nord delle Alpi il cielo è generalmente coperto dalla nebbia alta. Keystone / Karl Mathis

Come è cambiato il clima in Ticino negli ultimi 50 anni? Quale sarà il clima nei prossimi decenni? Le risposte ce le dà una recente pubblicazione dell’Ufficio di statistica ticinese con la collaborazione scientifica di MeteoSvizzera.

In Ticino, dall’inizio delle misurazioni nel 1864, l’atmosfera si è riscaldata di circa 1,8 °C, un aumento quasi doppio rispetto a quello della temperatura media globale (circa 1 °C). Se le emissioni di gas a effetto serra continueranno ad aumentare senza freni, la temperatura media in Ticino salirà di 4.4 gradi entro la fine del secolo. Cosa significa? “Per capirci – racconta il meteorologo Luca Nisi di MeteoSvizzera – a Lugano avremo il clima mediterraneo simile a quello di SpalatoCollegamento esterno in Croazia”.

La crisi pandemica

La crisi sanitaria che ha colpito il mondo intero in questo ultimo anno ha messo in ombra un’altra crisi, quella climatica. La voce di Greta Thunberg – e di tutto il movimento giovanile per la protezione del clima ‘Fridays for future’ – è stata azzittita dal Covid-19. Questo non significa che la crisi climatica sia cessata o che i cambiamenti climatici non siano più in atto. Come scrive nell’introduzione allo studio il responsabile del centro regionale sud di MeteoSvizzeraCollegamento esterno, il meteorologo Marco Gaia, “La crisi climatica ha caratteristiche diverse da quella pandemica: è forse più subdola perché il suo impatto è molto meno immediato, diretto e appariscente. Siamo chiamati ad un’impegnativa sfida: superare l’attuale crisi pandemica, senza trascurare quella climatica”.

Il clima del Ticino e l’effetto delle Alpi

Le Alpi, oltre che separare geograficamente il Ticino dal resto della Svizzera, rappresentano anche un’importante barriera climatica.

“La differenza tra nord e sud delle Alpi è particolarmente marcata durante la stagione invernale quando la nebbia alta copre il cielo della Svizzera tedesca”. Luca Nisi, MeteoSvizzera

“Il versante nordalpino – ci spiega Luca Nisi di MeteoSvizzera – è maggiormente esposto alle correnti fredde di origine settentrionale, mentre il versante sudalpino si trova spesso sotto l’influsso delle correnti provenienti dal Mediterraneo”. In breve, le Alpi hanno un influsso diretto sulle correnti in quota: possono bloccarle, deviarle, incanalarle nelle diverse valli. Soprattutto, sottolinea Luca Nisi, “le Alpi non permettono alle correnti di aria polare di giungere in Ticino”.

Non a caso il Ticino è chiamato dai confederati la ‘Sonnenstube’ (letteralmente ‘il salotto soleggiato’) della Svizzera: “La differenza tra nord e sud delle Alpi è particolarmente marcata durante la stagione invernale, ricorda ancora Luca Nisi. Il Ticino è caratterizzato da inverni secchi e soleggiati e non abbiamo quella nebbia alta che copre il cielo della Svizzera tedesca”.

In due parole, come definire il clima in Ticino? Ci risponde ancora Luca Nisi: “Generalmente il clima del Ticino è caratterizzato da inverni, come detto, secchi e soleggiati, ma con nevicate a volte anche abbondanti. In primavera e ad inizio autunno cadono i maggiori quantitativi di precipitazione, mentre le estati, anche se soleggiate, risultano spesso interrotte da acquazzoni anche violenti”.

L’evoluzione negli ultimi 150 anni

Negli ultimi 150 anni la temperatura in Svizzera e in Ticino è aumentata di quasi due volte rispetto alla media globale (circa 1 °C). A cosa è dovuta questa grande differenza? Sebbene i motivi siano ancora oggetto di studio, Luca Nisi cita due fattori determinanti. “Da un lato la Svizzera non ha grossi specchi d’acqua. L’oceano funge da attenuatore per cui dove abbiamo mari e oceani il riscaldamento è rallentato. La Svizzera è sufficientemente a distanza dalle masse d’acque per cui abbiamo un clima semicontinentale. Inoltre, la superficie dei ghiacciai continua a ridursi, i periodi con le superfici innevate sono sempre più corti. La neve, come sappiamo, riflette le radiazioni. Se perdiamo superficie bianca, il terreno scalda di più”.

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Lo studio dell’Ufficio di statistica del canton TicinoCollegamento esterno mostra come dal 1961 la tendenza al rialzo è andata rinforzandosi in tutte le stagioni, e in particolare in primavera e in estate.

Si parla di giorno estivo quando la temperatura massima è uguale o superiore a 25 °C, mentre quando eguaglia o supera 30 °C abbiamo un giorno tropicale. Si ha una notte tropicale quando la temperatura minima è uguale o superiore a 20 °C. Nel giorno di gelo la temperatura minima scende sotto zero. Quando la temperatura massima resta sotto zero tutta la giornata, si ha un giorno di ghiaccio.

A Lugano i giorni estivi sono raddoppiati dal 1961, passando da 40 a 85 nel 2020. Non solo. Anche i giorni tropicali mostrano una chiara tendenza al rialzo: da qualche unità nel 1961 a 15-20 nel 2020.

Negli ultimi decenni anche il numero di notti tropicali ha subito un aumento marcato. A basse quote si è passati da pochi casi per estate a una quindicina nel 2020.

Cambiando prospettiva, anche i giorni di gelo stanno decisamente diminuendo: a Lugano all’incirca da 40 nel 1961 a 20 nel 2020.

Nelle stazioni di montagna si evidenzia una diminuzione significativa dei giorni di ghiaccio. Ad esempio, al San Bernardino (1’600 metri sopra il livello del mare) si è passati da 65 giorni di ghiaccio nel 1968 a 45 nel 2020.

Uno sguardo verso il futuro

Se i cambiamenti climatici non sono una novità e l’alternanza delle fasi glaciali (fredde) e interglaciali (calde) è la regola che descrive il nostro clima, oggi rispetto al passato la grande differenza sta nella velocità del mutamento climatico.

“Rispetto ad oggi, se le emissioni di gas a effetto serra continueranno ad aumentare senza freno la temperatura media salirà di 4,4 °C entro la fine del secolo”. Luca Nisi, MeteoSvizzera

“Rispetto ad oggi, se le emissioni di gas a effetto serra continueranno ad aumentare senza freno – racconta ancora Luca Nisi – la temperatura media salirà di 2,7 °C entro la metà del secolo e di 4,4 °C entro la fine del secolo”. Per capire il significato di queste variazioni di temperatura, spiega Luca Nisi, “basti pensare che durante l’ultima glaciazione, con una temperatura media circa 5 °C più bassa rispetto ad oggi, una coltre di ghiaccio spessa oltre un chilometro ricopriva l’attuale città di Bellinzona”.

Caldo, caldissimo

Nello scenario migliore, il numero dei giorni estivi previsti a Lugano passerà da 65 (periodo normale 1981-2010) ad oltre 80, un valore che sarà già raggiunto in un futuro prossimo (2020-2049). Secondo lo scenario peggiore, l’aumento dei giorni estivi continuerà invece progressivamente fino a fine secolo e raggiungerà un valore finale di 120 giorni, ovvero 4 mesi.

L’aumento osservato per le notti tropicali segue un’evoluzione simile: secondo lo scenario migliore, le notti tropicali passeranno da 8 a 19 entro fine secolo (2070-2099), arrivando addirittura ad essere 66 se nessuna misura di protezione del clima sarà implementata.

“Per visualizzare questi dati – semplifica Luca Nisi – secondo lo scenario più ottimista, verso la fine del secolo a Lugano avremo il clima di Rijeka in Croazia. Se guardiamo lo scenario più pessimista, il clima a Lugano sarà come quello delle coste mediterranee della Croazia o come a Firenze”. 

Questi scenari regalano però un vantaggio: “i politici – continua Luca Nisi di MeteoSvizzera – possono andare a Spalato o a Firenze e giocare d’anticipo imparando le misure corrette per combattere gli effetti dell’aumento della temperatura”. 


++Ecco dove approfondire il tema sui cambiamenti climatici in SvizzeraCollegamento esterno.


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