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Naturalizzazioni: il popolo deciderà se cambiare le regole

L'UDC ha già lanciato una campagna che si profila combattuta ed emozionale. Keystone

Totale autonomia comunale sulle procedure e decisioni inappellabili: è quanto chiede l'iniziativa popolare "per naturalizzazioni democratiche", su cui l'elettorato svizzero si pronuncerà il 1° giugno.

Promossa dall’Unione democratica di centro (UDC, destra nazional-conservatrice), l’iniziativa propone che i comuni possano decidere autonomamente quale organo sia autorizzato a concedere la cittadinanza. Ciò implica anche la possibilità di sottoporre la decisione a votazione popolare.

Il testo prevede pure che le decisioni di tale organo sono definitive e non possono dunque essere sottoposte a verifica da parte di un’altra autorità.

Concretamente, queste disposizioni verrebbero ancorate nella Costituzione federale aggiungendo un quarto capoverso all’articolo 38.

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Ribaltare le decisioni della Corte suprema

L’UDC ha lanciato l’iniziativa per cambiare le carte in tavola, dopo due sentenze del Tribunale federale, emesse nel luglio 2003. La Corte suprema aveva stabilito che le bocciature delle candidature alla cittadinanza elvetica devono essere motivate e che devono poter essere impugnate. D’altra parte, sottoporre le decisioni di naturalizzazione a scrutinio segreto è anticostituzionale, perché si viola il diritto a non essere trattati arbitrariamente o in modo discriminatorio.

Sia il governo, sia il parlamento raccomandano di respingerla. Entrambe le Camere federali hanno adottato tale decisione a larga maggioranza: il Consiglio nazionale con 127 voti contro 67, il Consiglio degli Stati con 34 voti contro 7. A parte l’UDC, tutti i grandi partiti si sono opposti.

Si spalancano le porte all’arbitrio

Gli avversari mettono l’accento sul carattere arbitrario e discriminatorio sia delle decisioni di naturalizzazione sottoposte a scrutinio popolare segreto sia dell’inappellabilità delle decisioni. In tal modo, affermano, si infrangono i principi sanciti dalla Costituzione federale e dalle Convenzioni dei diritti umani, mettendo in gioco lo Stato di diritto.

In proposito ricordano l’esempio di Emmen, che aveva scatenato le polemiche dalla fine del 1999. Nel comune lucernese quasi tutte le candidature di persone con cognomi balcanici venivano sistematicamente bocciate. Tra gli stranieri provenienti da paesi balcanici la naturalizzazione era ottenuta solo da una persona su 5, mentre la media fra gli aspiranti alla cittadinanza elvetica di altri paesi era di 4 su 5.

L’influsso della procedura sull’esito della naturalizzazione è peraltro stato dimostrato da uno studio del Fondo nazionale svizzero di ricerca scientifica. Dall’inchiesta condotta presso 207 comuni è risultato che quando le decisioni venivano prese nel segreto delle urne, il tasso di bocciatura era in media superiore del 23% alle altre procedure.

Per naturalizzazioni selettive

L’UDC replica che ogni Stato ha la sovranità in materia di cittadinanza e che la sua iniziativa non contravviene ad alcuna disposizione di convenzioni internazionali firmate dalla Svizzera. Il partito sostiene che il suo obiettivo è di impedire le naturalizzazioni di massa e di concedere la nazionalità solo a chi è integrato e rispetta leggi e usanze elvetiche.

Secondo i democentristi, attualmente si mira a concedere il passaporto elvetico praticamente a tutti coloro che lo richiedono, senza preoccuparsi se si tratti per esempio di “criminali” o “approfittatori delle assicurazioni sociali”. A sostegno della loro tesi, affermano che dal 1991 al 2007 le naturalizzazioni sono cresciute in modo esponenziale: in totale ne sono state effettuate 450’417.

L’UDC sostiene che il popolo conosce meglio i candidati alla cittadinanza rispetto a funzionari e giudici di tribunali. Inoltre, contrariamente al Tribunale federale, l’UDC ritiene che la naturalizzazione sia un atto politico, non amministrativo. Perciò le decisioni devono essere definitive.

In alternativa: la revisione legislativa

Per questo motivo, l’UDC non si accontenta della revisione della Legge sulla cittadinanza approvata dal parlamento, che verrebbe messa in vigore se nella votazione del primo giugno fosse respinta l’iniziativa. Le modifiche sono state attuate per conciliare le esigenze di autonomia comunale con quelle di uno Stato di diritto.

La normativa stabilisce che ogni rifiuto di una domanda di naturalizzazione deve essere motivato, ma le spiegazioni possono essere fornite oralmente. In caso di bocciatura, il candidato può ricorrere presso le autorità giudiziarie cantonali. Il ricorso a livello federale è garantito solo per violazione dei diritti costituzionali.

Ogni comune è libero di scegliere l’organo competente per le decisioni in materia di naturalizzazioni. Questo organo può essere amministrativo o legislativo. Può anche essere l’Assemblea comunale. Le naturalizzazioni non possono però essere sottoposte a un voto segreto tramite le urne.

swissinfo, Sonia Fenazzi

In Svizzera la cittadinanza viene conferita dai Comuni: la Costituzione federale stipula che chi possiede una cittadinanza comunale e quella di un Cantone diventa automaticamente cittadino elvetico. La Confederazione emana prescrizioni minime sulla naturalizzazione degli stranieri.

Chi non è svizzero di nascita e vuole diventarlo, deve dapprima domandare un’autorizzazione alla Confederazione. Una volta che ha ottenuto questo permesso, la procedura ordinaria prosegue a livello cantonale e comunale. Qui le prassi differiscono molto. In certi comuni è il Consiglio comunale che decide, in altri l’Assemblea comunale.

Chi ha un genitore o un coniuge svizzero può beneficiare della procedura agevolata. In questi casi la naturalizzazione compete alla Confederazione. Essa non è oggetto dell’iniziativa popolare UDC.

In alcuni comuni della Svizzera tedesca in passato le naturalizzazioni venivano sottoposte a votazione popolare. Tali decisioni erano inappellabili. Con due sentenze, pubblicate il 9 luglio 2003, il Tribunale federale ha posto fine a questa prassi, stabilendo che è anticostituzionale.

Da allora non ci sono più state naturalizzazioni tramite le urne. I cantoni interessati hanno sospeso le procedure e adattato le disposizioni in materia. La competenza delle domande di naturalizzazione è stata affidata a una commissione eletta dal popolo.

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