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Monastero, birreria e bunker: il nuovo museo consacrato alle donne

Two artworks
Scultura senza titolo di Ellen Cantor (1961-2013). Sullo sfondo, " Ethnic Wars. Large Vanitas Still Life " di Zofia Kulik (nata nel 1947), parte della mostra inaugurale del Muzeum Susch, “A Woman Looking at Men Looking at Women”. Carlo Pisani/swissinfo.ch

Il villaggio di Susch era un tempo un sonnolento luogo di transito tra l'Alta e la Bassa Engadina (cantone dei Grigioni). Oggi ospita uno degli spazi artistici più impressionanti della Svizzera: a gennaio il Muzeum Susch, ideato dalla ricca collezionista polacca Grażyna Kulczyk, ha aperto le sue porte con un ambizioso programma, incentrato sul ruolo delle donne nelle arti e nelle scienze.

A circa due ore da Zurigo, il villaggio di Susch (poco più di 200 abitanti) è diventato un altro punto di riferimento nella già folta mappa turistica dei Grigioni. Accanto alla Clinica Holistica Engiadina, un centro termale per pazienti che soffrono di burnout e depressione, il Muzeum Susch offre oggi un altro tipo di terapia per i sensi.

La massiccia (ri)costruzione di un antico monastero e di un birrificio (che risale in parte al XII secolo), con lo scavo di un bunker sotterraneo che collega entrambi, ha cambiato radicalmente il ritmo quotidiano del villaggio. “Tutto è cambiato”, ci dice un abitante del villaggio, mentre attraversiamo un ponte sul fiume Inn per recarci al museo.

La stessa direttrice del museo, Mareike Dittmer, è rimasta sorpresa dall’alto numero di visitatori accolti dall’inaugurazione del museo, lo scorso 2 gennaio: 2’000 persone nelle prime due settimane e oltre 8’000 nei primi tre mesi. Senza dimenticare numerosi rappresentanti della stampa internazionale. “Credo che il pubblico si sia presto reso conto che si trattava di qualcosa di speciale, non solo esotico”, rileva Mareike Dittmer.

Altri sviluppi

In effetti, il Muzeum Susch si distingue rispetto ai musei privati che spuntano in tutto il mondo, specialmente in Cina e negli Stati Uniti. “La maggior parte di questi musei privati, creati da miliardari, sono semplicemente delle esibizioni”, dice Chus Martínez, direttrice dell’Instituto Susch, il think tank che affianca il museo. “Il Muzeum Susch, invece, è un museo privato basato sulla ricerca, cosa molto rara”.

L’Instituto Susch è stato concepito da Chus Martínez come l’estensione di un centro di ricerca, il Women’s Center for Excellence, che ha il compito di valutare, sviluppare e proporre nuovi linguaggi sociali e metodi per comprendere il ruolo delle donne nelle arti, nella cultura, nella scienza e nella tecnologia. Storica dell’arte e curatrice prodigiosa, Chus Martínez si occupa da molti anni di questioni legate ai generi e la sua posizione sul femminismo va ben oltre la semplicistica nozione di “guerra dei sessi”.

Portrait of Grazyna Kulczyk
Grażyna Kulczyk Anoush Abrar

Mecenate attiva

Durante tutte le fasi della costruzione del museo, Grażyna Kulczyk, imprenditrice di origini polacche, è stata una presenza costante a Susch. La collezionista miliardaria ha supervisionato tutti gli aspetti del progetto e ha selezionato i suoi collaboratori. Ma il nuovo museo non è sicuramente destinato ad essere solo un bel deposito per la sua vasta collezione. Ad ogni mostra, solo il 40-50% delle opere esposte verrà attinto dalla collezione di Kulczyk, al fine di mantenere uno scambio costante con altre istituzioni.

Il museo non ha un curatore capo, ma preferisce lavorare con esperti invitati. La mostra attuale, “A Woman Looking at Men Looking at Women”, è stata ideata da Kasia Redzisz, curatrice presso il museo Tate di Liverpool.

Nel Muzeum, le donne svolgono praticamente tutti i ruoli, Vi è infatti un solo uomo tra i membri del personale, il curatore Krzysztof Kościuczuk. Tuttavia, spiega Chus Martínez, un approccio femminista non diventerà il biglietto da visita dell’istituzione: “Ci sono molte altre questioni importanti intorno ai generi: colonialismo, razzismo, povertà, disuguaglianza”.

L’originale concezione del museo ha però già suscitato anche alcune riserve. Il critico d’arte zurighese Aoife Rosenmeyer ha sollevato degli interrogativi sull’accessibilità del museo, situato in una regione turistica piuttosto ricca di denaro. Non si rafforza in questo modo il circuito elitario delle arti?

“Il mercato dell’arte viene lubrificato dalle mode, dall’esclusività, dal pedigree e dalla provenienza – e il Muzeum Susch promuove quell’atmosfera”, scrive Rosenmeyer. Una questione che rimane in sospeso, ma che finora non ha scalfito la programmazione. Mareike Dittmer è orgogliosa di sottolineare il fatto che ogni fase del progetto è stata realizzata con la piena partecipazione della comunità locale.

Ma la Svizzera non è di per sé un luogo privilegiato con una comunità segregativa, un paese molto tradizionale e patriarcale? Sì e no, sostiene Chus Martínez:

Altri sviluppi

Il Muzeum comprende anche una residenza artistica e un programma dedicato alla “performance art”. Il centro culturale ospiterà inoltre una serie di simposi e conferenze pubbliche. Ma invece di promuovere un’operazione editoriale per far conoscere le sue attività, il Muzeum ha scelto di renderle disponibili tramite podcast – ne sono previsti 15 che usciranno quest’anno. I visitatori possono anche scaricare un’applicazione per navigare tra gli spazi espositivi.

Grażyna Kulczyk è una mecenate attiva, anche se discreta, delle arti contemporanee, una passione che porta con sé fin da quando era una modesta studentessa, alla fine degli anni ‘60 in Polonia. Senza soldi per comprare opere d’arte, Grażyna Kulczyk ha iniziato a collezionare manifesti e più tardi, negli anni ‘80, al posto di una galleria, ha usato la concessionaria d’auto del marito per esporre le opere dei suoi artisti preferiti.

Con la fine del regime comunista, Grażyna Kulczyk ha deciso di concentrare le sue acquisizioni artistiche nell’arte contemporanea, privilegiando artisti polacchi e dell’Europa dell’Est, molti dei quali donne.

Nel 2003 ha acquistato una fabbrica di birra in rovina nella sua città natale di Poznan, Stary Browar, trasformandola in un moderno centro per le arti visive e performative, affittando il resto dello spazio a negozi e ristoranti. In questo modo, il centro culturale è stato in gran parte sovvenzionato dagli introiti dell’adiacente centro commerciale.

I progetti più ambiziosi per Stary Browar furono però ostacolati dall’infausto clima culturale promosso dal partito nazionalista Diritto e giustizia, al potere dal 2005. Nel 2015 il centro culturale e commerciale è stato venduto a Deutsche Asset and Wealth Management per 290 milioni di euro.

Dopo essersi trasferita con la sua collezione nei Grigioni, l’idea di creare il Muzeum Susch è nata un po’ per caso nella sua mente: un giorno, bloccata in un ingorgo a Susch, sulla strada per la sua casa di Tschlins, ha notato il vecchio monastero e la birreria in rovina e ha immaginato di realizzare il suo sogno in Svizzera.

La Grażyna Kulczyk fa parte anche di commissioni e consigli di amministrazione della Tate Modern (Regno Unito), del Museum of Modern Art di Varsavia e del Modern Women’s Fund Committee del Museum of Modern Art di New York (Moma).


Traduzione di Armando Mombelli

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