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Musica per crescere

Fretta di venire al mondo: gemelli in un'incubatrice dell'Inselspital a Berna Keystone

In Svizzera e nel resto d'Europa, nascono sempre più bambini prematuri. Per loro, il soggiorno in incubatrice è una tappa obbligata che la musica può rendere più breve.

Al reparto di neonatologia dell’ospedale Insel di Berna, i prematuri ascoltano dei nastri. Con risultati sorprendenti: crescono meglio.

Giulia è nata qualche giorno fa, alla trentratreesima settimana di gravidanza, sette prima del dovuto. Il prossimo mese e mezzo della sua vita, cominciata troppo presto, lo passerà in incubatrice e i suoi genitori in un andirivieni tra casa e ospedale.

Per rendere meno drammatico e più breve questo periodo, al reparto di neonatologia dell’Insel di Berna si punta molto sul coinvolgimento dei genitori… e sugli effetti benefici della musica.

«I risultati delle nostre ricerche parlano chiaro» spiega il primario Mathias Nelle. «I neonati ai quali abbiamo fatto ascoltare della musica sono cresciuti meglio e più in fretta rispetto ai loro coetanei. Durante il momento musicale, i prematuri sono meno stressati, la frequenza del battito cardiaco scende, i muscoli si rilassano».

Dunque quello che generazioni di madri sanno da sempre – cantare una ninna nanna calma e rilassa i bambini – ha trovato negli ultimi anni una conferma scientifica, essenziale per permettere l’arrivo della musica nei reparti di neonatologia.

«L’istinto non basta», afferma il dottor Nelle. «Come medici non possiamo dire che la musica è bella e quindi fa bene. Dobbiamo studiarne gli effetti con metodi scientifici». Fin qui, la ricerca è stata svolta soprattutto da musicoterapeuti e quello pubblicato qualche anno fa da Nelle è uno dei pochi studi condotto da medici.

Attraverso un sistema agli infrarossi, Nelle e i suoi colleghi hanno misurato in che modo la musica incide sul tasso di irrorazione sanguigna del cervello dei prematuri.

Ebbene, quando la musica risuona nell’incubatrice il tasso di emoglobina passa da 1,3 micromole per litro a più di quattro. E poiché più emoglobina significa più ossigeno e più ossigeno significa un terreno migliore per lo sviluppo fisico e cerebrale, ecco che la musica si rivela un prezioso alleato per la crescita dei prematuri che – si legge in uno studio condotto negli Stati uniti – possono lasciare l’ospedale dai tre ai cinque giorni prima del solito. Una buona cosa per i bambini e le loro famiglie e anche un bel risparmio, se si considera che un giorno in neonatologia a Berna costa 1’300 franchi.

Prematuri, famiglia, ospedale: una partitura complessa

Tre anni fa, con la nomina di Mathias Nelle a primario dell’Inselspital, la musica è entrata a far parte del concetto di cura del reparto di neonatologia.

«Facevamo ricorso alla musica anche prima», spiega l’infermiera Andrea Bösiger, «ma non in modo mirato. Oggi ci si è resi conto che alimentare i prematuri e aiutarli a respirare non basta. Così, tra le altre cose, usiamo la musica per stimolare lo sviluppo sensoriale del bambino».

«Cerchiamo di rispettare i ritmi dei prematuri», continua Andrea Bösiger, «di dare loro ciò che hanno conosciuto nel ventre materno: movimenti dolci, rumori attutiti, luce soffusa». I piccoli ripagano queste attenzioni con una tranquillità che di rado si riscontra nei reparti di neonatologia.

Anche Giulia è tranquilla. Nell’incubatrice risuona un nastro con le ninne nanne cantate da mamma e papà. Non tutti i genitori, però, se la sentono di registrare qualcosa. A loro, l’ospedale offre la possibilità di portare dei pezzi che amano o di ricorrere ad una composizione fatta di musica e suoni intrauterini, come il battito del cuore e lo scorrere del sangue nelle vene.

In genere, l’offerta musicale è gradita ai genitori e il dottor Nelle non ha mai avuto difficoltà ad ottenere il consenso per le sue ricerche che nel corso del prossimo anno dovrebbero sfociare in un’ulteriore pubblicazione.

Un classico: la voce della mamma

Le ricerche bernesi, però, non bastano. Prima che l’impiego della musica si diffonda anche altrove serviranno altri studi. Pur guardandosi bene dal dire che la musica è una panacea, Mathias Nelle è convinto che valga la pena di sviluppare questo approccio e le reazioni dei piccoletti in incubatrice, sembrano dargli ragione. Ascoltano attenti i suoni che vengono dai mini altoparlanti posizionati all’altezza del loro viso. «Una ventina di minuti per due volte il giorno, questa è la “dose” che somministriamo loro. Di più sarebbe una stimolazione eccessiva. Dobbiamo fare attenzione anche a non superare i 60-80 decibel di volume», spiega il dottor Nelle.

In quanto al tipo di musica sono i bambini stessi a decidere. «Sono molto selettivi, piccoli ma con una grande personalità». E anche se tendono ad apprezzare la musica che sentivano quando erano nel ventre della madre non sempre condividono i gusti della loro genitrice.

«Qualche tempo fa avevamo qui il figlio di una pianista», racconta il dottor Nelle. «Abbiamo provato a fargli ascoltare Beethoven e Mozart, ma di musica classica proprio non ne voleva sapere, si ribellava. L’unica cosa che lo tranquillizzava era la voce della mamma». Del resto, in cima alla classifica delle preferenze dei bebè ci sono proprio le voci dei genitori, seguite dalla musica classica e dai suoi adagi. Più distanziata, la musica pop.

swissinfo, Doris Lucini, Berna

Negli anni Novanta i bambini prematuri rappresentavano il 5% del totale.

Oggi sono il 7-8%, tendenza al rialzo.

In Svizzera nascono ogni anno circa 600 prematuri di peso inferiore al chilo e mezzo; un quarto di loro viene alla luce all’Inselspital di Berna.

Tra i motivi che spiegano l’aumento dei parti prematuri ci sono l’età sempre più alta delle madri e i parti gemellari (a loro volta in aumento per l’età delle madri e per le moderne tecniche di fecondazione assistita).

Vengono definiti così i bambini che nascono prima della 37esima settimana di gravidanza, ovvero almeno tre settimane prima del termine.

Le direttive etiche della Società svizzera di neonatologia prevedono di curare i prematuri nati dopo la 24esima settimana di gravidanza (probabilità di sopravvivenza 75%).

A partire dalla 30esima settimana di gravidanza la probabilità di sopravvivenza supera il 95%; a questo punto la maggior parte dei bambini è sana e si svilupperà in modo normale, non è tuttavia ancora matura per sopravvivere fuori dal corpo della madre o dall’incubatrice.

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