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Le cattive abitudini degli automobilisti svizzeri in Italia

auto che entrano in Italia
Gli automobilisti svizzeri in Italia non godono di grande reputazione, ma è vero anche il contrario. Keystone

Gli automobilisti con targhe svizzere non sembrano particolarmente bendisposti quando si tratta di pagare le multe inflitte loro in Italia. Attenzione, avverte però il Touring Club Svizzero, se non si paga il conto rischia di essere salato.

A rilanciare una vecchia querela ci ha pensato martedì il Comune di Como. Nei primi nove mesi del 2017, su 337’000 euro di multe comminate agli automobilisti alla guida di veicoli con targhe svizzere, le autorità lariane hanno incassato solo 47’000 euro. Appena il 14%.

Un po’ meglio è andata con gli automobilisti italiani: su 3,4 milioni di euro, 1,3 sono effettivamente finiti nelle casse del Comune, ossia il 38%.

La notizia ha immediatamente scatenato il tradizionale tam-tam sulle reti sociali sugli “svizzeri irrispettosi e incivili” che se ne fregano delle regole della circolazione appena varcano il confine. Forse questo cliché racchiude una parte di verità. Ma poiché tutto il mondo è paese, va anche detto che al di qua della frontiera gli automobilisti italiani non godono di migliore reputazione.

“I tempi si fanno sempre più duri”

Al di là di queste sterili polemiche su chi siano i conducenti più irrispettosi, un fatto è però certo: da qualche anno, gli automobilisti che commettono infrazioni all’estero non godono più di una totale impunità.

Il modello tra Svizzera e Francia

Svizzera e Francia hanno firmato un accordo che contempla anche la reciproca assistenza per la riscossione delle multe, pure per quelle di lieve entità.

Ciò significa che le multe comminate in Francia sono riscosse direttamente dalle autorità svizzere e viceversa.

Lo scambio elettronico automatico dei dati avviene mediante il sistema EUCARIS (European Car and Driving Licence Information System).

Già da alcuni anni, infatti, gli accordi tra Svizzera e Italia (e tra Svizzera e diversi altri paesi europei) e l’accordo di Schengen prevedono che le autorità elvetiche (e viceversa italiane) comunichino i dati dei proprietari delle auto ‘incriminate’. I corpi di polizia non hanno così nessun problema a ritrovare nome e indirizzo della persona che ha commesso un’infrazione e notificarle quindi la multa.

“I tempi si fanno sempre più duri”, riassume Renato Gazzola, portavoce del Touring Club Svizzero, che consiglia di pagare le multeCollegamento esterno, se riconosciute e giustificate, entro il termine stabilito.

Tanto più che diversi comuni italiani – e Como è uno di questi – hanno delegato la riscossione delle contravvenzioni a ditte private. In caso di infrazione commessa da un automobilista svizzero, queste ditte possono appoggiarsi su società d’incasso elvetiche per notificare l’ammenda. “In tal caso le multe sono considerate crediti di diritto privato e sono pertanto riscuotibili da uffici di incasso svizzeri”, scrive l’Ufficio federale di polizia sul suo sitoCollegamento esterno.

Armi spuntate?

Presentando le cifre delle multe incassate, il comandante della polizia di Como, Donatello Ghezzo, ha però sottolineato che contro gli stranieri “abbiamo solo armi spuntate”, stando a quanto riporta il quotidiano La Provincia di Como. “Perché la riscossione diventi coattiva in Ticino bisognerebbe attivare le procedure per la riscossione di crediti all’estero. Ma ciò comporta costi importanti, che non avrebbe senso sostenere per piccole somme, dell’ordine di 50 euro ciascuna. Si rischia di dover sopportare spese dell’ordine di qualche centinaio di euro per singolo atto, non avendo la certezza di recuperare né la sanzione né tantomeno i relativi costi”.

Un’affermazione che lascia un po’ dubbioso Renato Gazzola: “Forse è la società d’incasso a cui fa capo Como che lavora male”. Le tasse d’ingiunzione possono infatti essere addebitate all’autore dell’infrazione. E possono essere molto elevate. Il portavoce del TCS menziona l’esempio di un automobilista della Svizzera francese, la cui fattura finale è triplicata rispetto alla multa iniziale. Se la società d’incasso lavora a provvigione – ossia incassando una percentuale di quanto riesce a riscuotere – ha ogni interesse a fare il possibile per fare passare alla cassa l’automobilista, anche per piccole somme.

“Ad esempio, la società d’incasso incaricata dal comune di Milano di riscuotere le multe non ne lascia passare una”, osserva Gazzola.

Grandi rischi

Se le infrazioni sono di entità più grave e contemplano ad esempio il ritiro della patente, il provvedimento disciplinare può essere applicato anche in Svizzera, sottolinea inoltre il portavoce del TCS. Un automobilista che sfreccia a velocità folli sulle autostrade italiane, se fotografato dall’autovelox ma non fermato subito, sarà sanzionato nella Confederazione.

Più in generale, se un automobilista persiste a non pagare la multa, va incontro a grandi rischi. “Abbiamo il caso di un ticinese con oltre 15’000 euro di pedaggi non pagati. Se dovesse incappare in un controllo di polizia in Italia, potrebbero sequestrargli l’auto”, rileva Renato Gazzola.

Ma allora come mai, malgrado tutti questi rischi, gli automobilisti elvetici sembrano così poco propensi a pagare le multe italiane?

Da un lato le multe arrivano con un certo ritardo dall’Italia e la gente si chiede perché dovrebbe pagare qualcosa risalente a tre o quattro anni prima. “I termini di prescrizione scadono dopo un anno, ma a partire dal momento in cui le autorità hanno individuato il possessore del veicolo. Per questo a volte i tempi sono lunghi”.

Il portavoce del TCS non nasconde inoltre che continua a persistere un certo sentimento di impunità: “Molti pensano ‘tanto non verrà mai nessuno a cercarci’. Ma i tempi sono cambiati!”.

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