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Le grandi banche devono accettare gli svizzeri all’estero come clienti

Le grandi banche hanno respinto negli ultimi anni le richieste avanzate dai rappresentanti della Quinta Svizzera.
Le grandi banche hanno respinto negli ultimi anni le richieste avanzate dai rappresentanti della Quinta Svizzera per permettere ai connazionali espatriati di disporre di conti bancari in Svizzera. Keystone

I connazionali residenti all’estero devono poter aprire conti presso le banche di rilevanza sistemica, come l’UBS e il Credit Suisse. È quanto chiede in una mozione inoltrata questo lunedì dal senatore ticinese Filippo Lombardi, vice presidente dell’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE). 

Le normative imposte al settore bancario da molti paesi, in particolare dagli Stati uniti, per lottare contro l’evasione fiscale hanno spinto la maggior parte degli istituti finanziari svizzeri ad applicare direttive molto restrittive, che penalizzano gli svizzeri dell’estero. In molti casi, i connazionali espatriati devono accettare condizioni contrattuali sfavorevoli oppure non vengono nemmeno ammessi tra la clientela. 

Una discriminazione considerata inammissibile dai rappresentanti della Quinta Svizzera in parlamento. Lo scorso 4 maggio il Consiglio nazionale aveva però rifiutato, con appena tre voti di scarto, una mozione depositata da Roland Rino Büchel, deputato dell’Unione democratica di centro (UDC), che chiedeva di costringere le grandi banche ad accettare gli svizzeri all’estero come clienti.

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Il rifiuto di questa proposta aveva sollevato un’ondata di indignazione da parte degli svizzeri all’estero. Deplorando a sua volta questa decisione, l’OSECollegamento esterno aveva tenuto a sottolineare che lo scarto ridotto di voti dimostrava una crescente “presa di coscienza da parte degli ambienti politici riguardo alla necessità di trovare una soluzione a questo problema”. 

Nuova mozione Lombardi 

Una nuova mozione, firmata da 35 consiglieri agli Stati, è stata quindi inoltrata lunedì da Filippo Lombardi, senatore ticinese del Partito popolare democratico (PPD). Il testo chiede al governo di fare in modo che tutti gli svizzeri residenti all’estero possano aprire un conto presso le banche d’importanza sistemica. Attualmente si tratta di UBS, Credit Suisse, Banca cantonale di Zurigo, Raiffeisen e Postfinance. 

Queste banche dispongono infatti, quale contropartita, di una garanzia implicita da parte dello Stato di poter ottenere degli aiuti in caso di bisogno. Il messaggio del Consiglio federale del 20 aprile 2011 sulla revisione della legge sulle banche menziona chiaramente il fatto che le banche “too big to fail”, ossia considerate troppo grandi per fallire, godono di una garanzia implicita del governo in caso di fallimento. 

L’OSE ha accolto con soddisfazione la presentazione di questa mozione. Il problema dell’accesso alle banche per gli svizzeri all’estero figura già da 9 anni al centro delle discussioni e del Consiglio degli svizzeri all’estero, il “parlamento della Quinta Svizzera” e organo supremo dell’OSE. Finora, né le ripetute richieste ai dipartimenti federali, né i contatti presi con le banche svizzere, l’Associazione svizzera dei banchieri e l’Ombudsman hanno però permesso di trovare una soluzione amichevole. La risoluzione del problema deve quindi passare attraverso una modifica legislativa, rileva l’OSE. 

Stretti legami con la Svizzera

Il numero degli svizzeri all’estero è in continuo aumento, con una crescita media annuale del 2%, indica ancora l’OSE. Già da qualche tempo la natura di questa migrazione è notevolmente mutata. I nostri connazionali che si trasferiscono all’estero per motivi di lavoro o di studio trascorrono sempre più spesso solo un breve periodo di tempo al di fuori dei confini svizzeri. Questo rende ancora più importante la necessità di avere un conto bancario in Svizzera. 

È il caso ad esempio per “stipulare un’assicurazione malattia, versare i contributi all’AVS, coprire le spese per i soggiorni in Svizzera o gestire i ricavi e le spese relative a proprietà immobiliari”. In tal modo vengono inoltre rimossi molti ostacoli relativi alla partenza degli svizzeri all’estero e il loro ritorno a casa.

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