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Il rifugio svizzero di un cantante popolare in tutto il mondo

Charles Aznavour
L'esibizione di Charles Aznavour in onore dell'Armenia, al "Grande Concerto della Francofonia", lo scorso 13 marzo, al Palazzo delle Nazioni Unite di Ginevra. (KEYSTONE/Valentin Flauraud) swissinfo.ch

Charles Aznavour viveva in Svizzera dal 1972. Una scelta che non era motivata solo dalla pressione del fisco francese. "La Svizzera è un'oasi di pace", aveva dichiarato a swissinfo.ch il cantante, i cui genitori erano fuggiti dal genocidio armeno un secolo fa.

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“La Svizzera è un’oasi di pace. Tutto è più calmo, più pudico, anche i semafori rossi diventano più lentamente verdi e viceversa. È un paese che rispetto e amo molto. Ho fatto naturalizzare i miei figli”, dichiarò nel 2011 Charles Aznavour a Bernard Léchot, all’epoca giornalista di swissinfo.ch e tuttora musicista.

E il poeta delle parole e delle melodie aggiunse: “Io ho rinunciato per una questione di fedeltà. La Francia ha dato ai miei genitori la possibilità di avere una vita normale e crescere i loro figli. Non potevo tradire questo. Ho lasciato la Francia molto adirato, perché mi ha ferito molto. Ho subito un vero e proprio linciaggio”.

È nel 1972 che si trasferisce in Svizzera con la famiglia. Dapprima nel Vallese. Il “blocco aznavouriano”, secondo le sue parole al quotidiano La Tribune de Genève, trasloca in seguito nel cantone di Ginevra, sulle rive del lago Lemano, dal quale non stacca gli occhi nel 2012 cambia di nuovo casa e si trasferisce a Saint-Sulpice nel cantone di Vaud.

Ambasciatore dell’Armenia in Svizzera

Lo scorso aprile ha fatto la sua ultima apparizione pubblica in Svizzera. A Ginevra, l’ambasciatore – in Svizzera e all’ONU – Charles Aznavour partecipa all’inaugurazione dei “Lampioni della memoria”, un memoriale dedicato agli armeni massacrati un secolo fa in Turchia e ai tanti svizzeri che si erano allora mobilitati in loro favore.

Charles Aznavour
Il celebre cantante e ambasciatore intervistato dalla radiotelevisione pubblica svizzera di lingua francese RTS, lo scorso aprile a Ginevra, in occasione della cerimonia d’inaugurazione del memoriale “Lampioni della memoria”. swissinfo.ch

“L’ho trovata di una sublime bellezza. Più svizzera che armena, anche se è un giovane armeno che l’ha concepita. Non è un monumento ai morti, è un luogo formidabile: sembra una Rambla, dove ci si avventurerebbe per incontrare una futura sposa…”, aveva detto a swissinfo.ch nel 2011, in merito all’opera.

Un progetto che ha avuto grandi difficoltà a concretizzarsi, a causa delle pressioni del governo turco.

Altri sviluppi

Qual è stato il suo legame tra le canzoni che ha scritto e la tragedia vissuta dagli armeni? “Ciò che mi ha avvicinato alle difficoltà delle persone è questo. Il dolore di vivere è lì. Troviamo tutto ciò negli armeni, ma anche negli spagnoli, negli ebrei, nei maghrebini, oggi, come ieri nei neri americani. Ho letto poesie di donne armene, anonime, sono molto vicine al mio modo di scrivere”, aveva risposto a Bernard Léchot.

Charles Aznavour è stato un cantautore popolare per eccellenza per la sua capacità di trovare le parole e le melodie per cantare la vita quotidiana, a volte drammatica, della gente comune.

Nell’intervista a swissinfo.ch del 2011, aveva dichiarato: “Ho appena scritto una canzone sulla Shoah. Ma è una canzone d’amore. Perché? Perché? Perché un giorno ho incontrato una persona che aveva incontrato sua moglie in un campo di concentramento. E che aveva dunque trovato l’amore nel campo di concentramento. La mia canzone è questo. L’amore è nato in un luogo che è un disastro, un orrore”.

Un’esaltazione della vita e un’empatia che ha coltivato con il suo amato pubblico: “Incontro regolarmente il mio pubblico al di fuori del palcoscenico: faccio la spesa da solo, non ho guardie del corpo, conduco una vita normale, in un’atmosfera amichevole. Siccome parlo diverse lingue, posso comunicare con persone provenienti da luoghi molto diversi. Incontrando questo pubblico tutti i giorni, si acquista una vicinanza che traspare quando si scrivono le canzoni anche per lui, il pubblico”.


(Traduzione dal francese)

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