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La rivoluzione bolivariana all’ora della resa dei conti

In Venezuela sono stati decretati sette giorni di lutto nazionale per la morte di Hugo Chavez AFP

Il chavismo sopravviverà alla morte di Hugo Chavez? Viste le condizioni economiche disastrose in cui versa il Venezuela, la stampa svizzera è assai pessimista sul futuro del paese sudamericano.

«Liberatore o despota? Angelo o demone?»: per La Liberté Hugo Chavez non era «né un dittatore né un leader rosso da archiviare nel museo degli orrori a fianco di Mao e Stalin».

Tuttavia il leader venezuelano «aveva una concezione molto ristretta della democrazia», che lo ha condotto a una deriva autoritaria, contraddistinta dal culto della personalità, dalle violazioni della libertà di stampa e dei diritti umani…

«Era un visionario o un pazzo?», si chiede dal canto suo la Basler Zeitung, secondo cui «dietro all’aspetto un po’ clownesco del personaggio, si nascondeva un uomo di potere di calibro eccezionale».

Per il giornale basilese, in un romanzo di Gabriel Garcia Marquez, la vita di Chavez sarebbe entrata a far parte della storia della letteratura. Nei manuali di storia, invece, il Chavez reale sarà ricordato solo come «un altro piccolo e scurrile despota», relegato in una nota a piè di pagina.

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Bilancio poco glorioso

Al di là del suo aspetto despotico, la stampa svizzera non nasconde che il defunto presidente ha avuto anche qualche merito. Grazie ai petrodollari ha potuto finanziare tutta una serie di azioni che per «molti venezuelani delle classi più umili si sono tradotte in un reale miglioramento delle condizioni di vita», scrive il Corriere del Ticino. «Anche la classe media ha avuto qualche beneficio, come ad esempio i finanziamenti bancari agevolati per l’acquisto della prima abitazione».

Sul bilancio pesa però «l’eccessiva ideologizzazione del suo mandato politico», continua il giornale ticinese. Un’ideologizzazione che ha costretto il paese a «scelte economiche fallimentari».

Il Venezuela, infatti, «economicamente si trova sull’orlo del precipizio», rincara la Neue Zürcher Zeitung. L’inflazione è alle stelle, il settore agricolo e industriale soffrono di mancanza di investimenti e di personale specializzato, il paese vive grazie alle importazioni, la corruzione e la criminalità dilagano…

Vista la diminuzione delle rendite petrolifere, «minacciano di prosciugarsi i soldi che Chavez elargiva a piene mani per finanziare programmi sociali, i progetti infrastrutturali, la campagna elettorale permanente o che regalava ai suoi amici in patria e all’estero», continua la Neue Zürcher Zeitung.

Maduro favorito numero uno

«La grande questione è ora di sapere se il chavismo sopravviverà a Chavez, nella misura in cui, in settori come l’economia, la sicurezza e la lotta contro la corruzione, l’eredità della “rivoluzione bolivariana” non è per nulla brillante. Per non dire catastrofica», annota la Tribune de Genève.

Una cosa è certa: l’attuale presidente ad interim Nicolas Maduro non dovrebbe aver troppe difficoltà ad essere eletto tra poco meno di un mese. «Colui che era l’ombra del maestro diventerà probabilmente a sua volta maestro», scrive Le Temps.

«La commozione è così grande che gli ultimi desideri del defunto [in dicembre Chavez aveva designato Maduro quale suo delfino, ndr.] dovrebbero essere soddisfatti senza problema», sottolinea il Tages Anzeiger in un’analisi intitolata «Maduro gioca col fuoco».

La Svizzera, tramite il presidente della Confederazione Ueli Maurer, ha espresso mercoledì alle autorità venezuelane e alla popolazione del paese latinoamericano cordoglio per la morte del presidente Hugo Chavez. Lo ha reso noto il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).

Sull’ala ovest del Palazzo federale la bandiera svizzera è stata posta a mezz’asta, come vuole la tradizione quando si verifica il decesso di un capo di Stato in carica. Maurer invierà una lettera di condoglianze al Venezuela, ha aggiunto il DFAE, mentre il ministro degli esteri Didier Burkhalter si recherà venerdì all’ambasciata del Venezuela a Berna, dove firmerà il libro delle condoglianze.

Hugo Chavez era stato a Ginevra nel 2001, nell’ambito di una conferenza sulla desertificazione: in quell’occasione si era intrattenuto con l’allora capo del DFAE Joseph Deiss. Quattro anni dopo Chavez aveva incontrato la consigliera federale Micheline Calmy-Rey a margine dell’investitura del presidente dell’Uruguay, Tabaré Vazquez, a Montevideo.

(fonte: Agenzia telegrafica svizzera)

Un’eredità avvelenata

«Il difficile verrà dopo, prosegue il giornale zurighese. La recente svalutazione della moneta nazionale rincarerà i prodotti importati e darà il via a una nuova spirale inflazionistica, che è già tra le più alte al mondo». E il malumore popolare non sarà diretto contro Chavez, «che è il vero responsabile di questa situazione economica, ma contro il poco carismatico Maduro».

Un aspetto – quello della mancanza di carisma – che potrebbe pesare molto, osserva la Neue Zürcher Zeitung: «Chavez ha dato a molti suoi concittadini, in primis ai poveri, una voce e un’identità e li ha convinti che il socialismo del XXI secolo poteva apportare loro solo vantaggi. Per gli eredi bolivariani, che rispetto a Chavez mancano di carisma e di forza di convincimento, sarà difficile mantenere in vita questa chimera».

Per l’Aargauer Zeitung, i successori di Chavez si troveranno di fronte a un bivio: «o trasformare il paese in una seconda Cuba o prendere la strada di una socialdemocrazia alla brasiliana».

Le Temps è meno categorico. Secondo il giornale ginevrino, «la rivoluzione chavista non ha detto la sua ultima parola. La morte di Chavez «non basterà a spegnere la rivoluzione bolivariana», che trova in Maduro «un erede scrupoloso».

Per Le Temps, se la rivoluzione dovesse morire non sarà quindi tanto a causa del successore di Chavez. Quanto piuttosto per le sue innumerevoli deformazioni: «Il lato oscuro delle innegabili conquiste sociali lasciate in eredità dal comandante, l’estrema confusione dei poteri, la soffocante corruzione della burocrazia, l’atonia del settore privato, l’inflazione nutrita da una recente svalutazione e la propagazione incontrollata dell’insicurezza».

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