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Moritz Leuenberger se ne va alla fine dell’anno

Moritz Leuenberger: 15 anni alla guida del Dipartimento federale federale dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni Keystone

Il consigliere federale socialista ha annunciato venerdì mattina, nel corso di una conferenza stampa a Berna, che lascerà il governo alla fine dell'anno. Sempre più attaccato sia a destra che a sinistra, Leuenberger se ne va come ha condotto la sua politica in questi 15 anni: con distacco e ironia.

Seppure attese da molto tempo, le dimissioni di Leuenberger giungono un po’ a sorpresa. Nel 2011, il ministro con il maggior numero di anni di anzianità in Consiglio federale avrebbe infatti dovuto assumere, per la terza volta, la presidenza della Confederazione. Un incarico a cui sembrava tenere, dal momento che avrebbe potuto dare pieno sfogo alla sua passione di oratore.

“Ho deciso di annunciare già ora la mia decisione, con quasi 6 mesi di anticipo, dal momento che i preparativi per la presidenza richiedono molto tempo. Ho già ricevuto numerosi inviti per tenere discorsi o partecipare a manifestazioni, ai quali non potevo dare una risposta positiva “, ha dichiarato venerdì Moritz Leuenberger. In base alla regola della rotazione in seno all’esecutivo, la presidenza della Confederazione spetterà quindi l’anno prossimo alla ministra socialista Micheline-Calmy Rey.

“Non chiedetemi quale sia stato il momento migliore e peggiore del mio mandato in governo. Il momento più forte sarà forse in ottobre la perforazione dell’ultimo diaframma alla nuova galleria ferroviaria del San Gottardo, la più lunga del mondo, mentre spero che il momento peggiore non venga neppure”, ha affermato il ministro socialista dimissionario.

Distaccato e irritante

Moritz Leuenberger ha respinto qualsiasi supposizione su eventuali ragioni tattiche o politiche, che potrebbero aver motivato la sua volontà di dimettersi proprio ora. “Sono convinto di aver potuto assicurare con un lungo mandato una grande continuità nella politica nazionale dell’ambiente e dei trasporti. Ma è ormai giunto il momento di un cambiamento”.

Il consigliere federale se ne va, manifestando ancora una volta il suo forte disinteresse nei confronti delle beghe e dei giochetti politici. Le speculazioni sulla sua successione non lo interessano, le eventuali dimissioni del collega Hans-Rudol Merz non entrano nelle sue competenze e le eventuali divisioni all’interno del governo non sono cosa pubblica, ha lasciato intendere chiaramente, rispondendo alle domande incalzanti dei giornalisti.

Annunciando le sue dimissioni, non si è neppure lasciato sfuggire una sola vera e propria ragione, che potrebbe essere alla base della sua decisione. Ancora una volta è riuscito insomma ad irritare tanto i suoi detrattori a destra, che avrebbero voluto cogliere un segnale di cedimento dopo 15 anni in governo, quanto i suoi compagni, che avrebbero forse atteso un bilancio critico del suo operato o un chiaro posizionamento nei confronti del governo e del blocco borghese.

Mente e oratore brillante

Presidente della sezione zurighese del Partito socialista a soli 26 anni, Moritz Leuenberger era entrato nel 1979 nel Consiglio nazionale, dove si era fatto rapidamente notare non solo per le sue doti di oratore, ma anche per il suo spirito di apertura e le sue capacità di analisi della situazione politica. Il socialista zurighese aveva inoltre attirato positivamente l’attenzione quale presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta incaricata d’indagare sul caso Kopp e sullo scandalo delle schedature.

Eletto nel 1991 nel governo cantonale zurighese aveva dimostrato di saper dialogare con i rappresentanti dei partiti borghesi. Un’attitudine questa che aveva poi favorito la sua elezione in Consiglio federale nel 1995. Con 49 anni di età Leuenberger era allora il più giovane dei consiglieri federali e sembrava poter incarnare una nuova generazione di politici più innovativi e aperti, emersi nel dopo ’68.

Nel governo federale anche la mente brillante di Leuenberger è stata gradualmente colpita da una certa usura, dall’incapacità di superare il solco tra destra e sinistra, dal tradizionale immobilismo elvetico e dalla limitatezza dei poteri di cui dispone realmente un ministro all’interno dell’esecutivo e di fronte al parlamento.

Minimo denominatore comune

Col passare degli anni il consigliere federale socialista manifestava segnali sempre più grandi di apatia anche sui dossier più scottanti, di distacco nei confronti della classe politica e di passività nel cercare nuove soluzioni. “Questo è quanto, ma fate poi voi, come sempre”, aveva detto o lasciato capire in non poche occasioni, prendendo posizione su un tema o sull’altro dinnanzi ai rappresentanti delle Camere federali.

Distaccato e sempre più impenetrabile, Leuenberger aveva dato già da molto tempo l’impressione di aver ormai tirato definitivamente i remi in barca, di avere insomma abbandonato qualsiasi visione politica, qualsiasi speranza di un cambiamento. In realtà ha sempre continuato, nonostante le ristrettezze del suo ruolo, a seguire una propria linea politica, improntata ad uno spirito piuttosto pragmatico e realista. O, perlomeno, si è accontentato di farlo.

Incurante, almeno in apparenza, di fronte alle critiche, alle pressioni e agli inviti a partire, il ministro socialista ha costantemente cercato di far passare perlomeno i compromessi più piccoli. È stato continuamente alla ricerca di un minimo denominatore comune tra le forze borghesi, spesso ostili alla sua politica dell’ambiente, dell’energia e dei trasporti, e i rappresentanti della sinistra contrari a qualsiasi compromesso sul servizio pubblico, le centrali atomiche o le liberalizzazioni.

Negli ultimi anni Leuenberger sembrava trovar piacere nella politica soltanto durante i suoi discorsi, che preparava con passione e in cui dava regolarmente prova di erudizione, intelligenza e sottile ironia. Ma anche di buon spirito di autocritica e di una forte indipendenza rispetto alle pressione e alle critiche che giungevano da ogni parte.

Armando Mombelli, swissinfo.ch

Moritz Leuenberger è orginario di Rohrbach (Berna). È nato a Bienne nel 1946. Suo padre era un pastore protestante.

Ha cominciato ad interessarsi di politica sull’onda del ’68, mentre studiava diritto all’università di Zurigo.

1974-1983: consigliere comunale di Zurigo.

1979-1995: consigliere nazionale.

1991-1995: membro del governo cantonale di Zurigo, responsabile del Dipartimento degli interni e della giustizia

1995-2010: consigliere federale, capo del dipartimento dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni.

Moritz Leuenberger ha rivestito anche la carica di presidente della Confederazione nel 2001 e nel 2006.

Il successore di Leuenberger sarà eletto l’8 dicembre all’Assemblea federale.

Sorpresa, rammarico e anche critiche dopo l’annuncio delle dimissioni del ministro Moritz Leuenberger:

“Leuenberger era un ardente difensore di un sevizio pubblico forte, un abile negoziatore ed un esperto di questioni climatiche e ambientali”, ha dichiarato il presidente del Partito socialista Christian Levrat, deplorando le dimissioni. “La Svizzera può essergli grata di aver realizzato una delle infrastrutture di trasporto tra le più moderne in Europa”.

A detta del Partito popolare democratico, che non esclude di puntare al seggio lasciato vacante da Leuenberger, il bilancio di un dipartimento per 15 anni in mani socialiste non è convincente. Per la portavoce Marianne Binder, le dimissioni annunciate prima delle fina della legislatura, sono un fatto deplorevole, non essendoci gravi problemi di salute.

Secondo il presidente del Partito liberale radicale Fulvio Pelli, Leuenberger lascia dietro di sé molti cantieri aperti, quali le ferrovie, la Posta, la politica energetica e il mercato delle telecomunicazioni. “Il conto ricade sui cittadini sotto forma di tasse, imposte e prezzi elevati”.

Per bocca del suo presidente Toni Brunner, l’Unione democratica di centro (UDC) reclama invece per sé il posto occupato da Moritz Leuenberger in governo. “Entreremo con un secondo seggio”, ha Brunner.

Assicurando invece che il suo partito non intende mettere in discussione il seggio dei socialisti, il presidente dei Verdi svizzeri, Ueli Leuenberger, si è detto invece “sorpreso” dall’annuncio.

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