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La Lombardia vuole dividersi in cantoni

Secondo Roberto Maroni, la suddivisione della Lombardia in 8 cantoni permetterebbe di governare il territorio in modo più semplice e efficiente, con costi più bassi per i cittadini. AFP

Dopo l’abolizione delle province e nel momento in cui a Roma si discute la riforma costituzionale, la Regione Lombardia sta pensando ad una divisione territoriale sul modello di quello svizzero. Un Comitato per le Riforme è stato istituito per elaborare un progetto che potrebbe portare alla creazione di otto cantoni lombardi. 

Che dall’altra parte del confine si guardi con ammirazione alle istituzioni svizzere e al suo sistema federale è un fatto noto. Già alla vigilia dell’unificazione italiana, il filosofo, politico e scrittore lombardo Carlo Cattaneo contrapponeva il modello federale svizzero a quello più accentratore francese arrivando a definire la Svizzera (terra che lo accolse dal 1848 fino alla sua morte avvenuta a Lugano il 6 febbraio 1869) “il sacrario dell’universale libertà”. E, più recentemente, una petizione online, lanciata nel 2014, per chiedere l’annessione della Lombardia alla Svizzera e farla diventare così il 27esimo cantone elvetico, raccolse decine di migliaia di firme in poco tempo. 

Ma il tema del modello federale svizzero si è riaffacciato alla cronaca anche negli ultimi tempi grazie alla proposta della giunta lombarda di rivedere la suddivisione amministrativa del territorio regionale, sostituendo le 12 province – recentemente soppresse dalla legge Delrio – con otto zone di area vasta disegnate sullo stile dei cantoni svizzeri. Per fare ciò ha creato un organismo ad hoc, il Comitato Riforme che si è riunito per la prima volta il 19 gennaio. 

Il modello svizzero 

Alla nascita dello Stato moderno nel 1848, la Svizzera si è dotata di un sistema federale, costituito da 25 cantoni. In base alla Costituzione federale, i cantoni esercitano tutti i diritti non delegati alla Confederazione, come la politica estera. 

Ogni cantone dispone di grande autonomia in diversi ambiti, tra cui la fiscalità, l’istruzione pubblica, la sanità e la pianificazione territoriale. La Confederazione assume invece soprattutto i compiti che esigono un disciplinamento unitario. 

I cantoni corrispondono anche a circoscrizioni elettorali. Alla Camera del popolo sono rappresentati proporzionalmente al numero dei loro abitanti. Alla Camera dei Cantoni dispongono invece ciascuno di due seggi, rispettivamente uno per i sei semi-cantoni. 

Dal 1979 la Svizzera conta 26 cantoni, dopo la nascita del canton Giura, approvata l’anno prima in votazione federale. 

“Dobbiamo definire un nostro modello che tenga conto delle specificità della Regione e che semplifichi i livelli istituzionali per rendere la macchina amministrativa più efficiente e meno costosa. Si può iniziare a ragionare, prendendo come punto di partenza le nuove otto Ats (Agenzie di Tutela della Salute), disegnate con l’evoluzione del Sistema socio-sanitario”, ha dichiarato Roberto Maroni. 

Il presidente di Regione LombardiaCollegamento esterno vuole quindi formulare una proposta lombarda da avanzare a Parlamento e Governo. “Siccome dovremo definirne i confini, io ho in mente di dare vita ad un livello intermedio, che assorba le competenze di tutti gli organi che attualmente stanno a metà strada fra Regione e Comuni (Province, Comunità montane, Enti, Parchi, Ato) e che mi piacerebbe chiamarle ‘Cantoni’, perché l’organizzazione svizzera funziona e per noi è un punto di riferimento”. 

Un sistema da ripensare 

Primo compito del Comitato Riforme, nel cui ambito nascerà anche un Gruppo di lavoro tecnico che fungerà da cabina di regia, sarà elaborare un documento di lavoro da distribuire ai Tavoli che saranno istituiti in tutte le province come base di partenza per arrivare a definire una proposta entro fine giugno. La riforma costituzionale (che ha già avuto una prima positiva votazione da parte di Camera e Senato e attende una seconda “lettura” da parte del Parlamento) verrà approvata entro primavera e, successivamente, passerà per il referendum confermativo. 

“Dopo di che lo Stato dovrà legiferare un nuovo assetto dei territori: noi entro luglio vorremmo avere un pacchetto di proposte pronto da mandare a Roma per dire che noi come Lombardia, insieme all’intero sistema degli enti locali, abbiamo elaborato questa proposta e siamo quindi pronti a discuterla”, racconta a swissinfo.ch Daniele Nava. 

Il sottosegretario alle Riforme istituzionali, Enti locali, Sedi territoriali e Programmazione negoziata di Regione Lombardia spiega anche il perché della scelta dei cantoni. “In Lombardia tutti sanno che i cantoni svizzeri funzionano bene e quello svizzero per noi è sicuramente un modello interessante. Da ex presidente della Regio Insubrica, poi, ritengo che i nuovi cantoni lombardi avrebbero ancor più titolo, rispetto alle vecchie province, anche all’interno della comunità di lavoro italo-svizzera per rafforzare i rapporti tra i territori dell’Insubria e il Ticino”. 

Cultura diversa 

La proposta trova l’appoggio di importanti giuristi italiani, come il già parlamentare ed ex membro del Consiglio Superiore della Magistratura, Michele Saponara, che ha dichiarato a swissinfo.ch: “Dal mio punto di vista se con la creazione degli otto cantoni si riesce a stare sul territorio come facevano le province, ben vengano. Il modello svizzero può funzionare anche se partiamo da una cultura diversa”. 

Più cauto sembra essere Roberto Scanagatti, presidente di Anci (associazione Nazionale Comuni Italiani) Lombardia che insieme ai rappresentanti di Unioncamere e Upl (Unione delle Province lombarde) prende parte ai lavori del Comitato. “Prima di definire i contenitori in cui si strutturerà il nuovo assetto territoriale, è importante che si definiscano i contenuti, ovvero le modalità più efficaci ed efficienti in base alle quali garantire i servizi ai cittadini e al sistema socioeconomico su area vasta”. 

Decisamente contrarie alcune comunità montane: “Nel giro di pochi anni Maroni è passato dalla difesa strenua del ruolo delle Province ed al mantenimento utile delle Comunità Montane nel proprio programma elettorale, alla proposta di cancellare tutto per istituire ‘cantoni’ che con quelli svizzeri avrebbero in comune solo il nome”, ha commentato Maria Sole De Medio, presidente della Comunità Montana del Piambello che raggruppa una ventina di comuni del varesotto al confine con la Svizzera.

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