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Migrazione: una breve riflessione

Sono molteplici le cause che spingono uomini e donne a partire per destinazioni spesso sconosciute, ma quella preponderante è sicuramente di matrice economica.

Uomini e donne che si imbarcano nella speranza – non nella convinzione – di trovare un posto dove vivere meglio e dignitosamente, pagando per un sogno che, non di rado, si trasforma in incubo.

Ne sono una prova tangibile le imbarcazioni di immigrati provenienti dal continente africano dirette verso le coste del Mediterraneo che si disperdono nella profondità del mare prima di arrivare a destinazione.

La rottura di un equilibrio

Nella storia dell’umanità la migrazione è sempre esistita. Singole persone, famiglie o intere popolazioni si sono spostate da un Paese all’altro, da un continente all’altro. In questi ultimi anni i flussi migratori si sono ulteriormente accentuati con la rottura dell’equilibrio internazionale che si reggeva sulla contrapposizione tra il blocco occidentale e quello orientale, delineando l’avvio di un nuovo ordine geopolitico.

La migrazione, inoltre, è il risultato del fallimento di tutte le forme di cooperazione e di politica di sviluppo degli ultimi decenni. Già negli anni ’70 si parlava della necessità di un nuovo ordine economico mondiale, ma siamo ben lontani da questo, anzi la situazione è peggiorata.

Una crescita esponenziale

Quando tentiamo di analizzare i flussi migratori e a questi cerchiamo di dare delle soluzioni, dobbiamo essere consapevoli del fatto che la migrazione non è un semplice fenomeno circoscritto nel tempo, ma una realtà attuale con crescita esponenziale nel futuro.

In molti Paesi, i migranti vengono utilizzati come “oggetti” e non come “soggetti”, in politica vale sia per la sinistra che per la destra. Inoltre, si cade troppo facilmente nella trappola dei luoghi comuni: si alimenta la paura, cercando di spiegare che i migranti rappresentano una minaccia, un pericolo per la stabilità della società, per l’identità del Paese. Dall’altra ci sono i buonisti, gli ottimisti che dipingono l’integrazione con i colori del multiculturalismo, del melting pot.

Ambedue le concezioni, a mio avviso, sono pericolose. La migrazione è complessa e va affrontata e governata per quello che è, ma soprattutto va capita e conosciuta, valorizzandone il bagaglio che porta con sé.

Non dimentichiamo che i migranti provengono da Paesi diversi, hanno culture, lingue diverse ed hanno un diverso modo di vivere. L’integrazione nelle e delle società d’arrivo è una delle maggiori sfide di oggi e di domani, è un processo continuo e in continua evoluzione. È un modo di vivere al quale devono contribuire sia chi arriva, sia chi accoglie.

Un fattore di sviluppo

La migrazione non deve essere percepita soltanto come un problema, ma anche come un fenomeno positivo per la crescita e lo sviluppo sia per i Paesi d’arrivo, sia per quelli di partenza.

Dalla storia apprendiamo anche che i più alti tassi di sviluppo si verificarono proprio in quei Paesi che sistematicamente accoglievano e incoraggiavano l’immigrazione. Così è successo negli Stati Uniti, e in diversi Paesi europei, tra questi la Svizzera.

Non solo, attraverso le loro rimesse e gli investimenti soprattutto nell’edilizia, gli italiani che nel secondo dopoguerra sono andati a lavorare all’estero hanno contribuito in modo significativo alla ricostruzione del loro Paese d’origine, allo sviluppo dell’economia italiana.

Si può concludere questa breve e incompleta analisi dicendo che maggiore sarà la disponibilità di entrambi i soggetti, migranti e popoli ospitanti, a comprendere le ragioni degli uni e degli altri, più sereno e fruttuoso sarà il futuro per tutti. Impariamo a conoscerci per riconoscerci.

Senatore Claudio Micheloni, Roma

Le opinioni espresse in questa rubrica non riflettono necessariamente la visione di swissinfo.

Dal 1997 al 2000, Claudio Micheloni è stato membro della Commissione Federale Svizzera per gli Stranieri, organo consultivo del Governo e del Parlamento svizzeri.

Dal 1997 è presidente della Federazione delle Colonie Libere Italiane in Svizzera.

Dal 2002 al 2006 è stato segretario generale del Forum per l’integrazione delle migranti e dei migranti in Svizzera.

Nell’aprile 2006 è stato eletto senatore della Repubblica italiana nella Circoscrizione estero, ripartizione Europa. Appartiene al Gruppo dell’Ulivo.

Nato a Campli in provincia di Teramo (Italia) nel 1952, emigra con la famiglia nel 1960 in Svizzera dove tuttora risiede nel cantone di Neuchâtel. È sposato e padre di due figli.

Di formazione è disegnatore progettista del genio civile. Prima di assumere numerosi incarichi professionali di impegno sociale e politico è stato attivo nel settore come libero professionista.

Claudio Micheloni è stato eletto nel Senato italiano alle ultime elezioni politiche. Fa parte della coalizione di maggioranza condotta dal presidente del Consiglio Romano Prodi.

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