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Quando il rimpatrio è volontario

L'anno scorso il numero di ritorni volontari dall'Italia è quasi stato uguale a quello dei rimpatri forzati. Una misura di cui si parla poco, ma che sembra stia dando buoni frutti. E che soprattutto è molto meno complessa ed onerosa dei rinvii forzati.

Salvini ha promesso di rinviare mezzo milione di persone che si trovano in Italia in situazione irregolare. Il primo segnale di quella che vuole mostrarsi come una politica inflessibile è arrivato con la vicenda della nave Aquarius. La promessa sembra trovare ampio sostegno, tuttavia non è chiaro come potrà essere attuata. Secondo alcuni è infattibile, perché renderebbe necessario un ponte aereo dal costo di oltre un miliardo e ci si impiegherebbero circa 30 anni. Senza contare il fatto che mancano gli accordi bilaterali, obbligatori per il rimpatrio forzato, con una decina di paesi d’origine.

Rimpatri forzati

Lo scorso anno, l’Italia è stata in grado di rimpatriare forzatamente poco più di 6 mila immigrati. In tutti i paesi d’Europa, solo la metà degli stranieri che hanno ricevuto un provvedimento di allontanamento o d’espulsione lascia effettivamente il paese ospitante. Il rimpatrio forzato è una procedura è complessa e onerosa. Distoglie molte risorse amministrative e di polizia. In l’Italia questo fenomeno è particolarmente accentuato per la mole dei migranti in transito.

Rimpatri volontari

Di un’altra misura si parla però molto poco, malgrado sembra stia dando buoni frutti, i ritorni volontari. Lo scorso anno circa 4 mila migranti sono tornati a casa grazie a questa misura. Molto più economici e sostenibili, in Italia hanno quasi eguagliato i rimpatri forzati, nonostante non siano pubblicizzati come meriterebbero. Molti immigrati irregolari restano imprigionati in un circolo vizioso e spesso non riescono a tornare indietro per mancanza di possibilità economiche.

La misura inoltre non necessita dell’accordo bilaterale con il paese d’origine ed è rispettosa della dignità delle persone. Prevede il biglietto di ritorno, del cash per le prime spese e un aiuto economico per ricominciare una nuova vita. Nonostante queste sovvenzioni la misura costa circa un terzo rispetto ai rimpatri forzati.

I ritorni volontari stanno crescendo in tutta Europa. In Germania, Belgio e Olanda sono già prioritari. La Svizzera attualmente sostiene il ritorno volontario di circa cento immigrati ogni mese e prevede sovvenzioni variabili in base alla nazionalità dei beneficiari, in alcuni casi lo sforzo economico può essere anche maggiore a fronte di maggiori percentuali successo.

Gus, Gruppo umana solidarietà

L’associazione ha appena rimpatriato 180 immigrati attraverso i “ritorni volontari“. Ognuno di loro ha ricevuto, oltre alle spese di viaggio, un aiuto economico di 2 mila euro per ripartire. Una volta avviati i progetti nel loro paese le persone inviano messaggi e fotografie per l’archivio dell’associazione. Una giovane donna ha inviato le foto del suo negozio di parrucchiere dalla Nigeria, chi una pescheria, chi un pollaio, un moto-taxi e molte altre attività.

Baobab Experience

Sul fronte di chi resta, più che paura per gli annunci del nuovo governo, tra gli immigrati e i volontari che li assistono, c’è molta rassegnazione. L’organizzazione fornisce primo soccorso e assistenza in un campo abusivo, una tendopoli di migranti con molte famiglie e bambini, in piena città a Roma, senza acqua corrente e bagni. L’insediamento è nato nel parcheggio di un fabbricato dismesso in zona Tiburtina è abitato da migranti di passaggio e da poveri che non trovano di meglio. 

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