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Migranti, Ue vuole la Turchia “Paese sicuro”

Se dichiarato tale, vi si potrebbe riportare i profughi dalle isole greche senza violare la Convenzione di Ginevra; venerdì l'incontro con Davutoglu

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Ridurre i flussi migratori illegali verso la Grecia riportando in Turchia i profughi che sbarcano sulle isole. Il tutto senza violare gli obblighi d’asilo imposti dalla Convenzione di Ginevra.

È quanto auspicano i leader dell’Unione europea ed è quanto cercheranno di ottenere venerdì mattina dal premier turco Davutoglu. Intanto si sono riuniti, da soli, per concordare una posizione comune.

Lesbos, Grecia.Trecento pakistani protestano contro la loro imminente deportazione in Turchia, uno Stato che riconosce i diritti della Convenzione di Ginevra solo agli europei, ma che la Grecia potrebbe presto dichiarare “Paese sicuro”, verso il quale si può respingere chi sbarca.

Sul piano logistico tutto è pronto, mancano solo un po’ di firme a Bruxelles.

“Mi aspetto un accordo credibile per ridurre e fermare il flusso di migranti”, ha detto il premier greco Alexis Tsipras, “ma anche per creare un solido meccanismo legale per i rifugiati dalla Turchia verso l’Unione europea”.

Tutto avverrà sulle isole greche che sono meta degli sbarchi. I migranti non potranno lasciarle. La macchina greco-europea impiegherà fino a 3 mila persone, con tribunali in funzione 24 ore su 24.

Bruxelles giura che non ci saranno espulsioni collettive, ogni caso sarà ascoltato, ma -salvo valide eccezioni- chi sbarca dovrà tornare indietro, siriani compresi. Per ognuno di loro respinto, ne sarà accolto uno, ma dai campi profughi in Turchia. L’obbiettivo è non premiare i passatori e chi a loro si rivolge.

Ma perché il sistema funzioni la cooperazione della Turchia è essenziale.

“Avremo sicuramente ancora delle discussioni intense questa sera”, prevede la cancelliera tedesca Angela Merkel. “Dobbiamo trovare un punto di equilibrio tra le esigenze degli stati europei e quelle della Turchia.”

Ankara ha chiesto soldi, la fine dell’obbligo dei visti per l’area Schengen, e il rilancio dei negoziati di adesione. Questi ultimi sono bloccati da Cipro, che vuole il riconoscimento della sua bandiera nei porti turchi.

“Se la Turchia rispetta i suoi obblighi”, dice il presidente cipriota Nicos Anastasiadis, “non ci sono problemi, ma senza questo non possiamo fare nulla”.

Insomma, la partita è difficile, per un accordo che potrebbe anche funzionare poco o nulla. Ma nessuno ha un’idea migliore.

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