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‘Settimana horribilis’ sul fronte dell’impiego in Svizzera

persona davanti all insegna di un grande magazzino
Il gruppo Manor, che in Svizzera annovera 59 grandi magazzini, 30 supermercati alimentari e 27 ristoranti, non chiuderà nessuna filiale, ma la ristrutturazione toccherà circa il 5% dell'organico. Keystone / Ennio Leanza

Negli ultimi giorni diverse aziende elvetiche hanno annunciato pesanti ristrutturazioni. E nel secondo trimestre dell'anno si è assistito alla più forte contrazione dell'occupazione dal 1993.

Dallo scoppio della crisi del coronavirus, le notizie dal mercato del lavoro svizzero (e naturalmente non solo svizzero) sono generalmente assai negative. Gli ultimi giorni non hanno fatto eccezione, anzi.

Venerdì, Philip Morris ha annunciato la soppressione di 200 posti di lavoro nelle sue sedi elvetiche. Questa ristrutturazione va ad aggiungersi a quella conclusasi a fine luglio, che aveva interessato “meno di 150 impieghi”, stando al comunicato della multinazionale del tabacco.

Quasi 500 posti in meno alla Manor

La settimana era già iniziata nel peggiore dei modi: il gruppo che gestisce i grandi magazzini Manor aveva infatti annunciato lunedì il taglio di 476 posti di lavoro, pari a circa il 5% dell’organico. La società aveva già avviato un processo di ristrutturazione prima dello scoppio della pandemia, ma la crisi del coronavirus – che ha colpito duramente il commercio al dettaglio – ha accelerato la svolta verso una presenza più marcata nell’online a scapito di quella ‘fisica’. Il sindacato Unia ha reagito duramente all’annuncio, chiedendo la rinuncia ai licenziamenti e criticando il gruppo per le pressioni a cui sottopone il personale affinché accetti un aumento dell’orario lavorativo da 41 a 42 ore.

Martedì è poi stato il turno dell’operatore turistico DER Touristik Suisse, che ha comunicato la soppressione di circa 140 posti a tempo pieno su 810. Anche in questo caso il motivo invocato per il provvedimento è la crisi causata dalla pandemia. Un altro operatore nel settore dei viaggi – la filiale elvetica del gruppo STA Travel, che ha 11 succursali in Svizzera – ha dal canto suo dichiarato fallimento.

Cattive notizie sono arrivate anche dal settore dell’alta tecnologia. Il gruppo Kudelski – specializzato nelle soluzioni informatiche ed elettroniche per la televisione a pagamento – ha infatti annunciato giovedì che dall’inizio del 2020 l’azienda conta 489 equivalenti a tempo pieno in meno, pari a una diminuzione del 14% degli effettivi. La crisi ha notevolmente influito sugli affari della società, che ha registrato un fatturato in ribasso del 20,1% su base annua a 320,1 milioni di dollari (292,8 milioni di franchi).

-1,6% di occupati nel secondo trimestre

Tutti questi annunci giungono nella stessa settimana in cui l’Ufficio federale di statistica ha pubblicato le cifre sulla disoccupazione nel secondo trimestre dell’anno.

Tra aprile e giugno, il numero di occupati è diminuito dell’1,6% su base annua, pari a 82’000 persone in meno. Era dal 1993 che non si registrava un calo così marcato.

Nel trimestre in rassegna, il tasso di disoccupazione (secondo la definizione dell’Ufficio internazionale del lavoro) è passato dal 4,2 al 4,6%. Nell’Unione Europea, è salito dal 6,6 al 6,9%

Alla fine di luglio 148’870 persone erano iscritte presso gli uffici regionali di collocamento, mentre complessivamente quelle in cerca di impiego registrate erano 235’762.

Per quanto concerne la disoccupazione parziale (simile alla cassa integrazione italiana), i numeri sono impressionanti: in maggio (ultimo dato disponibile) 890’890 persone in 109’988 aziende erano colpite dal lavoro ridotto. L’anno prima erano 1’734 ripartite in 82 aziende.

In una petizione corredata da oltre 20’000 firme consegnata giovedì al Governo federale, il sindacato Unia chiede che alle persone colpite dal lavoro ridotto sia garantito il versamento del 100% del salario e non solo dell’80%.

“Per molti dipendenti un taglio salariale del 20% è molto difficile da sostenere”, sottolinea il sindacato.

Unia domanda inoltre al Governo di intervenire per evitare licenziamenti, in particolare in quelle imprese che hanno potuto far capo ai 60 miliardi di aiuti stanziati dallo Stato per affrontare l’emergenza coronavirus.

“L’estensione del lavoro ridotto ha lo scopo di impedire i licenziamenti. Procedere ora a dei licenziamenti, benché sia possibile chiedere un’indennità per lavoro ridotto per il personale, è inaccettabile”, ha da parte sua dichiarato il presidente dell’Unione sindacale svizzera Yves Maillard.

tvsvizzera.it/mar

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