Prospettive svizzere in 10 lingue

Meno ore e più stress: la metamorfosi del lavoro

Quando l'azienda era un po' come una famiglia. RDB

Com'è cambiato il mondo del lavoro negli ultimi 60 anni? Stando a uno studio dell'FNS il tempo di lavoro in Svizzera è diminuito di un terzo, mentre è cresciuto il livello di stress. Agnes Zbinden, 78 anni, racconta la sua esperienza in una ditta pubblicitaria.

Per i giovani che oggi entrano nel mondo del lavoro non è facile immaginare cosa significasse essere un impiegato d’ufficio cinque o sei decenni fa. Agnes Zbinden, oggi 78enne, ha mosso i suoi primi passi in un’agenzia pubblicitaria del canton Berna nel 1963 e vi è rimasta per 25 anni.

Nell’azienda vi erano sia uomini che donne, ma all’inizio alcune funzioni – come quella di progettista o redattore pubblicitario – erano riservate quasi esclusivamente agli impiegati di sesso maschile. Poi quando le scuole superiori hanno iniziato ad ampliare l’offerta formativa, anche le donne hanno raccolto la sfida.

Agnes Zbinden lavorava nove ore al giorno, con una pausa pranzo di novanta minuti. Iniziava alle 7.30 del mattino e lasciava l’ufficio non prima delle 18. «A volte quando dovevamo terminare un progetto ci toccava restare fino alle dieci di sera, senza ricevere un centesimo per gli straordinari», racconta l’anziana signora. «Nessuno però si lamentava. La relazione con l’azienda era diversa, il legame più stretto. Io non ero sposata e il mio team di lavoro era quasi come una famiglia».

Quando ha iniziato a lavorare, Agnes Zbinden aveva soltanto tre settimane di vacanza l’anno. Poi col tempo sono diventate quattro. Ma partire era fuori questione. «Non avevamo i soldi per andare in vacanza, soprattutto per un periodo così lungo». Agnes Zbinden non può comunque lamentarsi: il suo salario nel settore pubblicitario era relativamente alto rispetto alla media.

Come Agnes Zbinden, la maggior parte dei lavoratori di quegli anni trascorreva diverse ore in più in ufficio, negli atelier o sui cantieri. Uno studio del Fondo nazionale svizzero per la ricerca (FNS), pubblicato a inizio aprile e basato su nuovi dati statistici, mostra infatti come nel 1950 un dipendente lavorava in media 2’400 ore l’anno, contro le 1’600 attuali.

Questa evoluzione, spiegano i ricercatori Michael Siegenthaler e Michael Graff, è legata a tre fattori: la settimana lavorativa è passata da 50 a 42 ore, le vacanze sono aumentate da 2 a 4-5 settimane, e sempre più persone vengono impiegate a tempo parziale. Se nel 1950 soltanto il 5% non lavorava a tempo pieno, oggi questa categoria rappresenta il 31%.

Anche nell’azienda di Agnes Zbinden il lavoro a tempo parziale era un’eccezione. La ditta offriva la possibilità di ridurre le ore, ma erano in pochi ad approfittarne. Alla fine degli anni Ottanta erano in due a lavorare a tempo parziale: Agnes Zbinden aveva il venerdì libero per sbrigare le faccende domestiche, mentre la sua collega andava a dare una mano al marito veterinario.

Calano le ore, ma aumenta lo stress

Grazie ai progressi tecnologici, la Svizzera è riuscita a ridurre il tempo di lavoro di un terzo, ma lo stress sul posto di lavoro non ha cessato di crescere, rileva lo studio del FNS.  «Rispetto ad altri paesi, in Svizzera le persone impiegate a tempo pieno lavorano effettivamente molto di più», spiegano i ricercatori.

«Inoltre l’ammontare delle ore non dice nulla sull’intensità dell’impiego, che si è fatta più pressante. Ne è un esempio il fatto che oggi i lavoratori devono poter essere raggiungibili in qualsiasi momento»,

Anche nel caso di Agnes Zbinden, le esigenze professionali sono andate crescendo di pari passo con le pressioni e la tensione permanente.

«Ci chiedevano sempre di più. All’inizio dovevamo semplicemente rispondere alle richieste dei nostri clienti, ma poi la concorrenza si è fatta più agguerrita».

Negli anni Novanta l’azienda per la quale lavorava ha perso un importante contratto ed è finita in bancarotta. Un’esperienza che Agnes Zbinden descrive come una “crisi esistenziale” per sé stessa e dalla quale il suo capo non si è mai ripreso.

Guerra di cifre?

Nel loro studio, Siegenthaler e Graff sottolineano come negli ultimi sessant’anni la popolazione svizzera sia cresciuta e con essa anche il totale delle ore di lavoro fornite. L’incremento tuttavia non è stato parallelo: soltanto nel 2007 – con 4,22 milioni di persone attive – è infatti stato raggiunto il numero d’ore registrato nel 1964, quando c’erano soltanto 3,05 milioni di lavoratori.

I ricercatori hanno inoltre calcolato il tasso di crescita della produttività (prodotto interno lordo per ora prestata), sulla base dei nuovi dati statistici. Finora infatti gli economisti partivano dal principio che nel 1950 una persona attiva lavorava 2’150 ore l’anno. Siegenthaler e Graff hanno invece provato che il tempo di lavoro medio era di 2’400 ore e hanno dunque portato uno sguardo diverso alle analisi sulla produttività dell’epoca.

Stando ai ricercatori, dalla crisi petrolifera del 1973 la progressione della produttività svizzera è stata dell’1,3% l’anno, relativamente bassa se confrontata con quella di altri stati OCSE, ma nemmeno così catastrofica come si voleva far credere nelle statistiche precedenti.

Anche il rallentamento della crescita negli anni Ottanta e Novanta non è stato così drammatico. Visto che il numero di ore di lavoro fornite non è cresciuto come si pensava, la produttività è rimasta a livelli più alti.

Una guerra di cifre? Non proprio, spiega a swissinfo.ch Michael Graff, perché l’interesse di questo dibattito sulla produttività va ben oltre gli ambiti accademici. Sulla base di queste analisi la Segreteria di Stato dell’economia (SECO) «ha cercato di plasmare la politica economica svizzera, promuovendo una maggiore flessibilità e apertura del mercato».  Lo studio dell’FNS non suggerisce tuttavia che questa tesi fosse necessariamente sbagliata, ma unicamente che si fondava su premesse erronee.

Stando alla Segreteria di Stato dell’economia, le assenze dal lavoro dovute allo stress costano 4,2 miliardi di franchi l’anno all’economia svizzera.

  

Gli esperti giudicano che il 90% dei casi trattati dai medici di famiglia contemplino fattori di stress. Il numero di giovani che hanno bisogno di una pausa è in aumento.

Il burnout è causato da un eccesso di stress. Ciò non significa che una situazione stressante debba per forza condurre a un burnout.

Non esiste una definizione scientifica di burnout. Una delle caratteristiche messe in luce da diversi studi è la sensazione di esaurimento delle persone colpite.

Nel quadro dello Studio svizzero sullo stress (2010) è stato chiesto a 1’000 persone quanto l’affermazione seguente coincideva con la realtà: «Al lavoro ha avuto la sensazione di essere logorato emozionalmente?». Il 21% ha risposto che l’affermazione è «piuttosto esatta», il 4% che è «totalmente esatta».

Con il sostegno dell’FNS, i ricercatori del Politecnico di Zurigo, Michael Siegenthaler e Michael Graff, hanno realizzato uno studio sull’evoluzione del tempo di lavoro e della produttività in Svizzera, negli ultimi 60 anni.

Sulla base di nuovi dati statistici, lo studio rivela come nel 1950 un dipendente lavorava in media 2’400 ore l’anno, contro le 1’600 attuali.

Le ore di lavoro settimanali erano 50 (42 oggi) e le settimane di vacanze due (quattro oggi).

Il numero di persone impiegate a tempo parziale è passato dal 5 al 31%.

Contrariamente a quanto emerso in precedenti studi, i ricercatori dell’FNS sono giunti alla conclusione che in Svizzera la crescita della produttività è rimasta stabile dal 1970, ma relativamente bassa rispetto agli altri stati dell’OCSE.

(Traduzione dall’inglese)

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR