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Uno Stato israelo-palestinese alla “svizzera”?

colonia
Ma'ale Adumim è il terzo più grande insediamento isrealiano in Cisgiordania. Meinrad Schade

La politica degli insediamenti di Israele rende di fatto inattuabile una soluzione a due Stati. Un'alternativa potrebbe essere uno Stato federalista sul modello della Confederazione, un'idea che potrebbe scongiurare una guerra civile.

Come l’ONU e l’UE, anche la Svizzera ufficialeCollegamento esterno sostiene l’idea di due Stati democratici per risolvere il conflitto israelo-palestinese. Tuttavia, questa soluzione è difficilmente attuabile da un punto di vista geografico a causa degli insediamenti ebraici in Cisgiordania e a Gaza.

animazione che illustra la diffusione delle colonie israeliane in cisgiordania
Gli avamposti sono insediamenti illegali anche secondo la legge israeliana. Jonas Glatthard / swissinfo.ch

Ma questa soluzione è anche molto pericolosa poiché comporterebbe dei reinsediamenti che rischiano di far scoppiare una guerra civile. È almeno quanto sostiene lo storico e pubblicista tedesco Michael WolffsohnCollegamento esterno. “Una soluzione a due Stati avrebbe quale conseguenza lo spargimento di molto sangue”, dice Wolffsohn, giornalista che vive a Tel Aviv. “Un reinsediamento dei coloni ebrei in Cisgiordania scatenerebbe una guerra civile tra ebrei. Lo stesso discorso vale per un trasferimento di israeliani arabo-palestinesi da Israele”.

Wolffsohn proviene da una famiglia ebrea che nel 1939 fuggì dalla Germania per rifugiarsi in Palestina. Visto che possiede la doppia cittadinanza, dal 1967 al 1970 ha prestato servizio militare nell’esercito israeliano e ha partecipato a delle missioni nei territori palestinesi.

Stando a Wolffsohn, l’unica opzione percorribile è la creazione di uno Stato federale. “Abbiamo bisogno di soluzioni di pace, non scenari di guerra per ristabilire la giustizia”, afferma, sostenendo che la storia della Svizzera potrebbe essere un modello da seguire.

grafico della popolazioen di israele
Kai Reusser / swissinfo.ch

Israele-Palestina-Giordania come una federazione di Stati

Nel 1847, la crisi tra liberali radicali e conservatori sfociò in una guerra civile in Svizzera. Solo grazie al federalismo si riuscì a trovare un equilibrio e ristabilire una pace duratura tra le varie regioni del Paese che si differenziavano da un punto di vista culturale, linguistico e religioso.

Wolffsohn vorrebbe applicare il principio “la pace attraverso il federalismo” anche per i conflitti etnici attuali. Nel suo libro dal titolo ‘Zum WeltfriedenCollegamento esterno‘ delinea, tra l’altro, la possibilità di creare la confederazione di Stati “Israele-Palestina-Giordania”.

A differenza del modello elvetico, il federalismo proposto dallo storico tedesco non sarebbe di tipo territoriale. “Soprattutto nella parte settentrionale di Israele, l’area è demograficamente molto frammentata”, spiega Wolffsohn. “Non è possibile definire gli Stati federali o i Cantoni da un punto di vista territoriale”.

mappa delle colonie in cisgiordania
Kai Reusser / swissinfo.ch


L’idea è piuttosto di concedere il diritto all’autodeterminazione a persone o gruppi specifici, rispettivamente a singoli individui. In altre parole: israeliani e palestinesi avrebbero la possibilità di regolare le proprie questioni interne ed eleggere i propri rappresentanti politici. Solo la politica estera e l’esercito sarebbero gestiti da un’autorità centrale.

Quattro popoli, lingue e culture

Anche l’avvocato svizzero Sami AldeebCollegamento esterno sostiene che la soluzione volta a creare due Stati democratici è irrealizzabile. Propone invece uno Stato israelo-palestinese sul modello della Svizzera. “Tutti parlano della soluzione di due Stati, ma dove dovrebbero essere collocati?”, si chiede Aldeeb.

“Tutti parlano della soluzione di due Stati, ma dove dovrebbero essere collocati?”

Sami Aldeeb, avvocato

L’avvocato è nato in una famiglia cristiano-palestinese in Cisgiordania. Oggi dirige il Centro di diritto arabo e islamico a Saint-Sulpice e insegna in diverse università in Svizzera, Francia e Italia.

A chi gli ricorda che israeliani e palestinesi sono due popoli, lui ribatte che “la Svizzera ha quattro popoli, quattro lingue nazionali e quattro culture”. Stando ad Aldeeb, lo Stato israelo-palestinese deve essere laico e tutte le cittadine e tutti cittadini devono essere trattati in maniera uguale. Ciò significa che Israele non è più uno Stato ebreo, bensì un Paese in cui Stato e religione sono chiaramente separati. Inoltre, i palestinesi obbligati a fuggire nel 1948 e nel 1967 devono avere la possibilità di ritornare dove vivevano in precedenza.

Copiare la concordanza

Andreas Juon del Politecnico federale di Zurigo, esperto di conflitti, avverte che in certe situazioni il federalismo, da solo, non basta. Le ricerche indicano che è una soluzione difficilmente praticabile se il conflitto tra vari gruppi etnici è già in uno stadio avanzato e se tra questi regna una grande sfiducia, com’è il caso in Israele.

“In queste situazioni, la promessa di includere i vari gruppi nel governo centrale può aiutare a prevenire il ripetersi dei conflitti”, dice Juon. Ciò significa che la soluzione di uno Stato unico tra Palestina e Israele dovrebbe essere ispirata oltre al modello federalista elvetico, anche alla concordanza in Consiglio federale.

La Svizzera è famosa per la sua capacità di cercare dei compromessi politici tra partiti e tra gruppi linguistici e culturali diversi. Per esempio, il governo è formato da sette consiglieri federali di vari partiti e provenienti da regioni linguistiche diverse del Paese.

Quanto è realistica una simile soluzione?

Ma gli israeliani e i palestinesi vogliono davvero uno Stato federale sul modello della Confederazione? O per dirla in altre parole: quanto è realistica questa proposta?

Interpellato da swissinfo.ch, l’ambasciatore israeliano in Svizzera Jacob Keidar risponde: “Ciò che va bene per un Paese, a volte non va bene per un altro”. Ogni Stato ha le sue peculiarità interne ed esterne, la sua politica, grandezza, composizione sociale e la sua storia. L’unica via d’uscita è il ritorno al tavolo dei negoziati.

A questo proposito, l’ambasciatore ricorda un’intervista rilasciata dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu nel gennaio 2018 al WEF di Davos. Allora disse che: “I palestinesi dovrebbero avere il diritto di autogovernarsi, ma non quello di minacciarci. Ciò significa che in un accordo politico Israele deve mantenere il controllo della sicurezza sul piccolo territorio a ovest del Giordano fino al Mediterraneo (…). Israele deve mantenere il controllo della sicurezza, per il resto i palestinesi sono liberi di autogovernarsi (…). Possono vivere nella loro area, autogovernarsi, eleggere il proprio parlamento, avere una bandiera loro, ambasciate, tutto quanto, a parte ciò che a noi serve per difenderci (…)”.

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Anche se Israele non è contrario a una soluzione federalista, vuole tuttavia mantenere il controllo esclusivo sull’esercito poiché ritiene che sia l’unico modo per difendersi. Uno Stato federale con pari diritti non è però realizzabile così. I palestinesi non sono certo entusiasti di una simile idea.

Geri Müller, presidente dalla Società Svizzera Palestina, non crede che i palestinesi siano disposti ad accettare un simile squilibrio in termini di potere. Una fusione dei due Stati sarebbe realizzabile soltanto a parità di diritti e doveri. “La presenza militare di Israele è già oggi insopportabile per i palestinesi”, indica Müller.

“La Svizzera è del parere che non ci sono attualmente alternative realistiche alla soluzione di due Stati.”

DFAE

In Svizzera, dopo la guerra del Sonderbund del 1847, nonostante avessero vinto, i protestanti hanno considerato i cattolici come loro confederati e hanno creato un esercito comune. Secondo Müller, senza questo compromesso non si sarebbe raggiunta la pace nella Confederazione. Per quanto riguarda Israele, Müller nutre un cauto ottimismo: “Senza una pressione esterna, trascorreranno ancora tante generazioni prima che sia attuata una soluzione federale paritaria in Israele”.

Un’opinione condivisa da Carlo Sommaruga: “Fintanto che Israele avrà l’egemonia sull’esercito, a cui sono affidati anche compiti di polizia, uno Stato federalista Israele-Palestina è irrealizzabile”. Infatti, il controllo unilaterale della sicurezza consoliderebbe, di fatto, l’occupazione israeliana.

La Svizzera continua a puntare sulla soluzione di due Stati

Perché la Svizzera, le Nazioni Unite e l’Unione europea continuano a sostenere l’idea di due Stati democratici se questa soluzione rischia di scatenare una guerra?

“Tutti ragionano in termini di Stati-nazione, nonostante gli pseudo Stati nazionali, soprattutto quelli creati a tavolino nel periodo post-coloniale – ma anche quelli europei, mi riferisco alla Spagna o al Regno Unito – si stanno sgretolando o spaccando a causa delle tensioni interne o tra nazioni”, sostiene lo storico Wolffsohn.

Interpellato da swissinfo.ch, il Dipartimento federale degli affari esteri scrive che “la Svizzera è del parere che non ci sono attualmente alternative realistiche alla soluzione di due Stati, idea compatibile con il diritto internazionale e le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU”. Per questo motivo, come l’intera comunità internazionale, anche la Confederazione continua a sostenere la soluzione dei due Stati.

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