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May per ora resta alla testa del governo britannico

Theresa May, che da venerdì formalmente non è più alla guida del Partito conservatore, lanciando così la corsa ufficiale per la scelta del suo successore entro la fine di luglio, lascerà anche la poltrona di premier solo dopo che il prossimo leader avrà superato l'eventuale scoglio della fiducia in Parlamento. 

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una precisazione giunta direttamente da Downing Street. Tecnicamente, Theresa May potrebbe cedere subito le consegne al futuro leader Tory, una volta che questi fosse eletto.

Tuttavia, non pare intenzionata a lasciare prematuramente vuoti di potere a Downing Street, sullo sfondo dell’ipotesi avanzata apertamente dall’opposizione laburista di una mozione di sfiducia immediata alla Camera dei Comuni nei confronti del prescelto. 

Soprattutto se fosse Boris Johnson, Dominic Raab o un altro potenziale sostenitore d’una traumatica Brexit no deal: opzione di fronte alla quale la maggioranza potrebbe mancare a causa della contrarietà almeno di una frangia di colombe Tory.

Intanto fa scalpore l’uscita, fra i pretendenti al dopo May, dell’ex ministro Raab, brexiteer ultrà, il quale ha ventilato di poter prorogare i tempi di convocazione del Parlamento in autunno per garantire l’uscita del Regno dall’Ue il 31 ottobre – senza altri rinvii e se necessario senz’accordo con Bruxelles – evitando nuovi dibattiti e ad aula chiusa.

Una velleità denunciata come “non democratica” e “incostituzionale” dalle opposizioni britanniche, ma pure da vari conservatori moderati. E che peraltro lo speaker dei Comuni, John Bercow, ha escluso di poter tollerare o soltanto di considerare praticabile.

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