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Maternità e alcol: un problema che si acuisce

Un feto non ha gli enzimi necessari per smaltire l'alcol che assorbe attraverso la placenta. SFH/Daniel Stucki

In Svizzera il 7,4% delle madri presenta un consumo a rischio di alcol. Ogni anno 5'000 donne incinte espongono così i nascituri al rischio di malformazioni.

L’Istituto svizzero di prevenzione dell’alcolismo (ISPA), insieme alla federazione dei medici e dei farmacisti lancia una campagna nazionale che spiega perché una donna incinta non dovrebbe bere mai.

Tutti sanno, anche solo per sentito dire, che bere alcolici in gravidanza può provocare danni irreversibili al bambino, ma per ragioni metodologiche – difficile stabilire criteri universali – i sondaggi sul consumo di alcol rivolti direttamente alle donne in gravidanza sono relativamente pochi.

Inoltre non riescono ad accertare con precisione la quantità esatta di alcol e la frequenza di consumo sopportabili per una gestante.

La credenza popolare ritiene ad esempio che i danni maggiori legati al consumo d’alcol avvengano durante i primi tre mesi di gravidanza. In realtà i differenti organi del nascituro non si sviluppano allo stesso momento e alla stessa velocità. Ogni caso è un po’ diverso, anche perché non tutte le donne metabolizzano l’alcol nello stesso modo.

Perciò, a dipendenza del periodo in cui avviene un’esposizione all’alcol, il bambino può sviluppare ritardi o malformazioni fisiche o psicologiche anche gravi.

Una sola ubriacatura potrebbe essere fatale, perché l’alcol passa rapidamente dal sangue della madre a quello del feto: al contrario di un adulto, un nascituro non produce però gli enzimi necessari per metabolizzarlo. Per il nascituro l’alcol è dunque veleno puro.

Solo un terzo delle donne incinte sono informate

Da un recente studio dell’università di Berna risulta che solo un terzo delle donne incinte sono informate correttamente sul consumo di alcolici.

In alcuni casi i medici hanno ancora troppi scrupoli a fare domande imbarazzanti alle pazienti. Patrick Hohfeld, specialista in medicina fetale spiega perché. «A volte non riconoscono la consumatrice d’alcol perché l’associano ad un certo tipo di personalità, magari si aspettano un certo look, simile all’eroinomane».

Le donne che bevono, invece, pare riescano a nascondere molto bene la loro dipendenza. Si vestono in modo decente, arrivano puntuali agli appuntamenti.

Ciò che preoccupa è il fatto che negli ultimi anni le statistiche in Svizzera mostrano che il consumo di alcol e di sigarette progredisce proprio tra le donne, in particolare le adolescenti: future madri che sviluppano abitudini autodistruttive, come quella di ubriacarsi, in un’età in cui sono perfettamente in grado di procreare.

«Non esiste la parità dei sessi nel consumo di alcol»

A dirlo è il Prof. Hohfeld, che sottolinea questo dato: «La stessa quantità d’alcol consumata da un uomo o da una donna ha effetti più dannosi sull’organismo femminile». Una donna, aggiunge, sviluppa anche più rapidamente una dipendenza alcolica e fa più fatica ad uscirne rispetto ad un uomo.

Anche la definizione stessa di cosa sia una dipendenza dall’alcol è cambiata. Se prima si definiva alcolizzato chi consumava regolarmente alcol, oggi si sa che anche gli eccessi occasionali, la sbronza ogni due settimane per esempio, è un segno di dipendenza. Ed è proprio questo il comportamento più diffuso al momento tra i giovani, soprattutto tra le ragazze quando escono la sera.

La donna incinta non è la sola responsabile

Per fortuna la maggior parte delle donne che scelgono di avere una famiglia comincia a cambiare stile di vita già prima del risultato positivo di un test di gravidanza. Ma altre, spesso perché poco sostenute psicologicamente dal partner o dall’ambiente in cui vivono, continuano a credere che un bicchierino non faccia male, anche durante l’allattamento.

Proprio a queste persone si rivolge la campagna dell’ISPA: se proprio non potete farne a meno, dice, allora bevete al massimo un bicchiere al giorno, ma non tutti i giorni. Soprattutto bisogna evitare assolutamente di bere in modo eccessivo, anche solo occasionalmente.

Come ha sottolineato il direttore dell’ISPA, Michel Graf, gli opuscoli negli studi medici, nelle scuole o nelle farmacie servono a poco, se dietro non ci sono anche persone che trasmettano il messaggio con discrezione, ma anche con passione e comprensione umana per i problemi psicologici delle donne.

swissinfo, Raffaella Rossello

In Svizzera circa 140’000 donne fanno un consumo d’alcol ritenuto pericoloso.

Ogni anno circa 1000 bambini subiscono le conseguenze del consumo d’alcol in gravidanza.

Circa 100 sono colpiti da gravi malformazioni o ritardi mentali.

Il consumo eccessivo di alcol, cronico e/o occasionale, può causare danni fisici e neurologici specifici al nascituro.

Non sempre l’alcol assunto in gravidanza comporta danni alla salute del nascituro.

Il rischio di Sindrome fetale alcolica (FAS) è stimato attorno al 30-40% delle gestanti alcoldipendenti o forti fumatrici.

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