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Frankenstein sulle rive del Lemano

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Il primo romanzo di fantascienza della letteratura occidentale nacque nei pressi di Ginevra, dall’immaginazione di Mary Woolstonecraft Shelley.

«Tutte le sue pagine parlano di passeggiate, gite in carrozza…giorni felici quando morte e dolore non trovavano alcuna vera eco nel mio cuore».

Così scriveva Mary Woolstonecraft Shelley nell’introduzione all’edizione del 1831 del suo celebre romanzo: «Frankenstein ovvero il moderno Prometeo».

Mary Shelley nacque a Londra nel 1797. Era figlia di due scrittori inglesi, Mary Woolstonecraft, una proto-femminista, che sfortunatamente morì per complicazioni dopo la sua nascita, e del filosofo William Godwin.

Mary crebbe in un ambiente ricco di stimoli culturali. Si narra ad esempio che nel 1803 assistette ad un incontro tra suo padre ed il fisico Anthony Carlisle, che raccontò di esperimenti di galvanizzazione fatti sui corpi dei condannati a morte nella prigione di Newgate.

Un ricordo che deve essere stato presente nella mente di Mary, quando a diciannove anni scrisse Frankenstein.

Uno scenario paradisiaco e un’estate piovosa

Molto precoce, a sedici anni Mary fuggì di casa con il geniale e ribelle poeta romantico Sir Percy Bysshe Shelley.

Dopo diverse fughe rocambolesche in giro per l’Europa, nell’estate del 1816 i due furono ospiti sul lago di Ginevra del poeta Lord Byron, alla villa Diodati. Il tempo si guastò, passando improvvisamente da bello a tempestoso.

Anche il particolare dell’estate rovinosa sembra frutto della fantasia, ma invece è reale. La causa delle piogge fu l’eruzione del vulcano Tambora, in Indonesia. Un’eruzione così importante da determinare effetti simili a quelli di un inverno nucleare, come l’oscuramento e il raffreddamento di tutta l’atmosfera terrestre.

Per passare il tempo nelle lunghe giornate di pioggia, i tre letterati si diedero dunque alla lettura a voce alta di storie tedesche di fantasmi.

Discutevano anche degli esperimenti scientifici con l’elettricità fatti da Erasmus Darwin (il bisnonno dell’evoluzionista Charles Darwin) che sosteneva di poter animare con la galvanizzazione anche oggetti inanimati.

Nato da un incubo

Nell’ispirazione del momento, i tre decisero per scommessa di scrivere un racconto dell’orrore. Tutti composero storie brevi: Mary fu l’unica a portare a termine un romanzo lungo, che divenne addirittura un mito.

Le ci vollero parecchi mesi per scriverlo e lo completò quando aveva ormai lasciato la Svizzera, nel 1817. Pubblicato nel 1818 divenne un successo istantaneo.

Ma la nascita di questo romanzo è avvolta anche da un altro particolare che ha un che di sovrannaturale, oltre all’eruzione vulcanica. L’incubo da sveglia, o la visione che si impossessò della mente di Mary Shelley una notte nella villa Diodati.

Stesa a letto come in trance: «Vidi – a occhi chiusi ma con un’acuta visione mentale– il pallido studioso di arti profane inginocchiato di fronte alla “cosa” che aveva messo insieme», riporta Mary Shelley.

«Vedevo l’orrenda sagoma di un uomo sdraiato, e poi, all’entrata in funzione di qualche potente motore, lo vedevo mostrare segni di vita e muoversi di un movimento impacciato, quasi vitale».

Mary Shelley capì che quella scena, che aveva terrorizzato lei per prima, avrebbe terrorizzato anche i lettori.

Vite romanticamente tragiche

Dopo l’idillio svizzero, la vita di Mary Shelley fu in seguito segnata dalle calamità. Tra queste il suicidio della sorellastra, Fanny, e della moglie di Shelley, Harriet, trovata annegata con il neonato prematuro avuto da un amante.

Dopo questa serie di suicidi, Mary e il poeta Shelley si sposarono a Londra, ma lo scandalo e il rancore della gente li spinse a partire per l’Italia, dove vissero una breve stagione felice.

Poi nel 1822 Shelley trovò una morte prematura, annegando durante una gita in barca tra La Spezia e Genova.

Già nel 1819 Mary aveva avuto un crollo nervoso dopo la morte di due figli in tenera età: dei quattro avuti da Shelley, solo Percy sopravvisse ed è per questo unico figlio che Mary si fece forza e tornata in Inghilterra, si occupò di sociale, mantenendosi con il proprio lavoro di scrittrice professionista. Non si risposò più.

Per il suo spirito anticonformista, dovette sempre combattere contro l’ostilità della società. Morì nel 1851, dopo una malattia debilitante che l’aveva colpita alcuni anni prima.

Viktor Frankenstein è un giovane e ambizioso scienziato, sconvolto dalla morte della madre.

Come Prometeo, che aveva rubato il fuoco agli dei, si attribuisce poteri sovrumani e crea la vita da pezzi di cadavere. Ma poi ripudia il mostro da lui creato.

Si pensa che il nome Frankenstein sia stato ispirato da un castello visitato dal poeta Shelley durante uno dei suoi viaggi in Germania.

Dopo Frankenstein Mary Shelley scrisse altri romanzi, biografie, racconti di viaggio, novelle e curò la pubblicazione delle opere del marito.

1979: scrittrice, saggista e biografa, Mary Wollstonecraft Godwin nasce a Londra

1816: Mary Shelley ospite di Lord Byron a Ginevra

1818: prima edizione di Frankenstein.

1822: il marito annega durante una traversata della baia di La Spezia e un anno dopo Mary Shelley ritorna in Inghilterra.

1851: Mary Shelley si spegne a Londra all’età di 53 anni.

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